Da sempre, da che si ricorda la maggior parte di noi, chi fumava marijuana veniva etichettato come una persona disagiata, una persona “con problemi”.
Negli Stati Uniti addirittura, per essere assunti per un qualsiasi lavoro, negli anni ’70 era sempre più diffusa la richiesta di urine per vedere se le persone facevano uso di marijuana.
Il 3 giungno 1995, in occasione dell’11 congresso Europeo di Farmacologia tenutosi a Milano, i professori Giancarlo Pepeu, Presidente della Società Italiana di Farmacologia e Pier Francesco Mannaioni, presidente della Società Italiana di Tossicologia, fecero le seguenti dichiarazioni:
“I tossicologici: lo spinello è cancerogeno. Non liberalizzatelo: chi fuma marijuana ha un rischio di cancro al polmone doppio rispetto a chi fuma tabacco e il suo sistema immunitario è indebolito al punto di favorire devastanti infezioni da parte dei virus dell’epatite e dell’AIDS“.
E così la notizia fu riportato su tutti i quotidiani di allora.
Iniziò uno scontro mediatico tra i pro e i contro e per molti fu chiaro l’intento dei due medici di fare un uso strumentale e politico della pseudoscienza utilizzando informazioni parziali e approssimative per fare una sorta di terrorismo psicologico atto a boicottare la marijuana.
E questo avveniva proprio nei giorni in cui, erano appena state presentate in parlamento due proposte di legge finalizzate alla “legalizzazione delle droghe leggere”. E come andò a finire con quella proposta di legge, e come venne classificata negli anni successivi la marijuana in Italia lo sappiamo tutti.
Addirittura l’allora Presidente della Società di Farmacologia, scrisse in una lettera al Corriere della Sera di voler “contrastare una legge approssimativa, e superficiale nella speranza di eliminare la criminalità legata allo spaccio e le troppo pesanti conseguenze legali per i giovani consumatori, porta ad aggiungere i danni alla salute causati dalla marijuana a quelli già gravi dovuti all’abuso di alcool e tabacco“.
In questi anni poi, sono state scritte un sacco di cose su effetti collaterali gravi della cannabis (mai comunque riscontrati da prove scientifiche o ricerche fatte), ma molto raramente si è parlato delle innumerevoli proprietà benefiche di questa pianta.
E se si sostiene che fumare la marijuna provoca il cancro ai polmoni, lo provoca in egual misura che fumare il tabacco, in quanto non è la marijuna a provocarlo ma la combustione nell’atto del fumare.
Anche se le proprietà di questa pianta presentano diversi aspetti, l’impiego medico è uno dei più importanti ed è stato gravemente ignorato.
Nella descrizione che fa wikipedia oggi degli effetti collaterali della cannabis di cui parlavano i medici sopra citati, oggi si legge: “Allo stato dei fatti la ricerca ci dice che per la grande maggioranza dei consumatori ricreazionali la canapa non presenta conseguenze dannose per la salute fisica, psicologica e sociale, sia a breve che a lungo termine…. “.
Ricordiamoci anche, che in passato, prima che venisse bandita per scopi puramente politici, i semi della marijuana, erano utilizzati come mangime per gli uccelli, a volte come cibo per gli uomini, la sua fibra fu utilizzata per secoli nella preparazione di tessuti, di carta, è stata la più importante materia prima per la costruzione di corde, funi, l’olio contenuto nei suoi semi era usato per l’illuminazione, per fare il sapone.
La pianta più antica, più utile e più a basso costa che esista.
Già questo dovrebbe fare nascere in ognuno di noi milioni di dubbi e di domande.
Si suppone fosse già coltivata diecimila anni fa, ma di certo, da ritrovamenti effettuati, era coltivata In Cina a partire dal 4000 A.C. e per molto tempo fu utilizzata come pianta medicinale in India, Cina, Medio Oriente, Asia, Africa..
