Quando l’amministrazione Obama ha annunciato l’intenzione di fermare la vendita interna dell’avorio, la National Rifle Association ha invitato i suoi membri a mobilitarsi contro il divieto.
L’NRA ha detto che era d’accordo con l’obiettivo di porre fine alla vendita, per via dell’estinzione degli elefanti, a causa del bracconaggio, ma ha anche avvertito nello stesso momento che qualcosa di molto più importante era in gioco” Questo è un altro tentativo più generale, da parte di questa amministrazione, di vietare l’utilizzo delle le armi da fuoco.”
Quando si tratta di difendere i diritti del possesso di armi, niente è apparentemente troppo importante per la NRA, nemmeno il commercio dell’ avorio. Tra le epiche battaglie sostenute dall’Associazione, tra cui gli scontri recenti a seguito del massacro di Sandy Hook nella scuola elementare in Connecticut, ci sono stati più piccoli scontri riguardanti l’argomento della difesa personale.
Infatti, l’NRA non porta avanti grandi scontri, ma combatte singoli casi.
Parte della loro strategia politica è quello di cercare per qualsiasi problema, in ogni luogo, un momento dove si possa esercitare una certa pressione politica, perché la strategia più efficace è essere aggressivo e sempre sull’offensiva.
Lo scorso autunno, la NRA è entrata nell’American Civil Liberties Union per esprimere allarme per il programma di sorveglianza del governo, dicendo che la raccolta massiccia di dati della National Security Agency era un affronto al Primo emendamento. Nel caso del divieto della vendita di avorio la NRA vede questo evento come “un altro esempio del governo di estendere la sua lunga mano invadente nel limitare le libertà di quei cittadini rispettosi della legge.”
La NRA sostiene che il divieto della vendita di avorio potrebbe impedire ai possessori di armi, di vendere armi da fuoco ornate con questo materiale. Il divieto renderebbe automaticamente molte collezioni di armi da fuoco senza valore.
Gli antiquari, nonché musicisti con strumenti decorati con il materiale, si oppongono al divieto, che potrebbe entrare in vigore nel mese di giugno.
La NRA si è spesso seduta a guardare, come i medici e gli altri esperti nella professione medica, abbiano condannato la violenza armata come una questione di salute pubblica. Infatti, i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie hanno, per anni, raccolto dati in materia.
Quattro anni fa, l’NRA ha redatto un emendamento che è stato tranquillamente inserito nella legge federale della sanità. La disposizione, inserita nell’ Affordable Care Act, sotto il titolo “Tutela del Secondo Emendamento per i diritti del possesso di armi”, permette ai medici e agli assicuratori sanitari di raccogliere e divulgare informazioni riguardo la detenzione di armi da fuoco del paziente.
L’influenza della NRA a Washington è molto forte. Anche dopo l’ indignazione pubblica per ciò che è successo a Sandy Hook, la potente lobby delle armi ha continuato a difendere l’introduzione di una nuova legislazione, secondo cui si dovrebbe ripristinare il divieto federale, ormai defunto, riguardante le armi d’assalto. La NRA è intervenuta anche in altri processi che hanno scosso l’America: tra i più importanti, il processo in cui gruppi ambientalisti hanno citato in giudizio il governo per forzare l’ Environmental Protection Agency a limitare l’uso di munizioni di piombo; l’NRA si è precipitata in difesa del governo.
I gruppi ambientalisti hanno affermato che la loro lotta non riguardava solo la limitazione del diritto di caccia, riguardava più che altro il divieto di cacciare con fucili caricati a pallini di piombo che poi penetrano nel suolo, procurando l’avvelenamento sia della terra che poi successivamente della fauna. Per il momento, nessun processo in atto, è mai riuscito ad arrestare questa potente lobby: il consenso americano per la detenzione di armi, per difesa personale, è un concetto ancora troppo radicato.
Con grande onore oggi mi trovo ad intervista i Perturbazione, gruppo che quest’anno ha partecipato all’ultimo festival di Sanremo, classificandosi sesti nella classifica generale, con la loro L’Unica. Ragazzi intanto vi ringrazio per averci concesso questa intervista, partiamo subito con le domande….
1) Come si è creato il gruppo originale?Sui banchi del Liceo Scientifico Darwin. Nacque prima l’idea di creare un gruppo e poi quella di tentare di imparare a suonare per renderlo possibile.
2) Come descrivereste il vostro stile con una parola?Cass-Pop Rock (è un tributo al locale che frequentiamo e si chiama Casseta Popular).
3) Secondo voi, è stata una buona mossa cantare le canzoni anche in italiano?È stata una scelta consapevole. Quando il tuo pubblico è formato dal 99,9% da persone di lingua italiana, lavorare in una direzione opposta avrebbe due sole possibili spiegazioni: il fine didattico o il suicidio.
4) Se poteste decidere di collaborare con un artista internazionale, con chi vorreste farlo?Non abbiamo un artista in particolare, vorremo collaborare con qualcuno che si dimostri interessato alla musica che facciamo. Ognuno è il benvenuto.
5) Il vostro ultimo singolo “L’unica” ha superato il milione di visualizzazioni si Youtube; ve lo aspettavate?Per ogni canzone che si scrive si spera in un World Day dedicato ad essa. Poi non ci si aspetta mai nulla.
6) Sbirciando sul vostro sito, abbiamo visto che il vostro ultimo album “Musica x” è acquistabile anche in vinile, come mai questa scelta?
Per la stessa ragione per cui esiste il sapone liquido e quello solido. Ognuno decide in quale forma preferisce utilizzarlo.
7) Che consiglio dareste a un giovane artista, per muoversi al meglio nel mondo della musica? Ci abbiamo messo 20 anni ad essere un pò più conosciuti. Di seguire il consiglio di qualcun altro.
8) Da chi è venuta l’idea di proporre “In circolo – Dieci anni dopo”? In qualche modo dal pubblico stesso. In Circolo aveva lasciato il segno nei nostri ascoltatori. La stessa rivista Rolling Stone l’ha collocato nei 100 dischi di musica italiana di tutti i tempi. Ci sembrava doveroso tributare un tour per commemorarne l’uscita, visto che nel frattempo la generazione che l’aveva ascoltato era cresciuta e una nuova si affacciava ai trenta con le stesse problematiche di quella precedente.
