Il distopico – 18 marzo 2014: negli Stati Uniti esce nelle sale Divergent, primo capitolo della trilogia scritta da Veronica Roth (Divergent, Insurgent, Allegiant, quest’ultimo appena pubblicato anche in Italia). Nei nostri cinema lo possiamo vedere dal 3 aprile. In un prossimo futuro, il mondo non sarà più come lo conosciamo, ma sarà diviso da una barriera per tenere al sicuro la città da ciò che sta fuori. La società sarà divisa in cinque fazioni a seconda del carattere e della volontà: gli Eruditi, gli Abneganti, gli Intrepidi, i Candidi, i Pacifici e gli Esclusi, rifiutati dagli altri gruppi. Questo perché la catalogazione rende più facile controllare le persone da parte del governo. Beatrice Prior, ribattezzata Tris, nata in una famiglia di Abneganti, scopre di essere una Divergente, ovvero non rientra in nessuna delle categorie perché possiede i requisiti per appartenere ad ognuna di esse. E’ una razza rara e pericolosa per il governo, perché un’indole come quella di Tris è impossibile da tenere sotto controllo. La ragazza, consapevole di dover mantenere il segreto per la sua incolumità, si nasconde tra gli Intrepidi. Lì conosce Quattro, l’allenatore di chi, come lei, ha cambiato fazione rispetto a quella di origine. Insieme a lui tenterà di rovesciare il programma degli Eruditi di controllare le menti dei soldati per compiere un colpo di stato.
26 marzo 2014: disponibile in dvd La ragazza di fuoco, tratto dalla saga di Hunger Games di Suzanne Collins. In un futuro non troppo lontano, esiste un solo continente, Panem, diviso in dodici Distretti. Più un Distretto è lontano dalla ricchissima Capitol City, più è povero. Il Presidente Snow indice ogni anno gli Hunger Games, un reality show che prevede che ventiquattro ragazzi, due per ogni Distretto, si sfidino in un’arena in combattimenti al massacro. Solo uno sarà il vincitore, e, ricoperto di beni e ricchezze, dovrà girare per i Distretti per testimoniare la generosità di Capitol City. Katniss Everdeen, vincitrice dei 74esimi Hunger Games riuscita a salvare anche il compagno Peeta Mellark, parte con lui per il Tour della Vittoria. Ciò che scopriranno durante il loro viaggio è che il loro gesto – vincere in due, contro le regole del governo – ha scatenato nella popolazione una scintilla di speranza e una volontà di ribellione e rivoluzione.
Un avvenire apocalittico, una società distrutta, un regime totalitario. Sono solo tre dei molti aspetti comuni delle due saghe, che attingono da un genere nato molto prima, il distopico. Il termine distopia è da intendere come contrario di utopia ed è utilizzato in riferimento alla rappresentazione di una società fittizia (spesso ambientata in un futuro prossimo) in cui il potere pretende di controllare ogni aspetto della vita umana, e in cui il mondo è portato alla massima degradazione da disastri naturali per lo più causati dall’uomo. Esempi di opere di genere distopico sono le narrazioni fantapolitiche antitotalitarie della prima metà del Novecento, tra cui The Iron Heel, 1908, di Jack London, Noi, 1921, di Evgenij Ivanovic Zamjatin, 1984 (Nineteen Eighty-Four, 1948) di George Orwell e Farenheit 451, 1953, di Ray Bradbury.
Anche il panorama del cinema distopico è molto ampio. Basta citare, tra gli altri, Metropolis (Germania, 1927). Vent’anni prima di George Orwell, Fritz Lang immagina un 2026 in cui nei grattacieli di Metropolis vivono i ricchi industriali e nel sottosuolo i poveri operai muoiono ogni giorno dimenticati da tutti. Un cult negli anni Trenta, e fu addirittura uno dei film preferiti di Adolf Hitler.
Oppure possiamo parlare di Tempi Moderni (USA, 1936), in cui Chaplin riflette su temi quali la crisi, la recessione, la perdita del lavoro e un futuro roseo che non arriva. Quanto mai attuale.
USA, 1982: Blade Runner, che fu un flop ai suoi tempi, ora è considerato un film fondamentale. Adattamento del romanzo di Philip K. Dick Il cacciatore di androidi, racconta di una Los Angeles distopica del 2026, in cui la tecnologia ha creato esseri analoghi agli umani, i replicanti. Indimenticabile il monologo di Rutger Hauer sotto la pioggia.
Più recenti, troviamo V per Vendetta (USA, 2005), che vede un’Inghilterra in cui vige un regime totalitario instaurato da un partito neoconservatore che utilizzò la paura come catalizzatore per ottenere il consenso. Nascosto dietro la maschera di Guy Fawkes, l’anarchico V turba il sistema. Adattamento della graphic novel scritta da Alan Moore e illustrata da David Lloyd.
Ancora, I figli degli uomini (GB, 2006) in cui la popolazione è sterile, o A. I. Intelligenza Artificiale, dove Spielberg riprende un progetto di Kubrick. La lista potrebbe continuare ancora a lungo, culminando con Hunger Games e Divergent.
Perché amiamo tanto questo genere?
Forse per il fatto che riflette bene il disagio contemporaneo; forse perché attacca il potere e i suoi privilegi spesso insopportabili; forse perché è insito nella nostra natura voler indagare quale sia il seme della violenza e del dolore e quali potrebbero essere le conseguenze del narcisismo e della mania di grandezza dell’uomo; forse perché è facile immedesimarsi negli eroi protagonisti e il messaggio che trasmettono è che se si vogliono cambiare le cose il primo passo deve partire da noi.
Marta Mauri