Il piano dell’élite mondiale in Medio Oriente
Il piano dell’élite mondiale in Medio Oriente – Attualmente il Medio Oriente si ritrova in una situazione alquanto critica e caotica.
Gli eventi più sintomatici di tale stato sono la continua escalation di conflitti nell’area, come quello israelo/palestinese e siriano, e l’avanzata del fondamentalismo islamico nella stessa Siria e in Iraq.
Come affermano diversi ricercatori e opinionisti, tale caos risulta conforme ai piani di precisi e influenti gruppi di potere mondiali, e più specificamente dell’élite mondialista, che risulta tutt’ora dominante.
Sintetizzando e semplificando, per “élite mondialista” si intende il gruppo di potere dominante negli USA e nella maggioranza della società occidentale (e non), il quale si pone l’obiettivo di giungere a un “nuovo ordine mondiale” basato sulla costruzione di un’unico stato e mercato globale, presumibilmente di stampo totalitario.
Andando più nel dettaglio, tra le maggiori correnti ispirate a tale ideologia si annoverano quella neocons e liberal, le quali risultano tutt’oggi dominanti negli States.
Alcuni dei rappresentanti più noti e di media importanza dell’élite mondialista sono Zbigniew Brzezinski, Henry Kissinger e David Rockefeller, i quali sono anche accomunati dall’appartenenza ad alcuni dei più importanti think thank mondialisti, come il Council of Foreign Relations, la Commissione Trilaterale e il famigerato Bilderberg.
Da notare è che negli States Brzezinski è considerato come uno degli ideologi più influenti e importanti dell’area di “sinistra” (democratici/liberal), mentre Kissinger di quella di “destra” (repubblicani e neocons), cosa che fa ben capire che la dicotomia destra/sinistra è perlopiù illusoria e un pretesto usato da parte del potere per controllare meglio la popolazione (i romani chiamavano ciò “divide et impera“).
Come si può constatare approfondendo alcune questioni storiche recenti, tale élite si rifà a un pensiero per così dire “machiavellico”, ovvero basato sulla considerazione che per raggiungere un determinato fine, qualunque mezzo a disposizione risulta funzionale.
Analizzando la questione mediorientale, si può constatare che l’ostacolo maggiore al progetto mondialista è costituito dall’esistenza di stati sovrani, nazionalisti e laici, o anche basati sull’Islam moderato, come è il caso della Siria.
Funzionale al progetto mondialista è l’utilizzo dell’imperialismo statunitense nell’area, e l’avanzata del fondamentalismo e terrorismo islamista.
Per comprendere meglio tale situazione, bisogna tenere ben presente che l’élite mondialista si rifà alla famigerata dialaettica hegeliana, basata su tesi, antitesi e sintesi, o per dirla in altre parole problema-reazione-soluzione.
In questo caso
problema : l’avanzata dell’islamismo fondamentalista
reazione : intervento dell’imperialismo USA
soluzione : costruzione del “Grande Medio Oriente” conforme ai piani dei mondialisti.
Sull’avanzata dell’islamismo nell’area e in particolar modo del tremendo ISIS, c’è da ricordare la diretta complicità dell’élite mondialista.
I terroristi dell’ISIS hanno iniziato la loro sanguinaria conquista mediorientale partendo dalla Siria, dove venivano acclamati dalla propaganda mondialista come parte dei “ribelli” impegnati per la “libertà” contro il “regime” di Assad, scomodo in quanto non totalmente conforme ai diktat imperialisti.
Com’è noto, il senatore statunitense e fiero mondialista John Mc Cain, durante una sua visita in Siria nel 2013, con alcuni terroristi di ISIS si fece pure una foto, ma al tempo nei media mondialisti erano ancora acclamati come “rivoluzionari”.
