Milano ha l’onore di ospitare, fino al 27 aprile 2014, a Palazzo Reale un evento imperdibile dedicato a Kandinsky. Organizzata in collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi, da cui proviene la collezione, e curata da Angela Lampe, responsabile del museo parigino, la mostra si presenta come una monografia su uno dei più grandi artisti astratti di tutti i tempi.
Il percorso espositivo comincia in modo sorprendente staccandosi, solo un attimo, da quello che sarà il rigido percorso cronologico che permetterà allo spettatore di ricostruire, come fosse un viaggio, un’ampia e completa retrospettiva sull’opera del genio russo. Nella prima sala infatti si trovano le pitture parietali prodotte nel 1977 dal pittore restauratore Jean Vidal. Si tratta di opere create rispettando fedelmente i cinque guazzi originali di Kandinsky eseguiti nel 1922 per decorare un salone ottagonale della Juryfreie Kunstausstellung di Berlino.
La mostra è suddivisa in quattro periodi ben definiti, come ben definiti sono gli spazi di Palazzo Reale che accolgono le opere, ognuno dei quali caratterizzato da un colore di pareti ben preciso: in ordine grigio, blu, nero e blu scuro.
Il primo periodo affrontato è quello che il pittore trascorre a Monaco (1896-1914). Qui esordisce con paesaggi ancora tardo-impressionisti come Schwabing, Sole Invernale (1901) e con tempere simboliste fino ai primi dipinti antinaturalistici in cui traduce la realtà attraverso immagini piatte fino a staccarsi totalmente dal reale con immagini astratte. Opera emblematica che rappresenta proprio l’inizio del cammino verso l’astrazione, è sicuramente Improvvisazione III (1909) dove Kandinsky si allontana dalla imitazione del reale per dare vita all’immagine sintetica, piatta e bidimensionale di un cavaliere dove le campiture vivaci dei colori sono racchiuse da linee di contorno nette.
Successivamente il pubblico incontra il periodo russo (1914-1921) quando Kandinsky ribadisce la sua propensione per l’astrazione. In questi anni però l’artista oscilla ancora tra momenti in cui permane una certa riconoscibilità e altri in cui si immerge totalmente nella sua “musica interiore”.
Seguono gli anni del Bauhaus (1921-1933) dove i titoli stessi delle sue opere quali: Arancione (1923) e Giallo-Rosso-Blu (1925) sottolineano lo stretto rapporto tra colori e forme geometriche.
La mostra termina con il periodo parigino (1933-1944) quando all’interno delle tele di Kandinsky troneggiano le forme biomorfe, quali insetti, amebe e creature degli abissi: un microcosmo nel quale il pittore si immerge per allontanarsi dall’angoscia della guerra.
Opera significativa di questa ultima sezione è sicuramente Azzurro cielo (1940), quadro emblema della mostra.
Elisa Giulia Chiesa
1 commento
Una bella recensione, si intuisce già il percorso che si andrà a fare nella mostra… che mi pare di capire sia ben curata. Stavo cercando informazioni perchè l’anno scorso sono stata a quella di Pisa ma non mi ero trovata molto bene: approfitterò di Milano per un incontro ravvicinato con Kandinsky degno di questo nome! Amo l’arte in generale, ma ho un interesse particolare per Kandinsky, tanto che mi sono ispirata a lui e allo “Spirituale nell’arte” per scrivere un e-book a bivi (librogame e affini sono un’altra mia passione 🙂
Se ti può interessare lo trovi gratuitamente sul sito di Porto d’Arti, l’associazione culturale che l’ha “preso in cura”: http://www.portodarti.it/ilrisveglio_kandinsky.html
(volendo c’è anche una pagina Facebook dedicata: https://www.facebook.com/kandinskyconspiracy?ref=hl )
Nel caso fammi poi sapere cosa ne pensi 🙂
Grazie a te Elisa e agli altri autori di questo variegato spazio virtuale che ancora non conoscevo.