9) In che modo, il Festival di Sanremo, vi ha arricchiti musicalmente? Musicalmente ci ha spinti ad utilizzare un’orchestra, una delle cose più belle che possano capitare a chi suona.
10) A cosa state lavorando per il futuro? Potete darci qualche anticipazione? A dei brani nuovi e ad una sonorizzazione di un film muto.
11. Che ambizioni avete per il vostro ultimo disco, dove vorreste portarlo? Non ci poniamo termini, ovunque possa arrivare.
12) Tra le numerose date del vostro tour, qual’è e stata quella più emozionante? Ogni data fa storia a sè. Sarebbe come chiedere se si vuole più bene al papà o alla mamma.
Fate un saluto ai vostri fan…. Un grande abbraccio ai nostri ascoltatori
L’inserimento presso una scuola materna è un momento di transizione sia per la famiglia che per il piccolo/a. Il piccolo, iniziando la frequentazione della scuola materna, affronta un processo di cambiamento di contesto: da quello familiare conosciuto e consueto, ad uno nuovo e diverso. Questo processo, che in genere si compie nell’arco di alcune settimane, coinvolge direttamente anche gli adulti che stanno intorno al bambino, i genitori da una parte e gli educatori dall’altra.
La complessità del processo richiede la partecipazione attiva e armonica degli adulti all’interno di un sistema organizzato di spazi, tempi e situazioni.
Si tratta quindi di un periodo molto delicato che coinvolge diversi soggetti, prima di tutto il bambino, poi la mamma e il personale della scuola. Si lavora generalmente su diversi fronti. E’ necessario che il passaggio del bambino dalle coccole materne alle premure dell’educatrice sia molto graduale ed il tempo, perché si completi l’inserimento, varia a seconda del bambino.
Dipende dalla professionalità del personale capire i tempi necessari; ogni inserimento, quando è possibile, deve essere effettuato con un piccolo gruppo di bambini attraverso l’organizzazione e la creazione di angoli di attività. Nella maggior parte delle scuole materne ed, in generale in tutte le strutture dove son presenti bambini che debbono staccarsi per la prima volta dai genitori, si affronta un colloquio iniziale chiedendo alla mamma la disponibilità di tempo di circa una settimana.
Non si ritiene affatto proficuo né per la mamma né per il suo piccolo che l’inserimento venga effettuato da persona diversa che non sia la madre stessa,a quest’ultima le si richiede pazienza e “cuore duro” affinché il processo di inserimento si completi in modo quanto più possibile indolore sia per lei che per il suo piccolo.
In generale si procede così: viene fissato un appuntamento tra l’educatrice, la madre ed il bambino. Il primo giorno il bambino con la mamma e l’educatrice viene trattenuto per circa mezz’ora nella zona dell’accoglienza (non in classe); questo primissimo incontro è fondamentale per capire l’approccio da utilizzare con il piccolo durante l‘inserimento. Spesso più i bambini sono piccoli più l’inserimento avviene facilmente e con meno problemi.
In fase di colloquio iniziale il personale potrà comunicare alla mamma la metodologia da seguire per l’inserimento del suo piccolo. A volte basta far entrare il bambino nella stanza dei giochi per distrarlo ed inserirlo subito e senza traumi, altre volte il distacco dalla mamma richiederà un po’ più di tempo, in altri casi ancora saranno necessari piccoli inserimenti graduali che durano per più giorni.
In tutti i casi comunque il primo giorno le mamme aspettano fuori dalla stanza per un pò, in modo da consentire al piccolo di scoprire il nuovo ambiente e fare conoscenza con i nuovi amici e con noi che ci prendiamo cura di lui. Dal secondo giorno in poi la mamma può allontanarsi, se il piccolo è sereno, ma deve garantire la reperibilità immediata. Il bambino in media si trattiene circa tre ore. Trascorsi i primi 2/3 giorni il discorso diventa ancora di più individuale; ci sono bambini che dopo tre giorni non chiedono della mamma prima di tre ore, altri che non riescono a rimanere più di due ore. Per tutti vale la regola che la prima settimana non si effettua la refezione ma vanno via prima del pasto. Solitamente è il personale a comunicare se i piccoli sono pronti o meno per mangiare assieme agli altri.
L’attenta osservazione del comportamento del nuovo ospite è di fondamentale importanza nella delicata prima fase dell’inserimento. E’ attraverso tale osservazione infatti che è possibile individuare e scegliere il momento più adatto, perché meno intrusivo, per intervenire nella complessa dinamica del rapporto madre-figlio. E’ necessario individuare i segnali anticipatori del progressivo distacco del piccolo dalla sua mamma e con esso la conquistata capacità del bambino ad essere disponibile e pronto nei confronti del nuovo ambiente.
Durante l’inserimento possono essere leggibili quei comportamenti che segnano lo spostamento dell’attenzione del bimbo dalla madre all’ambiente. Si noterà che all’inizio il bambino è si fisicamente nella stanza, ma psicologicamente è attaccato al genitore, gli sta in braccio, lo guarda, lo tiene per mano ecc; in un secondo
momento il bambino si stacca dalla mamma per spostare la sua attenzione sull’ambiente; in una terza fase si stabilizza il distacco fisico dalla mamma (la saluta, a volte).
Dal punto di vista psicologico si stabilisce così un significativo contatto, interesse, attenzione nei confronti del nuovo ambiente. Quando è avvenuto il vero e proprio distacco sia fisico che psicologico del piccolo dalla madre, l’educatrice può intervenire di fatto, superando la fase del contatto e del sostegno a distanza (con lo sguardo, il sorriso) e manifestando la dichiarata ed esplicita intenzione di interagire con il piccolo, avvicinandosi fisicamente.