Era utilizzata contro la malaria, la stitichezza, i dolori reumatici, gli stati di “assenza mentale”, i disturbi femminili, come analgesico, per rendere la mente reattiva, per far calare la febbre, conciliare il sonno, stuzzicare l’appetito, stimolare la digestione, alleviare il mal di testa, curare le malattie veneree e per un sacco di altri usi.
Nel 1621, Robert Burton nella sua opera “The Anatomy of Melancholy” consigliava la Marijuana nella cura della depressione e nel 1724, veniva prescritta la sua radice per la cura delle infiammazioni della pelle.
Tra il 1840 e il 1900 furono pubblicati più di 100 scritti che affermavano le proprietà benefiche della marijuana.
Quindi si può dire che i medici di 100 anni fa (ma anche di qualche millennio fa direi), su questa pianta, ne sapevano più di quanto non ne sanno i medici oggi.
Andando avanti così, troviamo che il Dottor J.R. Reynolds, un medico inglese, nel 1890 pubblicò 30 anni delle sue ricerche sulla Marijuana indica raccomandando ai medici dell’epoca, di continuare a prescriverla soprattutto nelle cause di insonnia e sostenendo che anche dopo anni di prescrizione, non era mai stato necessario aumentarne le dosi, quasi a sostenere che finito l’effetto non lasciasse strascichi che portano alla dipendenza e alla conseguente necessità di doverne aumentare il dosaggio nei pazienti.
Egli sosteneva che fosse addirittura utile per l’epilessia e l’ansia.
Ma poi via via negli anni successivi, con l’introduzione sempre maggiore di oppiacei, solubili e quindi facilmente iniettabili con l’utilizzo di siringhe (inventate proprio in quegli anni), e nel XIX secolo con la successiva produzione di droghe sintetiche ad opera delle case farmaceutiche (aspirina, barbiturici in prima linea), l’uso della tradizionale Marijuna andò in declino.
E tutto questo mentre le nuove “droghe lecite”, avevano effetti collaterali anche devastanti sulla salute delle persone, soprattutto i barbiturici.
Oltre a questo, nel 1937, fu introdotta la “Marijuana Tax Act”, secondo cui chiunque utilizzasse Marijuana era costretto a iscriversi in un registro apposito e a pagare una serie di tasse in base alla quantità acquistata.
Legge messa in opera ovviamente per scoraggiare l’uso di Marijuana, economica e di vera efficacia a discapito delle droghe sintetiche legalizzate vendute dalle case farmaceutiche.
Inoltre, l’iter burrocratico per avere diritto all’utilizzo della Marijuna diventò un intricato e complesso numero di richieste e documenti da presentare da far passare la voglia a chiunque di intraprenderne la strada.
Arriviamo così al 1941 quando la Marjiuana fu definitivamente rimossa dalla farcacopea ufficiale degli Stati Uniti.
Eppure di tutti questi gravi effetti collaterali, psicotici, improvvisamente scaturiti dall’uso di marjiuana (tra l’altro utilizzata fino almeno dal 4000 A.C.), non fu fornita nessuna ricerca, nessun dato, nessun riscontro, il nulla totale.
Mentre invece dei tremendi effetti collaterali che da anni molti farmaci arrecano alla nostra salute, iniziamo a saperne qualcosa adesso. Prima fra tutti la chemioterapia che di recente l’OMS ha dichiarato essere cancerogena.
Nel 1970 visto che la marjuana iniziava a diffondersi a scopo ricreativo, negli Stati Uniti venne anche inserita dal Parlamento in una tabella che classificava tutte le droghe e venne inserita nella tabella I, la più restrittiva.
Questa tabella comprende droghe, per esempio, come LDS o eroina, classificate come droghe che danno una forte dipendenza, e sono assolutamente pericolose e di nessun utilizzo medico.
Ma come, dal 4000 A.C. la marjiuana è stata la medicina più usata e diffusa in tutto il mondo.
