La Libia sempre più nel caos e preda del fondamentalismo islamico… grazie alla NATO
Come riporta l’ANSA del 24 settembre, la Libia “rischia la catastrofe umanitaria” e il premier Abdullah Al Thani ha “ordinato “la mobilitazione generale delle forze armate, su richiesta della popolazione di Tripoli, per liberare la capitale dalle milizie filo islamiche“.
Oramai la Libia è sempre più in preda al caos e sottoposta a una permanente guerra civile tra milizie armate, sia islamiste che di altro tipo.
Tale situazione si protrae dal 2011, ovvero dalla fine della guerra che la NATO aveva scatenato per spodestare il governo di Mu’ammar Gheddafi, poi ucciso il 20 ottobre 2011.
L’intervento NATO era stato presentato, come al solito, come un’azione di “liberazione”, quando nei fatti si è rivelato ovviamente come la solita guerra “umanitaria”, ben proficua per i soliti gruppi di potere economici (a partire dalle banche e dalle compagnie petrolifere), e distruttiva per il paese colpito e la sua popolazione.
Questo scenario si è evitato di un soffio per la Siria, grazie al veto all’ONU con cui Russia e Cina hanno bloccato l’intervento militare statunitense, che avrebbe trasformato il paese in una colonia del terrorismo islamista (ISIS in testa), come è diventata la Libia.
Mentre i media raccontavano la favola della “liberazione” che avrebbe portato la NATO in Libia, nell’informazione alternativa si parlava molto delle conseguenze di tale intervento, che vediamo oggi.
Ad esempio, in un articolo del periodo su questo blog, avevo ipotizzato che la Libia post-guerra sarebbe probabilmente caduta in una “deriva islamista” o comunque in una situazione caotica che avrebbe fatto comodo solo alle multinazionali petrolifere, cosa che puntualmente si è verificata, com’era facile intuire, e com’era già successo in Iraq e altri paesi.
Difatti come disse Antonio Gramsci :”la storia insegna, ma non ha scolari“.
La situazione attuale è da considerarsi come conseguenza proprio dell’intervento NATO nel 2011.
Difatti, questo ha spianato la strada alle milizie e i gruppi che combattevano contro il governo, tra cui Al Qaeda, che sono stati sostenuti e finanziati da parte del governo statunitense.
Come si poteva ben intuire, dietro la solita retorica presentata nei media per legittimare le guerra, c’erano ben altri motivi rispetto a quelli “umanitari” tanto sbandierati, a partire dal petrolio ma non solo.
Difatti, ciò che dava più fastidio alla NATO era che il defunto Presidente libico voleva liberare l’Africa dal giogo delle multinazionali occidentali e procedere nella creazione di una nuova Africa: libera, sovrana e indipendente, sociale e nazionale.
Gheddafi aveva progettato la fondazione di una moneta e banca centrale, nonché di un nuovo Fondo Monetario (FMA) interamente africani per il 2014, e anche un sistema di telecomunicazioni del tutto indipendente dagli interessi delle corporations occidentali, di cui il RASCOM-QAF1 era il primo passo.
L’obiettivo era quello di dar vita a un’Africa realmente libera, autosufficiente e prospera, quindi mai più schiava degli interessi del neocolonialismo portato avanti dalle multinazionali, specialmente angloamericane.
Chiaramente tutto ciò dava fastidio, a partire dalla creazione di una banca e moneta centrale nazionale, che avrebbe sancito l’addio definitivo al dominio dell’alta finanza internazionale che attraverso la politica del debito, dissangua popoli e nazioni.
Con ciò, Gheddafi riusciva a realizzare il sogno, portato avanti da Thomas Sankara e Patrice Lumumba, di un’Africa libera, un’Africa dei popoli non più sfruttata dalle oligarchie “occidentali”.
Tutti e tre, purtroppo vennero uccisi, in quanto avevano osato denunciare e mettersi contro il ricatto del debito, definito da Sankara in un celebre discorso come “la nuova forma di colonialismo”, e che oggi interessa e schiavizza anche l’Europa e l’intero mondo per gli interessi della solita casta di banchieri e plutocrati internazionali.
Se Gheddafi fosse riuscito nel suo intento oggi l’Africa avrebbe avuto un’altro volto, e il mondo sarebbe stato un mondo migliore.
L’indipendenza economica avrebbe garantito la creazione di un certo benessere e favorito una graduale sconfitta della povertà, e se ciò può apparire alquanto utopico, basta sapere che Gheddafi era riuscito in pochi anni a portare la Libia da una disoccupazione estrema alla sua quasi totale sconfitta (prima della guerra il tasso di disoccupazione era inferiore al 2%).
Non ci sarebbero nemmeno stati molti problemi relativi all’immigrazione di massa odierni, dove migliaia di disperati sono costretti a fuggire (e molti di essi muoiono prima di arrivare a destinazione) dalla loro Terra a causa della povertà e della miseria portata dai “liberatori” della NATO, e si sta venendo sempre più a fomentare una “guerra tra poveri”
Su quest’ultimo fatto è interessante che i maggior sostenitori di questa situazione, il cosiddetto fronte dei cosiddetti “radical chic” (non a caso élite dominante a livello culturale e politico in Occidente), siano stati i maggiori propagandisti della guerra della guerra imperialista in Libia, e difatti dietro la maschera perbenista, buonista e politicamente corretta portata narcisisticamente, spesso si nascondono i peggiori rigurgiti di odio ed egoismo di chi vorrebbe la disintegrazione di individui e popoli per i propri ben poco nobili interessi, e in fin dei conti rappresenta perfettamente la propaganda del colonialismo 2.0, espressione perfetta di quell’ideologia mondialista, che attraverso guerre infinite e distruzione di diversità e identità, vorrebbe creare un “nuovo ordine mondiale” fondato sull’assenza di limiti e radici individuali, culturali e identitarie, e sottoposto alla completa mercificazione dell’esistente.
Speriamo che in futuro la situazione cambi drasticamente, e tutti i popoli del mondo possano avere diritto a vivere nella Terra a cui appartengono, ponendo fine al virus imperialista/mondialista che tanti danni ha creato in passato,e continua a fare tutt’ora, e in tal modo cambiando il mondo, in meglio.
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