E’ indubbio che quando il bambino si sente rassicurato nel nuovo ambiente e tenta di allontanarsi dalla mamma per iniziare piccole attività di esplorazione delle opportunità e dei materiali di gioco, si fa impegnativo il ruolo dell’educatrice che, attraverso un progressivo avvicinamento, dovrà rinforzare e confermare la voglia di giocare del piccolo, ponendo attenzione soprattutto a mediare le “intrusioni” degli altri bambini che potrebbero riattivare l’ansia da separazione dalla madre. Gli altri piccoli vanno preparati all’arrivo del nuovo compagno e sarà compito del personale creare uno “spazio di accoglienza” tra gli altri bimbi.
Quando i bambini cominciano ad interagire fra loro che è possibile affermare che sono “entrati” a scuola. Bisogna essere molto determinati sull’inserimento; si chiede alle mamme di prendere permessi sul lavoro perché la prima settimana sono loro che devono accompagnare i bambini e sono loro che li devono riprendere: questo evita che si manifesti la paura dell’abbandono e consente anche di instaurare dall’inizio un chiaro dialogo con la mamma. Un buon inserimento consente al bambino di stare bene, fa evaporare i sensi di colpa delle mamme, e consente al personale di esprimere al meglio la propria professionalità.
A seguito di queste riflessioni, si consiglia al genitore la massima collaborazione, disponibilità e pazienza durante questa delicata prima fase, insistendo sull’importanza di un inserimento graduale. Il personale della struttura avrà un colloquio continuo con i genitori per quanto riguarda l’aspetto organizzativo (orario, biancheria da portare, regolamento sanitario) e per una prima conoscenza del bambino, con particolare riferimento all’alimentazione, al sonno e alle abitudini quotidiane. Per facilitare gli inserimenti scolastici è importante che i genitori siano pronti a separarsi dal bambino quasi quanto lo sia il bambino stesso.
I genitori vedono l’ingresso del loro piccolo al nido o alla materna come l’inizio della fine dell’intimità e devono affrontare prima le proprie difficoltà per il distacco dal piccolo per potere aiutare il bambino a superare le sue. A entrambi i genitori spiace molto quando devono lasciare un bambino piccolo alle cure di qualcun altro. L’attaccamento appassionato che si è sviluppato nei primi mesi di vita del bambino è molto intenso.
Il primo vero distacco è destinato a portare una reazione dolorosa. Quando i genitori affidano il bambino a un’altra persona, proveranno spesso sentimenti di solitudine, colpa, impotenza e perfino rabbia. Il distacco e il ricongiungimento quotidiano con il bambino diventano eventi estremamente carichi di significato. “Perché gira sempre la testa dall’altra parte ogni volta che vado a prenderlo? E’ arrabbiato con me?” Esprimere questi sentimenti normali e universali può servire a ridurne l’intensità. Imparare a comprendere il dolore della separazione e le relative difese può portare a modi per controllarli senza sminuire l’intensità del rapporto. Il senso di colpa è una forza potente e stimolante. Induce le persone a trovare soluzioni per far fronte al distacco. Il bambino ce la farà se ce la faranno i genitori. I bambini ricevono amore in abbondanza da tutti ma hanno bisogno di sapere che i genitori sono lì per loro, alla fine di ogni giornata.
Il bambino dal canto suo, imparerà i propri modi di far fronte al distacco dai genitori se viene affidato alle cure di una persona affettuosa. Le sue proteste quando la madre lo lascia sono necessarie e salutari. Poi però saprà fare riferimento a quella persona. E’ importante per il bambino sviluppare un rapporto affettuoso con chi si prende cura di lui a scuola. Quando arrivano i genitori , i bambini spesso distolgono intenzionalmente lo sguardo da loro, come per controllare l’intensità dei propri sentimenti scatenati dal tanto atteso incontro con queste persone per loro così importanti. Poi, con tutta probabilità, cedono alla tensione. Per tutto il giorno hanno
conservato la loro protesta, i forti sentimenti, per le persone delle quali possono fidarsi. Non c’è da meravigliarsi se chi lo ha assistito tutto il giorno dirà “Non fa mai così con me”. I genitori devono capire che queste reazioni intense sono necessarie per un appassionato riabbraccio. Quando si comprende che il dolore della separazione è, in primo luogo, un problema dei genitori, si può imparare a gestirlo.
Parte della sfida consiste nell’imparare a dividere se stessi in compartimenti. Il bambino sa farlo. Quindi possono farlo anche i genitori. Una volta trovata la migliore assistenza possibile ed essersi assicurati del fatto che il bambino si trova al sicuro nelle mani di qualcuno che lo ama e lo accudisce, bisogna avere fiducia in quella persona. E’ difficile, perché una naturale competizione affiorerà a ogni distacco e ricongiungimento. Alcuni accorgimenti possono essere di grande aiuto.
Li riportiamo qui di seguito:
Alzarsi presto per dedicare alcuni minuti alle coccole e per giocare tranquillamente con il bambino prima di lasciarlo alle cure di un’altra persona.
Lasciare che rifiuti il cibo. Permettere che faccia capricci quando si cerca di vestirlo. Pochi momenti di questo tipo gli daranno la sensazione di avere il controllo della giornata. Quando si trova con l’altra persona potrebbe non osare esprimere il suo desiderio di negativismo.
Non appena sarà abbastanza grande, prendere l’abitudine di parlare con lui del distacco, ma aggiungere sempre che si tornerà a prenderlo. Questo è molto importante tanto per il genitore quanto il bambino. In tal modo si preparano entrambi al momento della separazione.
Arrivati a destinazione, il genitore può concordare con la persona che si prenderà cura del bambino un rituale finalizzato al distacco. Non prolungate il momento del distacco, ciò renderebbe tutto più difficile.Siate preparati a eventuali proteste. Quando lo si lascia, si da al bambino la possibilità di protestare ma anche di dedicarsi alle attività della giornata. I bambini hanno una considerevole capacità di recupero in un ambiente che li rispetta e si interessa a loro.
Sul carro del vincitore – Con la crescita di Renzi nei sondaggi molti hanno pensato di “cambiare casacca” per sfruttare al meglio la situazione. Cominciamo da Claudio Bucci, candidato alle europee nelle liste del PD ed ex- Forza Italia ed ex-IDV. Poi Ilaria Bonaccorsi candidata anche lei ora col PD e in passato candidata nel 2008 con la Sinistra Arcobaleno per il Comune di Roma. Poi c’è anche Andrea Zanoni, ex-IDV e Marco Zambuto, ex-UDC.
