Mentre in tutto il mondo si spendevano miliardi di Dollari per il Tokamak qualche sparuto gruppo di scienziati, con pochi soldi assegnati per le loro ricerche e senza praticamente alcuna copertura mediatica, cominciò qua e la a verificare la possibilità di utilizzare altri mezzi per raggiungere l’ignizione del Plasma. Negli anni’70 i francesi impegnarono significative risorse nelle loro ricerche sul confinamento inerziale tramite raggi laser ad altissima potenza ma dopo un pò la strada fu abbandonata perché, in ogni caso, l’energia utilizzata per far funzionare i laser sarebbe comunque stata sempre maggiore di quella prodotta dalla fusione rendendo così questa tecnologia perfettamente inutile.
Ma per fortuna per noi qualcosa di imprevedibile è successo ed è qui che comincia la nostra storia, dall’Università dello Utah il 23 Marzo 1989. Quel giorno memorabile Martin Fleischmann e Stanley Pons, due chimici, annunciarono in una tribolata conferenza stampa di essere riusciti ad ottenere una reazione termonucleare a bassa energia grazie ad una cella elettrolitica di loro invenzione.
In pratica essi affermarono che grazie ad un nuovo tipo di confinamento del Plasma da loro scoperto, quello chimico, ottenuto grazie alle specifiche proprietà di alcune Terre Rare come il Palladio, in una cella elettrolitica dunque, con il catodo costituito da un filamento di Palladio, l’anodo di Platino e la soluzione elettrolitica costituita da D2O, acqua pesante, caricando di Deuterio il reticolo cristallino del catodo di Palladio oltre la soglia del 95% e facendo passare l’opportuna corrente continua i due scienziati avrebbero osservato un significativo innalzamento della quantità di calore prodotta dal processo e, soprattutto, una significativa produzione di He4.
Questi risultati, letti insieme, non lasciavano dubbi: anche se tramite un processo ancora quasi completamente sconosciuto in quella piccola cella elettrolitica si era raggiunta una reazione termonucleare tra atomi di D e Tr capace di autosostenersi e, soprattutto, di produrre una quantità di energia significativamente maggiore di quella usata per avviare la reazione stessa.
Tutto questo ad un livello energetico e di complessità immensamente più basso di quello richiesto da una macchina di classe Tokamak. L’obiettivo sembrava raggiunto, Prometeo aveva finalmente strappato il fuoco agli dei! Ecco però che qualcosa comincia a non funzionare a dovere: la notizia fa subito il giro del mondo suscitando, inizialmente, il più sfrenato entusiasmo ma per un motivo che non si è mai riusciti a chiarire e contrariamente alla prassi internazionale, l’annuncio della scoperta e la conferenza stampa vengono fatti prima che i risultati scientifici della ricerca siano pubblicati su una rivista scientifica.
Quando i due scienziati li pubblicano sul Journal of Electroanalitycal Chemistry la comunità scientifica internazionale comincia a storcere il naso: da una parte ci sono gli “invidiosi”, se così possiamo chiamarli, ossia quegli scienziati pregiudizialmente poco propensi ad accettare i fantasmagorici risultati di un paio di non-fisici che senza spendere i fantastilioni della ricerca sul Tokamak e, soprattutto, senza aver bene ancora spiegato il perché, sostengono di avere a portata di mano il sogno dell’Uomo, l’energia pulita ed inesauribile per tutti. Dall’altra parte, invece, ci sono coloro che pur senza pregiudizi ritengono fondatamente che la documentazione pubblicata da Fleischmann e Pons sia incompleta e poco significativa e chiedono ai due chimici di chiarire i loro molti dubbi.