Forse perché effettivamente in termini economici non ci ha mai potuto guadagnare nessuno: cresce ovunque, casa, giardino, da sola all’aperto cresce come le erbacce, mentre le medicine, si è costretti a pagarle, a pagare le case farmaceutiche per averle con tutti i loro effetti collaterali più che comprovati ormai.
Oggi come oggi anche in Italia si apre uno spiraglio per l’uso terapeutico della marjiuna anche perché, negli ultimi anni, mentre eravamo tutti in attesa di dati scientifici a comprova di tutti questi gravi effetti devastanti della marijuana, sull’altro fronte sono state fatte tante ricerche, e ora si hanno i dati alla mano del grande potenziale benefico che la marjuana ha in campo medico. Non solo parole dunque.
Dal 1978 al 1986 fu fatta una delle prime sperimentazioni: 250 malati di cancro del New Messico, ricevettero marijuana e THC (il principio attivo della pianta, una resina che secerne la pianta stessa). Più del 90% di essi, dichiarò di aver trovato sollievo significativo o totale dalla nausea e dal vomito provocati dalla chemioterapia e con zero effetti collaterali.
Per chi soffre di glaucoma agli occhi, è stata scoperta la sorprendente capacità dell’utilizzo di marijuana di ridurre la pressione intraoculare e senza alcun effetto collaterale. Per chi fa uso di farmaci per questo tipo di problema, in una gran percentuale dei casi, il paziente presenta invece effetti collaterali e intolleranze al farmaco.
Stessa cosa dimostrata per l’epilessia, la sclerosi multipla, la paraplegia e quadriplegia, dolori cronici, emicrania, prurigine, dolori mestruali o doglie, depressione o altri disturbi emotivi, asma, insonnia.
E’ dimostrato ormai che la marijuana ha anche effetti antimicrobici, antitumorali e che non ha nessun tipo di effetto collaterale associato a qualunque altro farmaco.
Gli unici effetti che ne derivano sono benefici per la nostra salute.
E mi chiedo come mai essendo una pianta, nessuno di noi se la possa coltivare a casina propria come tutte le altre piante.
Se andate a farvi un giro ad Amsterdam o in Svizzera per esempio al Lugano, dove la marijuana è legale e tollerata, non troverete nessuno psicotico ad aspettarvi oltre il confine con la mannaia in mano, anzi, due paesi sereni, con un grande senso civico, poca deliquenza, poco traffico.
Soprattutto ad Amsterdam dove fumano la gran maggioranza delle persone e tutti vanno in giro in bicicletta.
Ma come faranno mai dico io ad andare in bicicletta tutti ordinati e sereni con i gravissimi effetti collaterali che provoca la marijuana tanto da aprire ora in Italia una piccola finestra sul suo uso terapeutico assolutamente controllata e gestita dalle autorità competenti con un costo al grammo veramente vergognoso considerando quanto costa una qualunque bustina di semi di qualsiasi pianta venduta al supermercato e che poi ci si può coltivare anche in casa a costo zero.
Secondo me, bisognerebbe veramente riflettere sulla questione marijuana e sulla strumentalizzazione politica che ne ne è stata fatta a favore delle grandi farmaceutiche e dovremmo anche ricordarci che, il diritto alla salute è un diritto sacrosanto di tutti noi, e come curarci deve essere una nostra scelta.
Poter scegliere in che modo curarci deve essere un nostro diritto, non un imposizione delle grandi lobby di potere che si nascondono dietro governi consenzienti e case farmaceutiche per venderci ogni tipo di farmaco al solo fine di portare soldi nelle loro tasche a discapito della nostra salute, sulla nostra pelle.
Teniamo sempre ben presente che quando ci vendono un farmaco è sempre perché qualcuno ci guadagna, non perché i “Signori” sono preoccupati della nostra salute.
Sabrina Stoppa