Il trasformismo si sa è stato un fenomeno sempre presente nella politica italiana e su questo non c’è poi molto da dire.
Invece è importante sottolineare che chi si proponeva come nuovo invece porta avanti “sul carrozzone” dei “riciclati” della politica.
Sul carro di Renzi c’è di tutto come è evidente, dalla sinistra antagonista al centro: tutto in linea con il nuovo PD, ormai un partito post-ideologico che raccoglie il tutto e il contrario di tutto, un partito post-ideologico che con il suo segretario premier esprime un discorso del fare, della concretezza, degli obbiettivi raggiunti, un discorso che è una sommatoria di idee e progetti del PD e quelli di altri partiti. Un partito il PD che promuove anche riforme di destra e idee “rubate” al Movimento 5 Stelle.
Ebbene sul carro del vincitore sono saliti anche quelli che una volta erano “ostili” a Renzi come D’Alema, Cuperlo, Bersani, Civati, un carro del vincitore che sembra ormai “un’armata Brancaleone” allo sbaraglio che però riesce a vincere a differenza del passato come si è visto già in molte elezioni amministrative.
Un partito del caos, delle infinite correnti, un partito che per tanti versi ricorda anche la Democrazia Cristiana e non dimentichiamo che al suo interno racchiude anche tanti esponenti della vecchia DC che si sono alleati con altri esponenti ora nel centro e nel Nuovo Centrodestra, alleanza mirata forse a ricostruire la vecchia “balena bianca”.
Il senato ha approvato in quarta lettura il DDL sul voto di scambio politico-mafioso. La notizia è su tutti i giornali: il tanto discusso 416ter.
Eppure l’opinione pubblica, né i giornali, né i vari media parlano mai del voto di scambio tra l’elettore e il politico (protettore). Una pratica in auge un po in tutta la penisola italica, una pratica che condiziona il futuro di tante persone.
Il voto di scambio politico-elettore è figlio di mali come il nepotismo, il familismo, il clientelismo. Raccomandati, segnalati, preferiti, cugini, parenti, conoscenti “vanno avanti” mentre altri, in minoranza, rimangono indietro. Coloro che detengono il potere, soprattuto i politici, sono interessati a mantenere i loro posti di privilegio.
Come fanno? Attuando un vero e proprio ricatto sociale sugli individui che indifesi devono per forza di cosa rivolgersi a loro. Ogni individuo necessita per crearsi una vita essenzialmente di un posto di lavoro e di un ruolo sociale: queste due cose poi sotto molti punti di vista coincidono.
Allora i suddetti detentori del potere danno in cambio la loro protezione che si traduce in vari scambi di favori in ambito politico-elettorale.
Tutto ciò naturalmente a scapito della meritocrazia, della competenza, dell’eccellenza e di tanto altro.
Quindi tante persone per avere un posto di lavoro, per avanzare nella propria azienda, per avere un posto di lavoro migliore e per tante altre cose si rivolge al politico di turno o al potente di turno che molto spesso coincidono.
E grazie al posto di lavoro o al ruolo sociale che finalmente si è capaci di costruirsi una vita, farsi una famiglia, comprare una casa, uscire con gli amici e fare tanto altro che tutte le persone normalmente fanno nella loro esistenza.
Il voto di scambio tra il politico e l’elettore è come un cancro per il nostro paese, una malattia da estirpare, un male da debellare.
É in gioco la libertà e la democrazia di tanti cittadini vittime delle raccomandazioni, delle segnalazioni, dei favoritismi etc.
Il “vero sballo è dire no” come diceva uno spot di qualche tempo fa, dire no a coloro che “pretendono” il nostro voto in cambio di un lavoro a nero o sottopagato, in cambio di un avanzamento in azienda, in cambio di un futuro deciso da altri e non da noi stessi.
Qualche buona notizia, alla vigilia della conferenza di primavera del Fondo Monetario Internazionale, c’è stata: dopo quattro anni, la Grecia è tornato nei mercati obbligazionari internazionali. In una conferenza stampa, il capo del FMI, Christine Lagarde, ha parlato della notizia come un buon segno. “La Grecia si sta muovendo nella giusta direzione. Il test di mercato è stato un grande successo e il suo sulla scena dei mercati è molto vicino.”
Tuttavia, si è parlato anche di altri tipi di segnali provenienti dai paesi emergenti, come il Brasile e l’India, i quali si lamentano del fatto che la politica monetaria, sempre più restrittiva della Federal Reserve degli Stati Uniti, abbia arrestato la loro crescita economica.
Lagarde ha respinto tali preoccupazioni, dichiarando che i paesi emergenti stanno tuttora guidando la crescita, anche se i loro tassi di interesse ultimamente hanno ceduto. Considerando le cifre pubblicate dalla Cina (una crescita del 7,5%), India e Sud Africa (entrambi 5,4%), Lagarde, confrontando le percentuali, ha dichiarato che bisognerebbe chiamare l’ attuale sviluppo delle cose “riequilibrio” e non “crisi”.
C’è stata anche una critica dei paesi emergenti, da uno dei più autorevoli esperti finanziari del mondo Charles Dallara, il quale ha lavorava sotto Ronald Reagan e George Bush, e oggi siede nel Consiglio della tedesca Bertelsmann Foundation.
Ha consigliato alle nazioni emergenti di “non utilizzare il tempo di elevata liquidità per riformare i loro sistemi fiscali e i mercati del lavoro e di liberalizzare le leggi del commercio.”
Il Brasile se non farà così, perderà tutto. Queste le previsioni di Dallara.
Largarde ha parlato anche dell’ Ucraina: “Abbiamo raggiunto un accordo con l’Ucraina 10 giorni fa.”