Tra l’altro tali “pose” non sono certo una novità: difatti è nota la memorabile foto che Brzezinski (all’epoca consigliere di sicurezza nazionale degli USA sotto la presidenza di Jimmy Carter), si fece con un giovane Osama Bin Laden, in Afghanistan nel 1979.
Difatti, oggi come ieri il fondamentalismo islamico è uno dei più potenti bracci armati del progetto mondialista, così come l’imperialismo statunitense, due apparenti “opposti” i quali servono per creare quello che viene chiamato come NWO.
Tale tematica, già tratta altrove in questo blog, merita ulteriori approfondimenti e analisi meno semplicistiche di quanto si possa fare in questo articolo.
D’altronde il programma dell’ISIS per qualche strana “coincidenza” risulta praticamente identico a ciò che sognano i mondialisti: la distruzione di tutte le nazioni dell’area per la costruzione di un grande califfato, sostenuto finanziariamente tra l’altro da paesi come l’Arabia Saudita e il Quatar, paesi fortemente propagandisti del credo mondialista.
Qua entra in gioco anche l’imperialismo USA, il quale vede nella Siria e nell’Iran ostacoli (nemici comuni anche per l’ISIS) ai propri progetti di dominio per questioni energetiche e geopolitiche.
Tra l’altro, già nel famigerato documento Rebuilding America’s Defenses, prodotto dal think thank neocons PNAC nel 2000, si parlava di guerra contro la Siria e l’Iran, al fine di consolidare l’influenza statunitense nell’area.
L’obiettivo degli States nell’area, secondo molti opinionisti sarebbe quello di consolidare la propria influenza e dare sostegno ad Israele, ma su questo punto c’è una piccola sorpresa.
Difatti, l’obiettivo dell’élite mondialista a lungo termine è la distruzione di tutti gli stati sovrani della regione, compreso l’ipotetico futuro stato palestinese e lo stesso Israele.
Com’è noto, l’élite mondialista è fortemente abile nel finanziare entrambi gli schieramenti per poterci guadagnare, e difatti in arrivismo e spregiudicatezza politicamente è imbattibile.
Anche sulla questione israelo/palestinese, come avevo già accennato in un articolo di luglio su questo blog, le cose funzionano così.
Da una parte i mondialisti sostengono la politica espansionista attuata dal governo israeliano, facendo anche in modo di radicalizzare gli israeliani nella giustificazione di ciò, dall’altro spingono i palestinesi verso l’islamismo radicale e il sostegno di paesi come l’Arabia Saudita e il Quatar.
L’obiettivo finale è la destabilizzazione totale del Medio Oriente, passo dopo passo.
C’è da dire che per il momento tale desiderio dell’élite mondialista è teoricamente bloccato a causa della situazione siriana, e difatti ora il progetto sta procedendo a rilento.
Non potendo esserne ovviamente certi, si può solo ipotizzare che le prossime mosse dei mondialisti nel Medio Oriente saranno dettate da una certa prudenza e la situazione sarà attraversata da un’apparente calma.
Probabilmente ci saranno sporadici accordi tra il governo siriano e gli USA al fine di contrastare ISIS, Israele e la Palestina attraverseranno un periodo di relativa pace (con riconoscimento dello stato di quest’ultima), la situazione irachena tenderà a stabilizzarsi gradualmente, ma ipoteticamente tale situazione di “calma apparente” potrebbe essere da preludio a una nuova escalation di guerra e destabilizzazione, utile per il controllo del Medio Oriente da parte dell’élite mondialista.
Avanzando un’ipotesi “complottista” sembrerebbe proprio che tale situazione possa costituire il preludio a nuova guerra su scala mondiale, e tale guerra mondiale sarebbe il preludio al cosiddetto nuovo ordine mondiale, come denunciato da anni e anni da molti ricercatori.
L’unica cosa di cui si può essere certi ora, è che non tutto è perduto e ancora ci sono delle speranze per fermare i diabolici piani mondialisti, prima che sia troppo tardi.
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