Nel frattempo la febbre della Fusione fredda continua a dilagare e in moltissimi laboratori universitari di tutto il mondo altrettanti team di ricercatori tentano di riprodurre l’esperimento di Fleischmann e Pons senza ottenere quasi mai risultati positivi. Ed ecco allora che Stanley Pons il 12 Aprile 1989, presentando trionfalmente i risultati delle sue ricerche davanti alla American Chemistry Society, avanza formalmente la richiesta al Congresso degli Stati Uniti di uno stanziamento di 25 milioni di Dollari, necessari alla prosecuzione della ricerca ed al passaggio alla fase di ingegnerizzazione del dispositivo, la cella elettrolitica, per poter rapidamente avviare la fase commerciale vera e propria. Una simile richiesta, sia per le cifre in ballo e sia, soprattutto, per le sue implicazioni geo-politiche, era veramente troppo perché George H.W. Bush potesse continuare a far finta di niente.
L’inizio della fine della Fusione Fredda stava per cominciare.
Dopo la richiesta di Pons, Bush, 41° Presidente degli Stati Uniti d’America nonché massone del 33° Livello e capo della Massoneria Mondiale di Rito Scozzese universalmente accettato, capo della sinistra Confraternita della Morte o Skull & Bones Association di Yale e membro dell’ancor più sinistro C.F.R. (Comitee for Foreign Relations), istituisce una Commissione Presidenziale d’Inchiesta che prende subito contatto con i due chimici. Dopo qualche tempo a causa di contrasti ed incomprensioni dovute sia all’aperta ostilità della commissione verso la scoperta sia, oggettivamente, ad una reale carenza di documentazione tecnico-scientifica dovuta alla fretta di Fleischmann e Pons di comunicare al mondo il frutto del loro lavoro il Presidente Bush prende la decisione di richiedere un’indagine “super partes” al prestigioso MIT per capire se il fenomeno osservato all’Università dello Utah qualche mese prima sia veramente una nuova forma di Fusione termonucleare o altro.
Mentre il MIT si attrezza per svolgere i suoi esperimenti “magicamente” la presenza dei media sull’argomento scompare: nel giro di poco tempo TV e quotidiani smettono di puntare i riflettori su quella che senza ombra di dubbio dovrebbe essere ed è stata la più importante notizia del XX° Secolo, più importante della scoperta della penicillina, più importante della fine della Seconda Guerra Mondiale. Cosa c’è di più importante, ci si chiede, del fatto che l’Uomo sia riuscito a tenere il fuoco termonucleare nelle sue mani ed a dotarsi di una fonte di energia inesauribile, pulita e per tutti?
Fatto sta che non solo i media convenzionali sembravano non aver colto queste considerazioni ma anche le riviste di settore e scientifiche cominciarono inspiegabilmente a chiudere la porta in faccia ai due chimici che volevano spiegare e difendere le loro ragioni. Non solo ma all’interno della comunità scientifica l’ostilità verso le ricerche sulla Fusione fredda diventò aperta e dichiarata, un pò perché i fisici “ortodossi” temevano di perdere gli ingenti investimenti per il Tokamak, un pò per l’invidia che sempre esiste tra gli scienziati di un certo livello e un pò per ragioni che travalicano la nostra comprensione e ci fanno pensare addirittura alla manipolazione di intere schiere di scienziati.
Nel frattempo la situazione precipita: i Brookhaven National Laboratories e, guarda caso, l’Università di Yale affermano di non essere riusciti a riprodurre l’esperimento iniziale di Fleischmann e Pons e di non essere riusciti ad ottenere ne calore, ne He4, ne niente.
Il DOE bolla il tutto come “pseudoscienza” e finalmente arriva il devastante rapporto del MIT che dice che non solo nelle celle dei due chimici non si sarebbe verificata nessuna Fusione ma che non sarebbe proprio successo un bel niente e i risultati resi pubblici nello Utah sarebbero stati causati unicamente da errori di misura. Il fior fiore degli scienziati governativi degli USA raccomanda, quindi, che non si perda più tempo sull’argomento e, soprattutto, non si storni un solo Dollaro per le ricerche sul Tokamak a causa di questo evento pseudoscientifico.
