25 Aprile 2014: in ricordo di quei valori persi?
25 aprile – Anniversario della liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, come ogni anno scendiamo nelle piazze cantando i cori dei partigiani e di quei cittadini che sacrificarono la loro vita per rendere l’Italia un paese libero e giusto, in cui tutti avessero le stesse possibilità, tutti fossero liberi di esprimere le proprie idee, di avere un lavoro dignitoso, una vita che valesse la pena di essere vissuta, una casa.
69 anni sono passati da quei giorni in cui tutto sembrava possibile, nei quali il meglio del paese si rimboccava le maniche per ricostruire non solo gli edifici distrutti da una guerra spietata, ma soprattutto le coscienze, i valori, le libertà che il fascismo aveva cancellato.
Ad ingiuria di quella libertà voluta ed ottenuta con la Resistenza, con le lacrime e con il sangue di chi non si è mai arreso, proprio in questi giorni, come segno identificativo di una classe politica e dirigente che ne ha tradito spirito e significato, altri uomini vanno ad ingrossare le fila di una disoccupazione che nega, nei fatti, il principio primo di quella Costituzione, trasposizione su carta del sogno per cui in molti morirono; la “giustizia” offende la memoria di quegli operai bruciati vivi, allungando i tempi di un processo, quello ai dirigenti della Thyssen Crupp, responsabili di quelle azioni illegali ed omicide, chiaramente individuate ed accertate; ai diseredati del Veneto viene negata la possibilità anche di ottenere il minimo aiuto dai privati cittadini; il Parlamento vota la cancellazione del lavoro sostituendolo con la precarietà a vita; Napolitano chiede l’acquisto degli F35 rivendicando i valori di quella Resistenza che, al contrario, ripudia la guerra in ogni sua forma; Renzi twitta “W la libertà” ed occupa il governo del paese senza passare dal voto popolare; la povertà colpisce milioni di famiglie mentre la politica inserisce nella Costituzione il “pareggio di bilancio”, quel bilancio affondato dai loro furti, dalla loro corruzione e dalle loro incapacità; chi lotta per il diritto ad un tetto viene sfrattato e manganellato.
Più che una festa la data odierna appare sempre più una commemorazione di ciò che non è e non c’è più, di quel percorso smarrito nelle spire di una costante perdita di valori e di coscienza civile e collettiva, travisato da chi, come il sig. Napolitano, nasconde ai propri concittadini l’avvelenamento della loro terra, considera eroi due militari che sparano su persone inermi, osteggia la ricerca della verità sugli accordi accertati tra parti dello Stato e le mafie.
La “memoria” non può e non deve rimanere manifestazione collettiva di un giorno, sfogo popolare ridotto a commemorazione, chi è morto, chi ha lottato, chi ha pianto e chi è sopravvissuto voleva, non solo, migliorare il nostro futuro, ma soprattutto insegnarci che è proprio con il sacrificio, con la resistenza, la lotta che si conquistano, si rafforzano, si mantengono quei diritti per cui si è versato quel sangue di cui, chi è onesto, ancora oggi deve andare fiero e difenderne il senso.
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