La “strana” simbiosi tra gli interessi dell’ISIS e la politica estera USA
La “strana” simbiosi tra gli interessi dell’ISIS e la politica estera USA – A seguito dei tremendi crimini commessi dalle forze terroristiche dell’ISIS in Iraq, il presidente statunitense Barack Hussein Obama ha fatto intendere che non ci sarà nessuna tolleranza verso il terrorismo islamista.
Chi segue le vicende mediorientali sicuramente si sarà accorto del paradosso con cui lo stesso Obama e la maggior parte dei mass media occidentali hanno trattato e trattano l’avanzata dell’islamismo radicale in tale area.
Difatti i terroristi oggi deprecati, sono gli stessi che ieri erano lodati, armati e finanziati in Siria.
La stessa ISIS ha iniziato la propria avanzata proprio dalla Siria, dove, insieme al Fronte Al Nusra (legione di Al Qaeda in Siria), costituiva uno dei gruppi islamisti più combattivi conto il governo di Assad.
In questo paese, tali gruppi si sono macchiati di enormi crimini, ma ciò non è mai stato un problema per Obama e gli strateghi che guidano la politica estera statunitense.
Anzi, Obama aveva anche preparato un’intervento militare a sostegno di tali gruppi, che se non fosse stato per il veto di Russia e Cina, sarebbe andato in porto, e la Siria sarebbe stata interamente conquistata dal terrorismo islamista.
Tra l’altro, lo stesso Obama aveva armato, finanziato e sostenuto, gli stessi terroristi di Al-Qaeda in Libia, e difatti dopo l’intervento degli USA, il paese è diventato ed è ancora una “Woodstock del terrorismo”.
Di terrorismo islamista, della presenza di Al Qaeda, ISIS e gruppi del genere in Siria, nella cosiddetta “informazione alternativa” (compreso questo blog) se ne parlava da anni, mentre i mass media solo raramente hanno accennato a tali fatti, facendo passare la cosiddetta “rivoluzione siriana” come un’idilliaca rivolta per libertà e democrazia, invece di un’insurrezione armata, perlopiù eterodiretta dall’estero, monopolizzata da gruppi islamisti e terroristi.
Essenzialmente si può ben dire che gli interessi dell’ISIS risultano “paradossalmente” in simbiosi con gli obiettivi della politica estera statunitense.
Infatti, entrambi hanno in comune il fine di rovesciare il governo di Assad, scomodo per gli uni in quanto accusato di essere “infedele”, e per gli altri in quanto a capo di uno stato fondato su una solida sovranità popolare e nazionale.
D’altronde, la stessa ISIS e l’avanzata dell’islamismo radicale in Siria, faceva fortemente comodo agli strateghi della politica estera statunitense.
Il senatore John Mc Cain, durante la sua visita in Siria di maggio 2013, si fece pure una foto con esponenti di tali gruppi.
Tra gli altri, in tale foto è presente il terrorista dell’ISIS Abu Moussa, che stando a quanto riportato da diversi giornali esteri, tra cui l’Independent e il Daily Mail, sembra che sia stato ucciso da un’attacco aereo siriano il 20 agosto.
Le pose di Mc Cain con i “nemici” terroristi non sono certo una novità: difatti è nota la memorabile foto che quello che era all’epoca il consigliere di sicurezza nazionale degli USA, Zbigniew Brzezinski, si fece con un giovane Osama Bin Laden, in Afghanistan nel 1979.
Recentemente anche l’ex segretario di Stato statunitense Hillary Clinton, ha affermato in un’intervista concessa a Jeffrey Goldberg del giornale web “The Atlantic”, che sulla crescita e l’avanzata dell’ISIS, la politica estera statunitense ha delle grosse responsabilità.
Riferendosi al sostegno dato dagli USA alla rivolta siriana, la Clinton ha precisamente affermato che:
“È stato un fallimento. Abbiamo fallito nel voler creare una guerriglia anti Assad credibile. Era formata da islamisti, da secolaristi, da gente nel mezzo. Il fallimento di questo progetto ha portato all’orrore a cui stiamo assistendo oggi in Iraq”.
Ultimamente nel web si è anche parlato molto di una notizia lanciata dal sito statunitense “Veterans Today” secondo cui lo stesso leader di ISIS, Abu Bakr al-Baghdadi, non sarebbe altro che un’agente del Mossad, e il suo vero nome sarebbe Shimon Elliot.
Naturalmente tale teoria, non avendo oggettive prove, rimane solo un’ipotesi che a prima vista per molti potrebbe apparire assurda, anche se si rivelasse plausibile, non sarebbe poi una grande sorpresa, contando anche il fatto che si è scoperto che buona parte dei terroristi dell’ISIS sono di origine straniera, compreso il killer responsabile dell’omicidio del giornalista statunitense James Foley.
L’unica cosa certa di questa questione al momento, è che i terroristi dell’Isis che stanno destabilizzando la Siria e l’Iraq, fanno indubbiamente il gioco delle monarchie del Golfo (specializzate nel finanziare sovversioni islamiste), degli strateghi della politica estera statunitense e ad Obama, che in tal modo vorrebbe consolidare il suo consenso presso il popolo statunitense, ergendosi come “liberatore” e “distruttore” del terrorismo, da lui stesso ben tollerato e armato in Libia e Siria.
Naturalmente a perderci in tutto questo sono i popoli siriano e iracheno, e sopratutto i gruppi religiosi e etnici (cristiani,drusi,Yazidi,curdi ecc), che risultano da ostacolo alla politica genocida dell’ISIS.
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