Le multinazionali si prendono l’Argentina
Argentina: le multinazionali alla conquista di tutti i ministeri più importanti.
Uomini ritenuti molto vicini a grandi multinazionali ricopriranno ruoli chiave nel prossimo governo argentino che sarà formato dal nuovo presidente Mauricio Macri. Un vero smacco per una nazione che negli anni del kirchnerismo era riuscita a risollevarsi dal baratro dove era sprofondata a causa di un regime neoliberista ottuso, dove regnava l’irrazionalità economica e le politiche producevano profitti enormi per le grandi corporations e una certa classe dirigente corrotta, mentre il popolo languiva nella miseria e veniva spoliato di ogni bene.
Ogni dubbio circa l’effettiva volontà di Mauricio Macri di far ritornare indietro le lancette della storia in Argentina è svanito all’annuncio di alcuni uomini che andranno a ricoprire incarichi importanti nel nuovo governo del paese. L’Argentina si avvia ad essere eterodiretta dalle grandi multinazionali e da quella galassia bancario-finanziaria che l’aveva portata al fallimento, il tristemente noto default.
Qualche esempio potrà essere utile per comprendere al meglio la situazione.
La banca d’affari Jp Morgan siederà al ministero dell’economia grazie ad Alfonso Prat-Gay, 50 anni politico ed economista argentino, già dipendente del colosso finanziario statunitense e presidente della Banca Centrale della Repubblica Argentina quando Presidente della Repubblica era Eduardo Duhalde. Prat-Gray lasciò l’incarico per insanabili contrasti con Nestor Kirchner divenuto Presidente della Repubblica dopo Duhalde.
È utile ricordare che Jp Morgan in un rapporto del 2013 affermava la necessità di intervenire politicamente nei paesi del Sud Europa per imporre politiche di austerità, sostenendo che in questi paesi le Costituzioni adottate in seguito alla sconfitta dei fascismi fossero inadatte per raggiungere una «maggiore integrazione europea», in quanto «fortemente influenzate dalle idee socialiste».
La Shell, multinazionale operante nel settore petrolifero, si insedierà al Ministero dell’Energia direttamente con un proprio uomo. Infatti, Macri nominerà ministro Juan José Aranguren dal 2003 al 2015 presidente della filiale argentina di Shell.
C’è inoltre da dire che tra la compagnia petrolifera e i governi kirchneristi non è mai corso buon sangue; sono ancora tante le cause pendenti. Sarà interessante valutare come si muoverà l’ex capo di Shell, adesso che con ogni probabilità andrà ad operare dall’altro lato della barricata.
Al Ministero della Produzione vi sarà un altro uomo legato alla grande finanza: Francisco Cabrera, prima di fare ingresso in politica già dirigente di primo piano del gruppo HSBC, tra i più grandi e importanti a livello planetario.
Con Pablo Avelluto, giornalista ed editore, al Ministero della Cultura va ad insediarsi un esponente del gruppo Random House Mondadori Argentina. Avelluto è stato oggetto anche di numerose critiche per sue esternazioni sui desaparecidos e sulla proposta di licenziare i maestri che protestano per gli aumenti salariali.
Infine, per quanto riguarda l’Agricoltura abbiamo la Monsanto che piazza Leonardo Sarquís ex direttore generale della divisione sementi al Ministero delle Risorse Agrarie della Provincia di Buenos Aires. A questo proposito ‘Greenreport’ ha riportato quanto scritto dal quotidiano argentino ‘El Federal’: «Buenos Aires, oltre ad essere la capitale, anche economica, dell’Argentina, è il centro della produzione agraria ed avrà come ministro questa persona i cui precedenti non sono casuali.
Il pacchetto di sementi transgeniche (geneticamente modificate) che attualmente questa multinazionale introduce nel notro Paese nel marzo di quest’anno sono state catalogate dall’Organizzazione mondiale della salute (OMS) come possibili cancerogeni, come il glifosato, un agrochimico che causa danni al DNA e ai cromosomi nelle cellule umane analizzate».
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