Alla pubblicazione del Rapporto del MIT il mondo scientifico “ostile” si fa in quattro per liquidare i due chimici, nel migliore dei casi, come due incompetenti visionari mentre i media generalisti, dopo aver liquidato il tutto come una “bufala”, tornano rapidamente al loro certosino parlar di niente. Tuttavia i risultati di Brookhaven, Yale e soprattutto del MIT sono stati così negativi che nella testa di più di uno scienziato comincia a sorgere il dubbio che ci sia qualcosa di molto strano. In particolare il Responsabile della comunicazione del MIT, il Dr. Eugene Mallowe, dopo una prima fase nella quale promulga professionalmente la vesione ufficiale del MIT, con il passare del tempo e preso atto che sia i due diretti interessati che una pattuglia sempre più nutrita di fisici di ogni parte del mondo negano strenuamente che i risultati del MIT possano essere genuini, si fa venire il dubbio che anche nel rapporto del prestigioso Istituto di Boston possano esserci degli errori
Nel frattempo il Presidente Bush ha già usato il rapporto negativo del MIT per chiudere definitivamente la questione del finanziamento da 25 milioni di Dollari ed essere sicuro che i fondi federali per la ricerca continuassero ad essere spesi per il Tokamak. La Fusione Fredda è praticamente morta.
Ma Eugene Mallowe riesce, non senza difficoltà, ad entrare in possesso del Rapporto originale del MIT e lo confronta con quello ufficiale e rimane assolutamente sbalordito: i due rapporti sono diversi!! Il Rapporto Ufficiale era stato manipolato in modo da ridicolizzare la ricerca di Fleischmann e Pons ed i suoi dati cambiati in modo tale che chi lo leggesse potesse giungere all’unica conclusione che la Fusione Fredda fosse una cantonata. Poiché è una persona onesta e leale questa cosa sconvolge e turba profondamente il Dottor Mallowe che, per prima cosa, tiene una conferenza stampa dove denuncia la truffa, si dimette da qualsiasi incarico all’interno del MIT e crea la fondazione “New Energy Foundation”, una organizzazione no-profit dedita alla diffusione delle conoscenze relative alla Fusione Fredda.
Successivamente scrive il libro “Fire from Ice” che è stato giudicato uno dei migliori testi divulgativi sulla scoperta di Fleischmann e Pons e sulla fisica che sottende al fenomeno. Insomma Mallowe diventa una vera seccatura per chi aveva deciso che la tecnologia della Fusione Fredda dovesse essere già morta e sepolta; mentre gli addomesticati media internazionali non si degnano di trattare il più importante evento del XX° Secolo lui continua a tenere conferenze, rilasciare interviste, scrivere articoli.
Fin quando qualcuno non ritiene che il fastidio causato dal Dr. Mallowe non sia più sopportabile. E così, in una mattina del 14 Maggio 2004, mentre sta sistemando un infisso della vecchia casa di famiglia alla periferia di Norwich nel Connecticut, rimane vittima di uno strano omicidio. La Polizia locale liquida la cosa come l’aggressione da parte di balordi in cerca di soldi per drogarsi e ci si potrebbe anche credere se non fosse che quella non era area di spaccio, che i 500 $ che Mallowe aveva in tasca non fossero stati toccati e che, sempre i due balordi, dopo averlo ucciso si fossero dati pena di infilargli un foglio di giornale in bocca. Ora, forse nel Connecticut a queste cose non ci badano, ma a noi che siamo della terra di Falcone e Borsellino un simile trattamento manda un messaggio molto chiaro : “Parlare troppo nuoce gravemente alla salute!”.
Nel frattempo però altri seccatori si erano messi d’impegno per rinviare il funerale della Fusione Fredda. Il primo di questi seccatori fu, nientedimeno che l‘ENEA (Ente Nazionale per le Energie Alternative).