Da allora, il consiglio di amministrazione del FMI ha esaminato la questione più volte in modo informale. Il programma di aiuti è stato impostato per entrare in vigore entro la fine di aprile o all’inizio di maggio, a condizione che Kiev faccia il suo dovere. Lagarde ha previsto un programma di finanziamento nella regione di 10-13 miliardi di euro, che, ha sostenuto, fornirebbero lo spazio sufficiente per rispondere alle richieste più pressanti dei creditori ed evitare il fallimento del paese. Sul fronte Ue, contro le raccomandazioni del FMI, la Banca centrale europea non vuole ancora fare nulla per affrontare la bassa inflazione a lungo termine, che molti, tra cui esperti come Dallara, vedono come un pericolo per la crescita economica.
“Rispettiamo molto l’ultima decisione della BCE, d’altronde ha in mano l’economia europea. Le contromisure sono solo una questione di tempo.” Per Lagarde, le chiavi per la crescita sono la cooperazione e il coordinamento tra i principali attori del mondo economico e finanziario internazionale.
“Penso che abbiamo bisogno di un nuovo gruppo, un nuovo G7. Abbiamo il G20 con la Cina e l’India, ma ora abbiamo bisogno di qualcosa che si raggruppi intorno agli Stati Uniti, Giappone, Germania,Cina,India e Brasile. Questi sono i paesi chiave dell’economia mondiale in questo momento.” Queste le parole di Dallara.
Il Palazzo Reale di Milano ha l’onore di accogliere dal 10 aprile al 13 luglio 2014 una monografica dedicata a Bernardino Luini intitolata “Bernardino Luini e i suoi figli”. La mostra, sostenuta dal Comitato organizzatore del Salone del Mobile (Cosmit), ha aperto proprio nel cuore della settimana del Design. Curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, con l’allestimento di Piero Lissoni, l’esposizione presenta una scelta di opere del pittore, provenienti soprattutto dalle raccolte milanesi (dalla Madonna del roseto della Pinacoteca di Brera al Gesù bambino dell’Ambrosiana) e integrate da significativi prestiti europei (come dal Louvre e dall’Albertina di Vienna) e americani (dai musei di Washington e di Houston). Il percorso artistico di Luini è raccontato nella sua integrità: dalla sua gioventù, vagabonda e sperimentale, ai quadri della maturità con uno sguardo costante anche verso i suoi contemporanei (come Bramantino, Lorenzo Lotto, Andrea Solario, Giovanni Francesco Caroto, Cesare da Sesto e molti altri) e i suoi successori, in particolare del minore dei suoi quattro figli: Aurelio Luini.
L’esposizione è articolata in dodici sezioni ben distinte: 1. Da ragazzo a Milano: i dipinti presenti in questa sala mostrano come si dipingeva a Milano alla fine del 400 così da sottolineare i caratteri della tradizione lombarda con cui Luini si è confrontato: da Foppa a Bergognone. Opera importante di questa sezione, la più antica attribuita a Luini, è la Madonna di Esztergom che, datata 1501, anticipa i temi della pittura veneta.
2. Gli anni di vagabondaggio nel Veneto: dopo la morte del padre, tra il 1501 e il 1502, Bernardino lascia Milano. Le particolarità iconografiche, soprattutto le scene con gruppi di personaggi rappresentati a mezza figura, e le scelte stilistiche, come l’intensità dei colori, indicano il veneto come metà di soggiorno di formazione del pittore.
3. Ritorno a Milano: nel 1508 Luini torna a Milano, negli anni del dominio francese, la quale è caratterizzata dalle astrazioni di Bramantino e dalla profonda sensibilità di Andrea Solario.
4. La Pelucca: nella villa di Gerolamo Rabia, detta Pelucca, Luini elabora un complesso programma iconografico che affronta sia soggetti sacri che profani.
5. Le occasioni di Bernardino: in questa sezione si sottolineano le relazioni personali e lavorative di Bernardino con un importante maestro della generazione precedente, Bernardo Zenale. L’intrecciarsi delle carriere lavorative dei due artisti è probabilmente avvenuto nella Cappella di S. Giuseppe in S. Maria della Pace.
6. L’invenzione di una formula: in questa sezione si dimostra l’indirizzarsi di Luini verso la produzione per dimore private. Il soggetto preferito è sicuramente la Madonna con bambino che, in questa sala, vede molteplici rappresentazioni. Gesù e Maria appaiono al di là dei lembi di un sipario rosso o davanti a un roseto. 7. Santa Marta: Luini si occupò di eseguire degli affreschi in alcuni degli spazi del complesso di Santa Marta sia accessibili al pubblico che accessibili alle sole monache. Il linguaggio che esprime Luini è chiaro e immediato. Importante è il rapporto dell’artista con la mistica Arcangela Panigarola: la stessa viene chiaramente rappresentata all’interno di un’opera proposta all’interno di questa sezione.
8. Volti: l’abilità di Luini ritrattista e dei suoi contemporanei viene espressa chiaramente in questa sezione.
9. Dopo Roma: arrivato nell’Urbe troppo tardi Luini si accorge che questa non è stata una tappa in grado di cambiare la sua vita.
10. Invecchiare con successo: in questa sezione si raccontano gli anni dell’invecchiamento di Luini e le sue grandi imprese a Milano e fuori.
11. La casa degli Atellani: all’interno di una sala di Palazzo Reale viene ricostruita dall’architetto Piero Lissoni, nelle sue linee principali, la casa degli Atellani le cui decorazioni erano state sovrintese da Luini.
12. Una complicata eredità: nella Sala delle Cariatidi, va in scena la carriera del figlio minore di Luini, Aurelio Luini, che porta avanti la carriera del padre avvicinandosi però alle novità figurative giunte a Milano da est.
La mostra racconta quindi un intero secolo di arte lombarda attraverso tele, ma anche tavole, disegni, affreschi staccati, sculture in marmo e in legno, arazzi, volumi a stampa e interessanti codici miniati.
Nelle varie sezioni della mostra è possibile compiere un vero e proprio viaggio virtuale nei luoghi che accolgono le opere inamovibili di Luini: grazie agli schermi posizionati in alcune delle sale si potranno ammirare ad esempio alcuni importanti cicli murari realizzati dall’artista. Questa proposta permetterà allo spettatore di poter conoscere integralmente il percorso di un artista tanto interessante e prolifico.
