L’avanzata del fondamentalismo islamico sponsorizzata dalla NATO e dall’Arabia Saudita
L’avanzata del fondamentalismo islamico sponsorizzata dalla NATO e dall’Arabia Saudita – Da giugno l’Iraq è ostaggio da parte dell’ISIL, un gruppo islamista radicale attivo anche in Siria.
Questo gruppo ha proclamato uno “stato islamico” non riconosciuto, e ha l’obiettivo di allargare il suo progetto di dominio anche sui paesi limitrofi come Giordania, Libano, Palestina, Israele e così via.
Negli ultimi giorni, il presidente statunitense Barack Hussein Obama ha autorizzato alcuni raid militari contro le postazioni ISIL, e si prospetta una nuova stagione di bombardamenti nel paese.
C’è da ricordare che i terroristi islamici “combattuti” in Iraq sono gli stessi che in Siria, invece, USA e alleati sauditi finanziano e sostengono, e che ultimamente si sono resi complici di svariati crimini.
Anche in Libia la situazione è simile: il paese si trova praticamente nel caos, ostaggio della continua lotta tra gruppi tribali, milizie e islamisti che si contendono il controllo del territorio.
Si assiste a una fortissima avanzata dell’islamismo politico, e la NATO e l’imperialismo statunitense hanno delle grosse responsabilità su ciò.
Difatti, questi gruppi proliferano proprio nei paesi aggrediti dalla NATO.
Bisogna riconoscere che, pur con tutti i limiti, perlomeno sia il regime di Gheddafi che quello di Saddam Hussein erano riusciti a contenere l’islamismo, garantendo un certa libertà religiosa e, sopratutto il primo, tutelando le minoranze perseguitate dai fondamentalisti islamici.
Dopo la loro “liberazione” a suon di bombe, la situazione è precipitata nel caos totale, e il “regime change” tanto auspicato nei mass media si è “finalmente” concretizzato, e si è passati dalla padella alla brace.
Si può ben dire che i risultati della cosiddetta “primavera araba”, in buona parte finanziata da gruppi di potere occidentali, siano ben diversi da quelli che molti si aspettavano, e hanno portato alla ribalta dell’islamismo politico su larga scala.
Primavera araba che tra l’altro è stata fortemente contenuta e contrastata nelle monarchie del Golfo, e che è riuscita a “sbocciare” solo nei paesi di impronta più laica e relativamente democratica.
L’ultimo paese dell’area mediorientale che ancora non è stato completamente islamizzato è la Siria, dove minoranze cristiane, druse e ebraiche convivono,tutto sommato tranquillamente, con la maggioranza islamica.
Difatti, la Siria degli Assad si è dimostrata da sempre fautrice di un’Islam moderato e laico, da sempre ostile al fondamentalismo islamico e alle ingerenze imperialiste.
Tra l’altro c’è anche da ricordare che la first lady siriana, Asmā ʾ Akhras, è da sempre impegnata nella tutela dei diritti delle donne nel mondo arabo e islamico, spesso limitati se non addirittura negati (si pensi alla situazione in Arabia Saudita o paesi del genere) in esso.
Una buona parte dei cosiddetti “rivoluzionari” siriani è finanziata dall’Arabia Saudita, e molti di essi fanno parte di gruppi e organizzazioni di chiaro stampo islamista radicale (tra cui spiccano anche membri di ISIL e Al Qaeda).
Chiaramente non tutta la rivolta siriana è di questo stampo, ma sin da subito è stata monopolizzata da tali gruppi, che hanno il diretto e indiretto sostegno delle monarchie del Golfo e degli stessi USA, che di tali paesi son alleati per questioni geopolitiche e economiche (oro nero in primis).
Se anche la Siria dovesse cadere tra le braccia della “sovversione islamista”, la situazione prenderebbe una piega davvero negativa, in quanto gruppi fondamentalisti islamici prenderebbero il controllo della situazione facendo precipitare anche questo paese nel caos, più di quanto è già presente.
Gruppi come l’ISIL e altre fazioni dell’islamismo radicale sono animati,difatti, da una volontà guerrafondaia e dogmatica basata sull’odio verso tutto ciò che non sia islamico.
Grazie all’azione di essi, le persecuzioni di cristiani in Iraq, Siria e altri paesi sono drammaticamente aumentate, e anche altre minoranze religiose, come i drusi, gli ebrei o gli stessi islamici non fondamentalisti, non se la passano e/o passerebbero bene.
C’è da ricordare che il 24enne terrorista islamico Mohamed Merah, responsabile dell’uccisione di quattro persone, tra cui tre bambini in una scuola ebraica nella città francese di Tolosa, aveva combattuto in Siria, contro il “regime di Assad”…
Non è la prima volta che “stranamente” gli interessi di islamisti e imperialisti “occidentali” convergono: d’altronde la stessa Al Quaida è stata fondata negli anni 80 grazie ai soldi della CIA.
Sarebbe finalmente ora che i gruppi di potere occidentali la smettessero di spingere sempre verso nuove guerre e di finanziare e sostenere gruppi islamisti in quell’area, operando contro gli interessi dello stesso Occidente e del mondo arabo.
Bisognerebbe far sì che quei popoli vengano lasciati liberi di autodeterminarsi e sarebbe ora di finire con le inutili ingerenze imperialiste, che peggiorano sempre le cose, ma per i fautori dell’ideologia mondialista tutt’ora dominante, tutto ciò sarebbe impensabile, in quanto non corrispondente alla loro visione guerrafondaia, omologante e totalitaria del mondo.
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