Fin dall’annuncio del 1989 nello Utah uno dei ricercatori che si dedicò con maggiore serietà allo studio teorico del fenomeno descritto da Fleischmann e Pons fu il fisico italiano Giuliano Preparata dell’Università di Milano. Egli riuscì a chiarire numerosi punti che le precedenti ricerche avevano lasciato in dubbio, in particolare quello che riguardava la percentuale di caricamento degli atomi di D nel Palladio. Egli dimostrò incontrovertibilmente che il fenomeno della Fusione Fredda a confinamento chimico avesse bisogno, per funzionare, di un livello soglia del D nel’anodo di Palladio e di una pressione della soluzione elettrolitica molto elevata.
Questa scoperta, unita al fatto che fu dimostrato che i sistemi per eseguire le misurazioni di temperatura, produzione di He4 e neutroni si rivelarono di una complessità tale da pregiudicare le rilevazioni eseguite anche dai team più bendisposti e convinti dell’esistenza della Fusione Fredda, come per esmpio l’ETI, spiegava come mai si fossero ottenuti tanti riscontri negativi nelle precedenti esperienze.
Così, venuto a conoscenza delle ricerche di Preparata il Premio Nobel Carlo Rubbia, nel frattempo diventato Presidente del CNR, incaricò un equipe di fisici dell’ENEA di Frascati di analizzare il fenomeno della Fusione Fredda e stabilire, una volta per tutte, di cosa si trattasse se di reazioni termonucleari a bassa energia o qualcos’altro o, anche, semplicemente nulla. Il team ricevette 36 mesi di tempo ed un cospicuo finanziamento di 600.000 €. Il gruppo di fisici italiani lavorò con un impegno e ad un livello di qualità tale da fugare qualunque dubbio anche nel più malizioso degli osservatori e alla fine, dopo tre anni di intenso lavoro, produsse il famoso “Rapporto Numero 41” dell’ENEA.
Nel riassunto a pagina 4 di questo rapporto già si legge chiaramente: “L’osservazione di una quantificabile trasmutazione di Deuterio in Elio prova univocamente che alla base del fenomeno denominato Fusione Fredda c’è un processo di natura nucleare”. Il Rapporto 41 termina affermando che, al di la di ogni dubbio, quanto descritto da Fleischmann e Pons prima e da Preparata poi è una reazione nucleare a bassa energia favorita unicamente da un’attività chimica.
Il team di fisici raccomandò caldamente che il Rapporto 41 fosse pubblicato sulle più importanti riviste scientifiche internazionali per poter ridare fiato alla ricerca e passare finalmente alla fase di ingegnerizzazione. Nel frattempo però Rubbia non era più alla guida del CNR, il Rapporto 41 non fu mai pubblicato e nessuno ne seppe mai più nulla.
Nello stesso anno però, il 2002, c’è un’altro colpo di scena. Un laboratorio della U.S. Navy, la marina militare degli Stati Uniti, produce e pubblica il “Technical Report 1862” nel quale si da conto delle ricerche sulla Fusione Fredda condotte dalla Navy dal 1989 al 2002 ed anche in questo caso si afferma che l’eccesso di calore e la produzione di He4 riscontrate e misurate con un elevato grado di accuratezza dagli scienziati militari sono dovuti ad un nuovo tipo di reazione termonucleare.
I militari provarono anche a fare degli esperimenti con celle che avessero l’anodo di una lega Palladio/Boro riscontrando, con loro stesso stupore, una positività pari al 100%. Nel 1995 l’esperimento con la lega Pd/B fu ripetuto in Giappone con la stessa percentuale di esiti positivi da un team indipendente.
Ma anche questa volta non succede niente: i giornali e le tv ignorano completamente le notizie e gli annunci e anche quando e dove se ne dovesse parlare salta sempre fuori il contro-esperto “scettico” che non ci crede o che si mostra diffidente.
Il nostro Futuro di Uomini Liberi, liberi dalla schiavitù del Petrolio, liberi dai poteri occulti che governano il mercato mondiale dell’energia a nostro sfavore con l’unico obiettivo di accumulare più denaro e potere nelle mani di pochissimi, liberi di autodeterminarci perché potremmo disporre di tutta l’Energia che ci serve per coprire gli squilibri e le ingiustizie del moderno sviluppo industriale, tutto questo ci è stato sottratto un’altra volta.