Nel quadro politico italiano odierno, prettamente post ideologico, non c’è più lo scontro tra destra e sinistra, tra ideali e concezioni della società diverse. Nella politica odierna non c’è più sinistra, destra e centro: c’è solo un immenso mare senza forma di verità molteplici che si sostituiscono le une alle altre continuamente.
Nella politica odierna invece dello scontro tra sinistra e destra, fra un’ideologia e un’altra c’è lo scontro per esempio tra il vero e il falso, fra chi detiene la verità e chi non la detiene.
Inoltre c’è lo scontro tra lontano e vicino dal paese reale, lontano e vicino dai cittadini.
C’ è anche lo scontro tra chi è pro euro e pro Europa e chi non lo è.
C’è lo scontro fra astrazione e concretezza, fra fatti e parole.
Tutto ciò caratterizzato da un discorso politico del fare, degli annunci, degli slogan pubblicitari, delle promesse etc.
Un discorso politico svuotato di significati, patinato, diretto e d’impatto, un discorso politico che si avvale di marketing politico e di narratologia.
Un discorso politico che usa i toni forti, un discorso politico che mira ad “emozionare” usando tecniche e strategie di comunicazione.
Talvolta si è soliti anche “semplificare” i messaggi con un’azione di semplificazione e di riduzione all’essenziale: tutto mirato a colpire l’elettore, l’ascoltatore televisivo, il lettore di quotidiani, l’internauta.
Inoltre il linguaggio talvolta assume un registro linguistico basso e volgare, adatto ad un periodo di crisi economica e di clima di recessione, periodo in cui la gente è indignata, arrabbiata, scoraggiata e un linguaggio da “arrabbiato sociale” si adatta perfettamente al periodo attuale.
Un linguaggio che in alcune trasmissioni da vita a baccano, cagnara e frastuono e in tali condizioni o in tali situazioni la discussione politica si tinge molto spesso di facile demagogia e di banalizzazione dei contenuti.
Nella politica odierna quindi risulta importante ed essenziale il saper comunicare e il comunicare i propri contenuti con i modi e le forme ritenuti opportuni ad una certa situazione.
Contenuti e forme che poi ben si adattano ad un discorso politico che non ha eredità, non ha radici, non ha provenienza…
Definirla intervista è un eufemismo. Le interviste le fanno i Giornalisti (con la G maiuscola) e Fazio non lo è.
E’ lo zerbino del regime, come già dimostrato anche in passato (con Monti tanto per dirne una).
fazio napolitanoLa chiacchierata (vogliamo chiamarla così?) soporifera col presidente (p minuscola doverosa) Napolitano è stata, come ogni sua chiacchierata con gli uomini di potere che stanno dissanguando il popolo, molto servile. A noi non interessano tanto le domande fatte, che anche un bimbo di scuola media avrebbe potuto fare e tra l’altro hanno avuto risposte obbrobriose (vedi la risposta sulle elezioni europee e gli euroscettici), ma ci interessano molto di più le domande che non sono state fatte.
Il cagnolino fedele Fazio spazia, da buon cameriere, tra i valori dell’Europa unita, la democrazia (siamo in democrazia?) e lo stato sociale (esiste ancora?) Perché non ha chiesto di quando Napolitano appoggiò l’occupazione sovietica dell’Ungheria nel 1956? Perché non ha chiesto dei rapporti con Monti? Avrebbero potuto parlare magari dei rapporti con la CIA e con lo statista statunitense (criminale e massone) Henry Kissinger. Si sarebbe potuto parlare della sua esperienza massonica iniziata negli ambienti partenopei (già il padre Giovanni ne faceva parte) e delle dichiarazioni dell’ex Gran maestro Giuliano Di Bernardo in “criteri massonici nella scelta di Mario Monti”. Si sarebbe potuto accennare dei suoi rapporti con Licio Gelli. E che dire del Bilderberg?
Oscar Wilde scrisse: “A dare risposte sono capaci tutti, ma a porre le domande giuste ci vuole un genio”.
Da uno zerbino che vi aspettavate?
Titolo: FIFA 14 Data di uscita: XONE 27 Novembre 2013, PS4 29 novembre 2013 Genere: Calcio Piattaforme: Xbox ONE, PS4, PC, Xbox Team di sviluppo: EA Sports Modalità: Singleplayer e Multiplayer Distribuito: Eletronics Arts
Cosa c’era di meglio di un simulatore sportivo per accompagnare l’uscita di questa nuova generazione videoludica?
EA Sports ci ha accontentati facendo uscire Fifa 14 in versione Next-Gen, per mettere in mostra il suo nuovo motore grafico Ignite Engine presentato con tanto clamore all’E3 svolto a Los Angeles nel oramai lontano Giugno 2013, promettendoci una serie di migliorie rispetto alle versioni old-gen (compresa inspiegabilmente la piattaforma HardCore per eccellenza il PC) tra cui una fisica dei contrasti e della palla migliorata e un’atmosfera più viva all’interno degli stadi.
Fifa 14 si presenta immutato sotto l’aspetto contenutistico rispetto alle versioni old-gen, rimuovendo solo la possibilità di creare tornei personalizzati offline e proponendo in esclusiva Xbox l’Ultimate Team Legends.
Il menu è totalmente cambiato rispetto a Fifa 13, con un aspetto mirato ai tile che sembrano contraddistinguere questa nuova generazione videoludica che strizza l’occhio alla metro di Windows 8 e alla Dashboard cubettosa di XONE.
Il menù è intuitivo e rapido, e ci sbatterà in faccia tutte le modalità tra cui stagioni, carriera, calcio di inizio, calciatore virtuale e la più acclamata Ultimate Team che torna leggermente rinnovata sotto l’ aspetto contenutistico.
La modalità carriera è stata resa più ostica sotto l’aspetto calciomercato e la dirigenza romperà maggiormente le scatole a seguito della nostra condotta dato che su Xbox One grazie al kinect sarà possibile oltre a fare cambi di telecamere, moduli, tattiche e giocatori anche offendere il direttore di gara a seguito di decisioni arbitrarie secondo il nostro punto di vista discutibili.
