La connessione tra il Monte Musinè e gli alieni

Monte MusineNella Val di Susa si trova uno dei luoghi più misteriosi d’Italia: il Monte Musinè. Qui sono di casa Ufo, lupi mannari, manhir e fuochi magici. Torino, si sa, è la città dell’occulto e, insieme a Lione e Praga va a formare il cosiddetto triangolo della magia bianca. Ebbene, anche i dintorni non sono da meno, come dimostra il “caso” del misterioso Monte Musinè, un antico vulcano spento da millenni, ricco di gallerie e passaggi irregolari in gran parte inesplorati, sulla bocca di tutti a causa dei vari avvistamenti di UFO, ma non solo.
Siamo in Val di Susa, nella zona di Rivoli e dei Laghi di Avigliana dove sono state girate alcune riprese esterne de “Il nome della rosa”.
L’episodio eclatante che pose all’attenzione mediatica questo luogo piemontese risale al 1996, precisamente il 3 marzo quando due escursionisti videro – o almeno dichiararono di vedere – un oggetto luminoso dalla forma circolare e con i riflessi giallo-verdi, svolazzante in cielo per oltre un quarto d’ora.
L’oggetto – sempre stando alle dichiarazioni dei due spettatori, abbondantemente riprese e riportate da vari giornali – presentava due grosse calotte trasparenti attraverso le quali si intravedevano muoversi sagome apparentemente umanoidi.
Il luogo dell’avvistamento fu, appunto, il Monte Musinè, ovvero un rilievo sinistro alquanto inospitale, brullo e decadente dove nessuna pianta o vegetazione alcuna riesce ad attecchire, solo cespugli ed erbacce abitate da vipere. Invitante no? La versione più diffusa è che questa montagna sia una base segreta di “dischi volanti”, ma a parte UFO ed extraterrestri, ci sono altre peculiarità collegate a questo luogo che, non a caso, è stato definito il monte più misterioso d’Italia.
Si parla di grotte incantate come quella di mago Merlino, lupi mannari e urla inspiegabili che riecheggiano nella notte, fuochi magici e immagini spettrali …
La leggenda più diffusa riguardante il luogo è quella secondo la quale il feroce Erode, re di Giudea, sarebbe stato condannato ad espiare i suoi crimini proprio qui, alle pendici di questo tetro monte rinchiuso in un carro aereo di fuoco (sono ancora sue le urla strazianti che si odono in certe particolari notti?).
Spazio alla fantasia se ne può dare tanto, quello che è certo sono alcuni segnali concreti, visibili che la natura regala agli occhi attenti degli osservatori esoterici.
Nei pressi di Caprie, ad esempio, sempre nella valle di Susa, si trova una lama di pietra su uno strapiombo di 150 metri, sovrastata da segni solari: sembra un serpente rozzamente simboleggiato e affine a quell’arte maya che trova nel “tempio dei guerrieri” di Chichén Itzà uno degli esemplari più stupefacenti.
Il monte Musinè, inoltre, è pieno zeppo di rappresentazioni solari, menhir, grosse pietre tra cui spicca un monolito trapezoidale perfettamente squadrato dove si possono distinguere tre soli.

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