Misteri d’Italia: ciò che lega gli omicidi Mattei e Pasolini
Gli omicidi dell’imprenditore Enrico Mattei e dello scrittore Pier Paolo Pasolini, secondo molti studiosi e storici, sono strettamente legati.
Il filo conduttore, come ricorda Gabriele Cruciata in un’articolo sul quotidiano online “l’Intelettuale Dissidente“, è il petrolio e le vicende legate alla principale azienda petrolifera italiana, l’ENI.
L’ENI fu fondata nel 1953 e Mattei, che ne era presidente, attuò una politica che mirava all’indipendenza energetica dello Stivale e che sfidava in questo modo il potere delle cosiddette “Sette Sorelle“, ovvero le più potenti compagnie petrolifere angloamericane che dominavano il mercato globale.
Come riporta le Wikipedia queste “Sette Sorelle ” erano:
- Standard Oil of New Jersey, successivamente trasformatasi in Esso e poi in Exxon (che comunque conserva il marchio internazionale Esso), in seguito fusa con la Mobil per diventare ExxonMobil
- Royal Dutch Shell
- Anglo-Persian Oil Company, successivamente trasformatasi in British Petroleum e ora nota come BP
- Standard Oil of New York, successivamente trasformatasi in Mobil e in seguito fusa con la Exxon per diventare ExxonMobil
- Texaco, successivamente fusa con la Chevron per diventare ChevronTexaco
- Standard Oil of California (Socal), successivamente trasformatasi in Chevron, ora ChevronTexaco
- Gulf Oil, in buona parte confluita nella Chevron.
Queste compagnie avevano monopolizzato dagli anni venti l’intero ciclo del petrolio, godendo di una forte egemonia politica nei paesi del Terzo Mondo e del sostegno del governo statunitense.
La Standard Oil faceva parte dell’impero economico dei Rockefeller, la Shell di proprietà della Corona inglese così come lo era l’Anglo-Persian Oil Company, in seguito passata ai Rothschild, la Texaco e la Gulf Oil invece erano di proprietà dei Mellon.
Mattei tentò di sfidare il loro monopolio avviando una politica energetica tesa all’indipendenza dell’Italia, facendo accordi anche con paesi come l’Iran e la Libia.
La notte del 27 ottobre del 1962 l’aereo su cui Mattei stava viaggiando insieme al giornalista statunitense William Mc Hale, esplose in volo senza lasciare scampo ai passeggeri.
Solo nel 2005 la giustizia italiana ha affermato che si è trattato di un’attentato, mentre sino a quel momento si era parlato di un semplice “incidente”.
Dopo la morte di Mattei, la dirigenza dell’ENI passò nelle mani del presidente della Montedison, Eugenio Cefis, e virò verso una politica filo-atlantista e l’indipendenza energetica quasi realizzata con Mattei, fu solo un ricordo.
Cefis, già cacciato dall’ENI al tempo per via di suoi presunti rapporti con la CIA, come rivelato da un’appunto del Sismi rintracciato dal pm Vincenzo Calia fu anche il fondatore della loggia P2, in seguito passata a Licio Gelli.
La P2, com’è noto, portava avanti una politica di stampo filo-atlantista e fu usata dalla CIA per consolidare l’influenza statunitense in Italia.
Forti sospetti sul suo coinvolgimento nell’omicidio di Mattei furono avanzati da Pasolini e dal giornalista Mauro De Mauro, quest’ultimo rapito dalla mafia e mai più ritrovato.
Nel 1974 Pasolini scrisse un celebre articolo sul Corriere della Sera, in cui affermava di essere certo d’aver colto un nesso tra i molti eventi che avevano scosso l’Italia in quel periodo, come la strage di Piazza Fontana,la bomba sull’Italicus e l’attentato di Piazza Della Loggia.
Come ricorda ancora Cruciata, i due protagonisti di “Petrolio“, l’ultimo romanzo dell’intellettuale rimasto incompiuto a causa della sua morte, non sarebbero altro che Mattei e Cefis, seppur “nascosti” dietro falsi nomi.
Secondo Pasolini, Cefis sarebbe stato il principale ideatore italiano della “strategia della tensione“, e con l’aiuto della CIA, dei colonnelli greci, della mafia e di alti rappresentanti della politica, avrebbe messo in atto una sorta di “golpe” silenzioso, il cui primo passo sarebbe stato costituito dalla pianificazione dell’omicidio dello stesso Mattei.
Una fonte molto importante per il lavoro di Pasolini fu il libro-inchiesta “Questo è Cefis” di Giorgio Steimetz, un’opera pubblicata nel 1972 e incredibilmente sparita dopo pochi mesi dal commercio, al tempo.
Inoltre, nel 1974 si scoprì che l’allora direttore del SID, il membro della P2 Vito Miceli, inviava quotidianamente un rapporto sull’operato dei servizi allo stesso Cefis.
Ciò che emerge è indubbiamente un quadro complicato e intricato, che per essere meglio compreso, è necessario integrare anche con altre vicende che hanno segnato quegli anni, come l’omicidio Moro, di cui ho parlato nell’articolo “l’omicidio Moro e quegli oscuri intrecci tra CIA, P2 e KGB”, e a cui rimando, e più in generale a tutti quei tristi eventi legati al periodo noto come “strategia della tensione”.
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