Nella provincia cinese dello Yunnan, situata nella parte sud-occidentale della nazione, c’è una splendida e romantica cittadina di nome Dali: un gioiello antico di giada contornato da montagne e picchi innevati, immense risaie e campi di frumento.
A Dali vive il popolo dei Bai, che si dedica alla pesca, alla lavorazione del marmo e alla creazione di oggetti artigianali come tovaglie, borse e costumi tradizionali, tutti realizzati in canapa grezza e tinti del tipico colore blu, ricavato dal succo di un’erba particolare chiamata “Banlangen”. Un tempo Dali, il cui nome significa appunto “marmo”, è stata fulcro importantissimo dell’ antica “Via del Tè e dei Cavalli”, pendice della Via della Seta, che collegava la regione dello Yunnan al Buthan, al Nepal, al Sikkim e all’India. Durante la Dinastia Tang, l’epoca di maggiore apertura alla religione buddista, questa città era chiamata “Terra di Buddha” e ancora oggi la sua fede è una mescolanza di religione indiana, tibetana, cultura tribale Bai, taoismo e sciamanismo. Dell’epoca Tang rimangono molti templi e le tre pagode color avorio che sorgono nel cuore della città vecchia e che si specchiano nell’enorme lago salato Erhai.
Il lago è di origine marina e ha la forma di un orecchio; ogni giorno i pescatori, spostandosi con giunche di bambù, pescano carpe fresche e gamberi servendosi dei cormorani. Le campagne verdissime sono disseminate delle tipiche fattorie e delle locande per turisti: tutti cottage bianchi e solidi, con tetti ricurvi di pietra, portoni di legno intarsiato con motivi di draghi e di fenici, e, appesi alle pareti, tanti azulejos di ceramica colorata raffiguranti paesaggi naif di monti e fiumi. I cortili interni alle abitazioni, di forma quadrata e decorati con vasi di camelie, piante grasse e alti ficus, sono caratteristici luoghi di ritrovo per scambiare due chiacchiere e improvvisare concerti di musica con strumenti tradizionali a corda. Su di essi si affacciano tutte le stanze della casa, disposte su due piani e collegate da scale strette e ripide che conducono ai ballatoi di legno laccato.
I Bai sono un popolo elegante, ospitale e discreto. Amano molto il bianco, colore dominante che caratterizza i costumi, i turbanti e le mura delle case. Il costume tipico delle ragazze giovani in età da marito ha dei ricami preziosi e un grembiulino rosso o rosa, mentre quello delle donne sposate e anziane è blu o verde. Il cappello è sempre bianco, perché simboleggia la neve perenne sul monte Cangshan; ha tante azalee rosse ricamate e specchietti tondi e lucidi inseriti nel tessuto, che riflettono una luce argentata e rappresentano la luna che di notte si specchia nel grande lago salato. Il cappello delle giovani ha inserita nel cappello una lunga criniera di fili bianchi di seta, che cade dolcemente sulla spalla e indica a tutti il loro nubilato.
Oltre alla luna, i Bai venerano la farfalla. Questo insetto è il simbolo dell’amore e del romanticismo; di solito le ragazze ricamano un centrino di pizzo con motivi di farfalle e lo regalano al fidanzato. La famosa Fonte delle Farfalle è meta turistica e luogo di ritrovo di tutti gli innamorati della zona, che, vicino all’acqua, esprimono desideri gettando sassolini nella fonte. Se la ragazza pensa all’amato e lancia il sasso nella direzione giusta, il giovane le si avvicinerà, ma, se sbaglia a lanciarlo, potrebbe avvicinarsi all’improvviso un altro ragazzo! Il nome tipico delle ragazze è Jinhua o “Fiore d’Oro” , in ricordo di una bellissima principessa che, insieme al suo sposo, fondò il glorioso impero di Nanzhao o Regno del Sud, contemporaneo alla dinastia cinese Tang e all’alto Medioevo europeo. I ragazzi si chiamano quasi tutti Ah Peng, oppure Chuga, che significa “forte”.
Visitando una fattoria Bai si nota subito l’ospitalità dei contadini. Durante un rituale molto accurato, i padroni di casa offrono all’ospite tre tazze di tè, che simboleggiano le tre età della vita. Sono preparate e offerte nel giusto ordine e rifiutarne una è indice di maleducazione. La prima tazza contiene tè verde amaro e intenso, e rappresenta la giovinezza, caratterizzata da stenti, fatiche e duro lavoro; la seconda contiene tè rosso pregiato, con aggiunta di latte, zucchero di canna, scaglie di mandorle e, a volte, di formaggio: ha un gusto dolciastro come la mezza età, il periodo di maggiore benessere e agiatezza. La terza tazza è tè allo zenzero e rappresenta la vecchiaia; il sapore dello zenzero, pungente e aromatico, rimane a lungo nel palato, come un’ombra delicata di nostalgia. I Bai sostengono che, bevendo questo tè dal gusto insolito, i ricordi del passato affiorino alla mente come le ninfee sulle acque del Lago Erhai. Si possono assaggiare le tre tazze di tè anche sul battello che dalla spiaggia porta alle piccole isole in mezzo al lago, su cui sorgono graziosi templi buddisti. Quando si approda su un’isola, i pescatori del luogo offrono ai turisti cartocci colmi di gamberetti fritti.
La cucina Bai si basa soprattutto sul riso e sul pesce fresco del lago, ma anche sulla carne di pollo e di maiale. La carpa viene prima saltata nel wok e poi cotta in una terrina di coccio insieme a tofu, carote, cavolo e formaggio di capra. Anche la terrina di maiale, pollo e prosciutto salato è deliziosa con l’aggiunta di funghi saporiti e di petali di magnolia. A Dali ci sono tantissime specialità gastronomiche, tra cui le nuvole di drago fatte con farina di piselli, le cavallette fritte, le fettuccine di riso fredde e condite con salsa agro piccante e i sottili e croccanti ventagli di formaggio , tipici di questa zona, e introvabili in altre province della Cina.
La festa più importante dei Bai è la fiera di marzo, anche chiamata “Festa di Guanyin”, durante la quale si ringrazia la divinità femminile protettrice della famiglia e del raccolto. Cade il quindicesimo giorno del terzo mese del calendario lunare e coincide con la prima decade di aprile. In questi giorni si svolge un grande mercato: artigiani e contadini del luogo espongono tantissimi prodotti tipici come piante ed erbe medicinali, funghi, pelli di animali, statuette di terracotta, tessuti variopinti, batik, scarpe di stoffa ricamata, sandali di paglia intrecciata, spezie, bacche saporite, snack piccanti e succulenti. Ci sono canti e balli tradizionali, musiche di tamburelli, ocarine, mandolini a tre corde e flauti ricavati da zucche svuotate e lasciate seccare al sole… e poi si può assistere all’opera folcloristica, a recite teatrali con animali fatti di bambù e di cartapesta, a sfilate di vecchietti che saltano e ballano impugnando grandi ventagli di carta di riso. È un’occasione per stare insieme e fare nuove conoscenze. In particolar modo gli anziani vedovi approfittano di questo evento per andare alla ricerca del primo amore, con l’intenzione di rivivere il rapporto e risposarsi presto.
Fiori Picco