E’ come se Prometeo, prima che riesca a raggiungere gli altri Uomini e consegnargli il Fuoco rubato agli Dei, sia stato raggiunto a sua volta da un forsennato plotone di Erinni che, dopo averlo ferito e dilaniato, abbiano riportato il Fuoco nelle officine di Efesto. Ma diremo di più: non sono stati solo gli scienziati che hanno seguito le orme di Fleischmann e Pons ad arrivare vicini all’obiettivo della Fusione controllata.
Addirittura negli anni ’30 uno scienziato americano di nome Philo Farnsworth studiando la tecnologia del tubo catodico televisivo scoprì per caso uno sconosciuto sistema di confinamento del plasma di tipo inerziale indotto da campi magnetici infinitamente meno potenti e complessi di quelli che dovranno essere utilizzati nei Tokamak 30 anni dopo. Lo scienziato creò lo schema di una macchina per la fusione del plasma a confinamento inerziale che si chiamava Fusore, il Fusore di Farnsworth. Questa macchina aveva diversi limiti e negli anni ’60 prima Hirsch e poi Bussard, due fisici che non credevano nel costosissimo sviluppo delle macchine Tokamak, si misero al lavoro per risolverli.
Nonostante il loro lavoro risultasse assai promettente le autorità scientifiche decisero di investire tutti i fondi della ricerca sui Tokamak che allora sembravano dover raggiungere l’”ignizione” del plasma in pochissimo tempo. Così non solo non gli vennero assegnati fondi per proseguire le ricerche ma la loro ricerca venne definitivamente chiusa. Negli anni ’80 e fino ad oggi un serie di ricercatori indipendenti e autofinanziati hanno proseguito lo sviluppo del Fusore di Hirsch-Farnsworth ad una versione che sembra dover risolvere tutti i problemi che ancora affliggevano le versioni precedenti.
Questa macchina, detta Polywell 3, ha anche il vantaggio di poter produrre direttamente energia elettrica direttamente dalla Fusione senza bisogno di costosissimi scambiatori di calore e turboalternatori, con una resa energetica eccezionale. Ma i fondi si sono esauriti ed anche questa volta è stata la U.S. Navy a raccogliere la sfida della ricerca sul Polywell ma in quanto tale non è affatto interessata alla divulgazione dei propri risultati tanto da farne esplicito riferimento nelle clausole contrattuali. Per cui, se la strada del Polywell dovesse dare, come molti credono, presto i suoi frutti noi potremmo non venirlo a sapere mai e magari il dispositivo verrebbe destinato unicamente a sostituire i pericolosi reattori navali a fissione.
Questa è, in poche parole, la storia del più grande furto che sia mai stato perpetrato ai danni non di un singolo o di una semplice comunità ma dell’Umanità intera: il furto del diritto a disporre di energia infinita a basso costo per tutti.
Per quanto tutto questo possa sembrare assurdo ed aberrante dietro a questi fatti c’è un disegno preciso, ci sono uomini e donne che hanno un nome ed un volto e che sono riusciti a distrarci dal fatto che l’obiettivo di Prometeo era stato raggiunto, il 23 Aprile del 1989 a Logan nello Stato dello Utah. I migliori cervelli e scienziati di questo mondo ci hanno spiegato che questo risultato è stato raggiunto, la tecnologia funziona ed è ingegnerizzabile per scopi civili ma questa gente ci ha manipolato così bene da farci ignorare queste voci autorevoli e da farci continuare ancora ad ascoltare i soliti quattro dementi che dicono che la risposta alla fame di energia della nostra civiltà sono le centrali nucleari a fissione o il carbone pulito!
La storia della Fusione Fredda, per il momento, finisce qui ma, se mi seguirete anche prossimamente, presto cominceremo a scoprire un’altra storia, quella dei Ladri dell’Energia, di coloro che hanno voluto che tutto questo avvenisse.
Paolo Gentili