Negli ultimi mesi, incuriosita da un post pubblicato su facebook da una mia cara amica, ho iniziato a seguire la storia e il percorso di Damien Hirst, 48enne di Bristol, definito da una parte di pubblico come un originalissimo e geniale artista, mentre d’altra parte attaccato e guardato con sospetto.
Premetto che nel mio percorso di studi mi sono trovata più volte a ricredermi positivamente su artisti che precedentemente non comprendevo, a capire ed apprezzare la loro arte, ma leggendo e approfondendo l’operato di Hirst devo ammettere che ancora rimango totalmente perplessa.
Voglio qui di seguito raccontarvi alcune delle tappe della carriera di Hirst, in modo che ognuno possa sviluppare la propria personale opinione su un personaggio così tanto discusso in questi ultimi anni.
È di pochi mesi fa la polemica che ha visto protagonista Hirst in seguito alle sue anticipazioni riguardo all’opera che sarebbe stata una delle protagoniste di una nuova mostra ad Arezzo.
Le numerose associazioni animaliste (come OIPA, LAV, EMPA e LEAL) si sono schierate contro Hirst con campagne internet, raccolte di firme e rivolte in piazza per fare in modo che la pecora in formaldeide, contenuta all’interno di una cassa trasparente, non venisse accolta all’interno del museo. Sono state raccolte più di 16 mila firme, ma senza risultati: tuttora, da più di un mese ormai, la pecora morta è visibile all’interno della galleria di arte contemporanea di piazza San Francesco.
Dal 14 giugno infatti si sta svolgendo ad Arezzo Icastica 2014, manifestazione artistica di importanza internazionale, che si occupa di trattare tematiche di estetica universale attraverso opere d’arte visiva, rappresentazioni di danza e teatro, design, poesia, giornate studio, architettura e molto altro. Insieme ad Hirst sono ospitate le opere di un’altra quarantina di artisti.
Hirst non è nuovo a questo genere di installazioni in cui animali morti vengono imbalsamati, immersi in formaldeide e presentati come soggetti dell’opera. Risale al 2004 il simbolo della sua carriera: “The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living”.
L’installazione consisteva in uno squalo tigre di oltre 4 metri posto in formaldeide all’interno di una vetrina. Risale al 2012 l’evento svolto all’interno della Tate Modern Gallery di Londra dove Hirst aveva inserito artificialmente, fatto crescere e morire più di 9000 farfalle in una stanza chiusa senza finestre. Le farfalle venivano continuamente calpestate dagli spettatori della mostra e subito sostituite.
Le associazioni animaliste, in risposta alle continue proposte artistiche di Hirst, si sono schierate contro i suoi progetti che prevedono, all’interno di performance e installazioni, l’utilizzo dissacrante di alcune varietà di animali come pecore, mucche, maiali, zebre, lepidotteri e squali.
Al contrario esiste anche una percentuale di sostenitori che sostengono il diritto dell’artista alla libertà espressiva, partendo dal principio che l’arte sia un mezzo flessibile e strettamente legato all’evoluzione dei tempi e non strettamente legato all’ideale di bellezza classica e universale.
E voi che cosa ne pensate?
Elisa Giulia Chiesa