“Quando un uomo o una donna qualsiasi, decidono di camminare, invariabilmente, presto o tardi, si trovano a dover scegliere tra due strade.
Da una parte la via dove si zoppica in cambio delle comodità, dei privilegi in cambio di tradimenti, dove si va in alto a costo di far cadere gli altri.
Dall’altra parte la via delle convinzioni ferme a costo di sacrifici, del disprezzo per la nostra fermezza, dell’oblio perché non si mente. Questa è la strada del dovere. E costretti a scegliere, gli uomini e le donne veri, sempre scelgono il dovere.”
Hassan al AssadLa citazione, scritta dal Subcomandante Insurgente Marcos, rispecchia perfettamente la vita di Hassan al Assad, giovane eroe della Resistenza siriana. Pur cosciente che la strada Giusta fosse impervia, faticosa e soprattutto rischiosa, ha deciso senza esitazione di tenere fede ai suoi Princìpi, ai suoi Valori, e con fierezza è andato incontro a morte certa pur potendo evitare di combattere grazie ad una licenza premio che gli aveva permesso di tornare a casa per alcuni giorni. Ma non poteva mancare nella battaglia di al Zaara. Non poteva lasciare i suoi compagni soli.
“Non possiamo lasciare la Siria in mano agli immondi” ripeteva e sentiva suo Dovere andare, combattere i terroristi che sgozzano le teste degli Sciiti, degli Alawiti, dei Cristiani e dei sunniti moderati e di tante altre etnie/religioni che hanno sempre coesistito pacificamente. Il mattino in cui ha deciso di salutare la famiglia orgogliosamente ha riferito di aver sognato il nonno (della famiglia Ramadan, capo spirituale alawita morto pochi mesi prima) che lo attendeva a braccia aperte, segno che non avrebbe fatto più ritorno a casa.
L’ultimo saluto alla famiglia prima di tornare tra le braccia del nonno facendo il proprio Dovere, dopo una giovinezza vissuta da Leone, senza paura di morire o di finire sgozzato come tanti suoi amici perché, diceva, “Questa testa me l’ha data Dio e solo lui deciderà quando togliermela”, e l’ultimo desiderio espresso: essere seppellito a fianco al nonno nel giardino della moschea di famiglia.
Hassanal Assad prega Hassan al Assad aveva 20 anni, libanese, ed aveva completato le scuole superiori, nel distretto di Tartus (Siria), ottenendo il voto massimo. Nonostante le indubbie qualità scolastiche non aveva potuto continuare gli studi perché l’università è sita in una zona a maggioranza sunnita molto pericolosa a causa della presenza degli estremisti.
Quando ha visto la Siria invasa dai terroristi finanziati dall’Occidente ha deciso di lasciare il Libano ed arruolarsi nei Comitati Popolari di Resistenza e Difesa siriani. Il padre, libanese, si è visto costretto a lasciare il lavoro di bancario a Tripoli, troppo rischioso perché la banca è in un quartiere sunnita e gli scontri armati tra sunniti contro alawiti e cristiani sono all’ordine del giorno. Quindi, il padre, ha deciso di lasciare Tripoli ed un lavoro che gli consentiva di vivere agiatamente per trasferirsi in Siria, dai parenti della madre, seppur in stato di povertà per carenza di lavoro, cercando di tirare a campare come elettricista.
Hassan al Assad ha fatto conoscere il suo coraggio nella Valle della Beqaa, negli scontri a Lattakia, nelle battaglie di Aleppo ma soprattutto è stato riconosciuto come un’eroe quando 9 mesi fa come “testa di ponte” riusciva a derattizzare la strada principale Khanasser per Aleppo in mano ai terroristi prendendone il controllo e consentendo all’Esercito di completare la manovra a tenaglia intorno ad Aleppo.Nei Comitati Popolari di Resistenza e Difesa si è distinto più volte nei combattimenti al fianco dell’Esercito Arabo Siriano e di Hezbollah tanto da essere scelto per corsi di perfezionamento che ha frequentato in altri Paesi limitrofi.
Nella sua ultima azione, durante la battaglia di al Zaara, la sua squadra era stata prescelta per bonificare un edificio. Erano 5 giovani ragazzi con coraggio da vendere. L’esplosione ne uccideva 4 sul colpo mentre, sfortunatamente, 1 di essi veniva catturato vivo. La sera i genitori del ragazzo catturato vivo potevano già vedere su internet il video in cui il figlio veniva sgozzato. Per recuperare i loro corpi c’è voluta qualche settimana, visto che i terroristi non volevano consegnare i corpi se non dietro riscatto.
Tutti i suoi assassini, finanziati dai governi occidentali è sempre bene ricordarlo, sono stati uccisi qualche settimana dopo. Il corpo di Hassan, sepolto accanto al nonno come desiderava, giace senza testa. Ma questo alla mamma nessuno glielo ha detto, sarebbe troppo straziante.
Hassan al Assad Promosso Tenente d’Onore sul campo, Hassan al Assad, ha sempre sostenuto “Vorrei udire quanto prima l’ultimo sparo di fucile in Siria, anche a costo che quel proiettile colpisse la mia testa”.
Ha speso la sua giovane vita nel più nobile dei modi: il martirio. Una vita da esempio. Una vita da Leone.
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