Quest’ultimi funzionano veramente bene e ancora una volta mi sento di lodare l’eccellente sensore Kinect 2.0.
Fischio di inizio!
Sotto il punto di vista del gameplay fifa è migliorato rispetto alle vecchie versioni, ora la fisica della palla è ben calibrata così come le animazioni, ma quello che mi ha stupito di più è il realismo con cui si muovono i giocatori in campo, ora la loro forma fisica intesa come statura e corporatura incide molto sul risultato finale, ora si sentirà la differenza tra un Ibra ed un Giovinco.
Sono ancora migliorabili le conclusioni aeree, soprattutto sui cross dalla fascia che risultano fin troppo semplici da portare a segno.
Ovviamente le modalità Online sono ancora il cuore di qeusta produzione, e ci faranno divertire per centinaia di ora anche grazie a tutte queste migliorie, che incidono drasticamente sul risultato finale in Ultimate Team.
Parlando del tanto decantato momentum è secondo il mio modesto parere ancora presente seppur maggiormente nascosto.
Wow!
Graficamente Fifa 14 ha fatto passi da gigante in questa nuova generazione, con stadi dettagliati come non mai, un’atmosfera mostruosa, ed un pubblico finalmente dettagliato e tridimensionale.
I miglioramenti si vedono anche nel campo da gioco, nelle magliette dei giocatori, negli effetti di luce, mentre i volti rimangono invariati anche se le espressioni sono migliorate.
Il comparto sonoro è appena sufficiente complice una telecronaca ormai stagna e con le solite battute ripetute allo sfinimento del buon Caressa ed un campionario di cori invariato da Fifa 06.
Conclusioni
Vi consiglio veramente di acquistare la versione next-gen di Fifa 14 che è veramente ben fatta con l’unica pecca del comparto sonoro e di alcuni volti migliorabili.
Un complimentone a EA Sports per le migliorie ed un Must-Have per i Fan del calcio.
Edward Snowden facesse trapelare i programmi di spionaggio della NSA alla stampa, il presidente americano Barack Obama aveva emesso un ordine di protezione per gli informatori dipendenti delle agenzie delle intelligence americane.
La Casa Bianca cita spesso questo fatto quando si affrontano le tre accuse penali contro Snowden, su cui oscilla una pena massima di 30 anni di prigione.
Due degli oneri citati rientrano nello Espionage Act statunitense del 1917.
Nel suo discorso sulla riforma NSA, a gennaio, il presidente Obama ha affermato che non voleva “soffermarsi sulle azioni di Snowden e sulle sue motivazioni.”
Ma secondo gli Stati Uniti, Snowden aveva omesso di utilizzare canali ufficiali, appropriati, e che non doveva esprimere liberamente le sue preoccupazioni per la sorveglianza compiuta dalla NSA.
Ma Snowden ha affermato che l’estensione di Obama, sulle protezioni degli informatori, ai sensi della direttiva presidenziale Policy 19 (PPD – 19), non copre i cosiddetti “appaltatori” del governo.
Prima delle sue rivelazioni, Snowden era un dipendente della società Booz Allen Hamilton, che ha un contratto con la National Security Agency.
“Se avessi rivelato ciò che sapevo di questi programmi incostituzionali ma accettati dal Congresso, avrei potuto essere accusato di un crimine.” Queste le parole di Snowden.
Per anni, gli aspiranti informatori nella comunità dell’intelligence USA, non avevano protezioni legali per proteggersi da misure di ritorsione dai loro superiori. La legge Whistleblower Protection del 1989 copriva la maggior parte delle agenzie del governo federale con l’eccezione clamorosa delle agenzie di intelligence.
Nel tentativo di colmare questa lacuna giuridica, il Congresso approvò l’ Intelligence Community Whistleblower Protection Act (ICWPA), un decennio più tardi. Questo trattato riguarda i dipendenti ed i collaboratori presso la CIA, l’ NSA, la DIA, la NIMA, così come l’NRO.
Ma secondo Thomas Drake, l’atto non è riuscito a proteggere adeguatamente gli informatori dalle ritorsioni. Un ex dirigente della NSA, Drake, ha denunciato un programma di sorveglianza, ormai fallito, chiamato Trailblazer. Ha usato quello che il governo chiama “canali appropriati” per esprimere le sue preoccupazioni circa il costo del programma esorbitante e la sua mancanza di protezione della privacy, raggiungendo il suo diretto superiore, l’ufficio dell’ispettore generale, e le commissioni di intelligence del Congresso.
“Mi hanno ripreso gravemente per non aver utilizzato i canali appropriati. Sono stato identificato come un piantagrane.”
Drake ha definito la risposta della NSA, alla sua attività di denuncia, “la morte dei mille tagli amministrativi e burocratici“, dicendo che l’agenzia ha trovato modi per modificare il suo lavoro e tagliare le sue responsabilità.
In definitiva, la NSA ha riorganizzato la sezione in cui ha lavorato, lasciandolo con nient’altro che un “foglio di carta”. Drake si è dimesso dall’agenzia nel 2008.
“Non c’è niente nell’atto che in realtà ti protegga. Non ho motivo di portare avanti un ricorso.” La sua unica possibilità era quella di fornire le prove, di fronte all’ispettore generale del Dipartimento della Difesa.
Anche se l’ ICWPA ha coperto sia i dipendenti che gli appaltatori, le leggi degli Stati Uniti sono state modificate attraverso azioni legislative e presidenziali da quando c’è stato il caso Drake. Nel 2012 il presidente Obama ha firmato l’Enhancement Act Whistleblower Protection. Ma la legge esclude le agenzie di intelligence dalla copertura.
Le imprese edili, come quella Edward Snowden, non sono esplicitamente protette dalla direttiva. Anche per gli esperti legali, non è chiaro esattamente come tutti questi diversi regolamenti interagiscono uno con l’altro, e se i contraenti come Edward Snowden sono coperti interamente dalle leggi.
Conferenza internazionale sul clima – 13 Aprile 2014 – Le emissioni di gas serra hanno raggiunto un livello record. Sono in aumento rispetto al passato, nonostante gli sforzi.
