Berlusconismo, società dell’immagine, spettacolarizzazione

berlusconismo1Il “Grande Fratello” con il suo essere reality show forse ha influenzato tante trasmissioni che vediamo oggi.
Tanti talk show politici fanno grande uso di “spettacolarizzazione dei drammi sociali” invitando platee di disoccupati, cassintegrati, precari etc. e dando un “canale di sfogo” al loro dissenso, alla loro rabbia, al loro malcontento e così facendo inscenano anche una sorta di reality momentaneo al di fuori degli studi in cui viene realizzata la trasmissione e talvolta anche all’interno dei luoghi dove è realizzato il programma.
L’eccessiva spettacolarizzazione che ricorda tanto il grande fratello è presente in tanti programmi sotto forma di spettacolarizzazione della notizia e dei drammi sociali come già detto. La spettacolarizzazione si accompagna spesso con grandi dosi di demagogia e populismo e talvolta anche con un “pizzico” di giustizialismo “che non guasta”.
Inoltre il “Grande Fratello” come tanti altri programmi è stato degno testimone di anni di berlusconismo: un berlusconismo che ha tradotto in Italia in forma cafona e pacchiana “la società dell’immagine” caratterizzante la società postmoderna contemporanea, una società del’immagine che propone mitologie, icone pop, divi, supereroi, sottoculture etc, una società dell’immagine che fonda sulla logica dell’apparire la sua forza, una società dell’immagine che genera desertificazione culturale, massificazione, appiattimento sociale etc.
Forse è stato ereditato dal Grande Fratello anche il registro linguistico “basso” talvolta presente in alcuni programmi anche se in minima misura.
Il berlusconismo e i “suoi” programmi, la società dell’immagine, la spettacolarizzazione, questi elementi sono ben presenti in tanti programmi che vediamo oggi alla televisione: programmi che “plasmano” le masse, programmi che “educano il popolino”, programmi che strumentalizzano il dolore, programmi che mercificano tutto ciò che può essere mercificabile, programmi che vendono idee e concetti in un immenso marketing multimediale interrotto da altri messaggi pubblicitari.
Il tutto in una narratologia di “verità molteplici” che si sostituiscono continuamente le une con le altre.

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