Garanti coi potenti, giustizialisti coi movimenti

manetteGaranti coi potenti – Anche Genovese, come tutti i suoi degni predecessori, ha diritto all’inchino ed al trito e ritrito, ipocrita e stancante garantismo all’italiana…quel garantismo a due facce, “responsabile” e “umano” quando a finire sotto l’occhio della magistratura sono i vari potenti di turno…prima o poi tutti ci finiscono, non perché la magistratura è cattiva, chiariamoci, sono loro che rubano…”istituzionale” ed attento “agli interessi dello Stato che non può cedere a sparute minoranze”, quando a finire in carcere sono i ragazzi, le persone dei movimenti, gli studenti, i No Tav, i No Muos, i disoccupati…allora lì, stampa nostrana e partiti corrotti di destra e sinistra, scatenano la lotta all’ennesimo “terrorista”, al nemico numero uno della “libertà” e della “sicurezza”, che bisogna fermare ad ogni costo, anche calpestando il diritto e le leggi.
“Davanti  alla legge, per il PD, siamo tutti uguali”, farneticava appena qualche giorno fa quel Renzi che ha permesso a Genovese mesi di libertà e tempo per inquinare prove e muovere pedine, perché, in Italia, se sei un politico, puoi attendere, con calma, pagato dai cittadini, seduto nelle aule parlamentari, che i tuoi amici, a seconda del clima che si respira in Italia, ti mandino o meno agli arresti per quel poco che basta per l’insorgere di gravi patologie che “costringeranno”, gli enti preposti, a concederti gli arresti domiciliari…o un simpatico intermezzo settimanale presso qualche casa di riposo, in modo che i tuoi affari puoi continuare a farli indisturbato.
Si indignano i giornalai di professione, quelli che campano grazie ai soldi dello Stato, senza i quali non scriverebbero neanche i testi delle fiction di Canale 5, per la “voglia di manette” (che tradotto in italiano sarebbe voglia di giustizia) che traspira dai banchi del M5S e che attraversa quell’Italia derubata del proprio lavoro e del proprio futuro da una casta che ingurgita tutto ciò che gli capita a tiro.
Perdere i propri “riferimenti” istituzionali, per quella grande parte di paese che magna grazie alle raccomandazioni, agli accordi incrociati, alle corruttele ed alle collusioni, rischia di far crollare quel castello di menzogne che si regge esclusivamente sul “lavoro comune” di chi ruba e di chi disinforma o tace.
Nessuna nota di indignazione, mi pare di aver letto, per l’accusa di terrorismo comminata a quattro attivisti No Tav, crollata difronte all’esame della Corte di Cassazione, che ha rimandato gli atti al tribunale delle libertà e chiesto di riformulare il reato…in effetti, in questo caso, non si tratta né di reati connessi a rapporti con la ‘ndrangheta o con la mafia, né di corruzione, né di vero e proprio esproprio dei beni pubblici, ma solo di chi lotta per difendere la sua terra da un massacro che porterà altri soldi nelle tasche dei soliti noti, ed il solito sfascio ambientale a chi ci vive.
Del resto i reati dei “colletti bianchi” hanno avuto sempre un trattamento di favore da parte dei soloni del giornalismo italico…come non interpretare il silenzio, di tutti gli organi di stampa, sul biocidio, commesso in Campania, grazie al silenzio delle Istituzioni, Napolitano in testa, ed al connubio tra “imprenditori” del Nord, organizzazioni criminali e pezzi dello Stato conniventi e collusi, se non come il “dovuto” sussiego a chi ti fa mangiare?
Si muore perché ci hanno tolto tutto, si muore perché la sanità è preda degli appetiti dei partiti e dei manager, da questi indicati, si muore per un inquinamento ambientale che non è mai stato né controllato, né fermato, al limite incentivato dalla mancanza di controlli e dalla corruzione dilagante, si muore per un territorio devastato da incuria e cementificazioni selvagge, volute da amministrazioni incapaci e corrotte.
Ma questi delitti, commessi da chi viene pagato per gestire la cosa pubblica nell’interesse dei cittadini, vengono relegati a semplice fatti di quotidianità,  resi “normali”, quasi inevitabili, da chi, difensore dei potenti e della propria poltrona, si fa beffa delle leggi e della verità.

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