Per chi ancora fosse scettico sulla reale utilizzabilità delle fonti di energia rinnovabile su larga scala, è arrivato il momento di ricredersi. Ha infatti ufficialmente iniziato la produzione di energia elettrica la mega centrale solare di Ivanpah, in California.
Costruita su una superficie di 3500 acri, quasi 2000 campi da calcio per intenderci, fornirà energia elettrica a oltre 140.000 abitazioni. Alla sua realizzazione hanno contribuito 2100 lavoratori, contribuendo quindi a creare molti posti di lavoro in un periodo di crisi, che non ha risparmiato neppure gli Stati Uniti; fra i principali soci, figura non a caso Google, da sempre molto attenta a investimenti promettenti e alternativi: in questo caso, la cifra complessiva per realizzare questa meraviglia tecnologica è pari a circa 2 miliardi di euro.
I 350.000 specchi che compongono l’impianto sono continuamente orientati da un computer per ottenere la massima quantità possibile di raggi solari; questa enorme energia viene fatta confluire su una torre centrale, che tramite acqua portata a temperatura altissima, muove una turbina in grado di produrre quasi 400 megawatt di corrente elettrica. Archimede sarebbe molto fiero di questa evoluzione dei suoi specchi ustori!
Nonostante il costo per kilowatt di questa centrale sia ancora decisamente superiore a quello di centrali a carbone o nucleari, non si deve sottovalutare l’impatto ambientale immensamente inferiore, per non parlare dell’assenza di rischi dovuti ad incidenti che, per quanto rari, possono essere così catastrofici da restare nella memoria collettiva per decenni. Ricordiamo anche che, a titolo di esempio, il tempo medio di smaltimento di una centrale nucleare è di ALMENO 100 anni. E’ evidente che ancora i tempi non sono maturi per abbandonare i combustibili fossili, ma vedere grandi aziende investire in energie alternative fa ben sperare per il futuro: solo grazie a cospicui investimenti in ricerca, potremo sperare di affrancarci dalla dipendenza da fonti energetiche inquinanti e comunque destinate ad esaurirsi.
Vi chiederete quanti decenni di lavoro ha richiesto, un’opera così titanica: 3, dicasi tre anni. Ebbene si, in altri Paesi le cose funzionano davvero. Già immagino la stessa cosa fatta da noi: cinque anni di progettazione, altrettanti di appalti, una ventina di processi per corruzione e frodi varie, quatto diverse inaugurazioni, tutte rigorosamente PRIMA della fine dell’opera. Costo iniziale previsto che alla fine come minimo quadruplica, e così via… Qualcuno ancora si stupisce che nessuna azienda seria voglia investire in Italia?
Almeno rallegriamoci del continuo sviluppo che altrove hanno le energie alternative, e speriamo presto di poterne anche noi godere i frutti.
Donato Corvi