Questo è quanto emerge dal nuovo rapporto sul clima presentato a Berlino dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico creato dalle Nazioni unite.
Facciamo, però, un passo indietro…
“Nulla si puo’ dire di così assurdo che qualche filosofo non l’abbia già detto.” Cicerone
Il “Gruppo intergorvenativo sul mutamento climatico” (“Intergovernmental Panel on Climate Change” – “Ipcc”), foro scientifico formato nel 1988 allo scopo di studiare il riscaldamento globale e vincitore del premio Nobel per la Pace nel 2007 assieme all’ex vicepresidente Usa Al Gore, nel 1995 redige quello che viene definito il documento più autorevole in ambito di riscaldamento globale. Il documento predice ”disordini economici e sociali di vasta entità durante il prossimo secolo” qualora non si dovessero intraprendere misure immediate per limitare le emissioni dei gas serra.
Nello stesso anno, il compianto dottor Henry Kendall, vincitore del premio Nobel per la fisica, esprime la preoccupazione che il cambiamento climatico possa dissestare l’agricoltura proprio in un momento in cui la crescita demografica del pianeta sta già comportando una domanda alimentare senza precedenti. “Le risorse alimentari del mondo“, dice Kendall nel 1995, “dovranno raddoppiare entro i prossimi trent’anni per poter sfamare la popolazione mondiale, che sarà raddoppiata nei prossimi sei anni. Altrimenti, entro la metà del prossimo secolo, quando molti paesi in via di sviluppo non avranno più acqua a disposizione per irrigare le proprie coltivazioni, la popolazione supererà le riserve alimentari, e vi sarà il caos. Basterà appena un altro passo avanti dei cambiamento climatico, una serie di siccità ed alluvioni che distruggano le coltivazioni, e ci ritroveremo sulla bocca di un vulcano.“.
Ross Gelbspan, autore del libro “Clima Rovente“, edito sempre nel 1995, è convinto che un disastro globale di queste dimensioni non significherebbe soltanto la fame di massa, ma minaccerebbe anche la sopravvivenza delle istituzioni democratiche, specialmente nei paesi in via di sviluppo. “In molti di questi paesi, nei quali le tradizioni democratiche sono fragili quanto l’ecosistema, basteranno poche emergenze ambientali per ritornare alla dittatura“, avverte. “Questi governi vedranno nella democrazia un ostacolo per rispondere a crisi alimentari, ammanco di acqua ed emergenze sanitarie, oltre che a un’ondata di profughi provenienti da terre prive di mezzi di sostentamento e di aiuti.“. Questa versione del futuro, un mondo affamato e sotto legge marziale, non è in assoluto inevitabile, ma i gruppi che chiedono forti misure per frenare il riscaldamento globale credono che questi scenari da incubo siano abbastanza verosimili da giustificare l’invocazione del principio di precauzione [1].
La visione del Mondo data da Henry Kendall e Ross Gelbspan, sembra ripercorrere le “fantasie” descritte da Aldous Huxley, membro di importanti affiliazioni mondialiste, tra cui l’anglosassone “Fabian Society” [2], in uno dei suoi più famosi scritti: “Il Mondo Nuovo – Ritorno al Mondo Nuovo”.
Nel 2009, l’“Ipcc” subisce un colpo basso per mano di abili hacker che, pubblicando scottanti e-mail sulle pagine del sito Wikileaks, fanno esplodere quello che verrà definito dalla stampa internazionale e dagli organi di informazione “Climategate“.
Tale scandalo verte principalmente su tre aspetti; sembrerebbe, innanzitutto, che siano stati manipolati i dati relativi alle temperature globali per ottenere risultati equivalenti con la teoria dell'”Anthropogenic Global Warming” (“Agw”), che considera le attività umane la causa principale del riscaldamento del pianeta. In secondo luogo, dallo scambio di e-mail “rubate” da alcuni hacker, nel lasso di tempo che va dal 1996 al 2009, risulta che i principali esponenti del “Centro per la ricerca climatica” (Cru) dell’università dell’East Anglia a Norwich, in Inghilterra, il principale centro di ricerca che alimenta i rapporti di base dell’Ipcc, realizzassero arbitrarie e dubbie manipolazioni dei dati climatici, rilevati dalle stazioni sparse sul pianeta, al fine di attribuire all’uomo un ruolo maggiore sui cambiamenti climatici rispetto a quello mostrato dai dati ufficiali. Il terzo aspetto è stato, invece, il tentativo del Cru di aggirare le leggi esistenti in Gran Bretagna e negli Stati Uniti riguardanti la trasparenza e la ricerca scientifica sul clima.
Nonostante l’Italia sia considerata una tra le zone più a rischio dell’Europa, il Climategate, tuttora oggetto di numerosi dibattiti nei paesi anglosassoni, cosi’ come in altre Nazioni, non ha trovato, nel nostro Paese, organi istituzinali che dibattessero di tali tematiche che, anzi, sembrano essere deliberatamente taciute [3].
Note e fonti:
[1] “Il riscaldamento globale ti fa bene!”, tratto dal libro “FIDATI! Gli scienziati siamo noi”, www.disinformazione.it
[2] “America’s Secret Establishment”, di Antony C. Sutton, liberty House Press. Bilings 1986, 207 e segg.
[3] “Wikileaks – il libro dei fatti che non dovevate sapere”, “Climategate”, di Ludovica Amici, 121-139
Politica – Il crollo nei sondaggi di Forza Italia, la mancata crescita di Nuovo Centrodestra, la contesa aspra tra PD e M5S o meglio tra Renzi e Grillo, l’ascesa della “nuova” Lega Nord di Salvini, tutto questo sta caratterizzando l’odierno quadro politico italiano.
Il panorama politico italiano si fa sempre più incerto e in questa incertezza due sembrano essere i punti fermi: la crescita del PD e la crescita del Movimento 5 Stelle.
Lo scontro violento tra PD e Movimento 5 Stelle sta drenando consensi agli altri partiti e sta ridisegnando lo scacchiere politico italiano.
In un futuro prossimo con la vittoria del Movimento 5 Stelle alle europee il governo sarebbe in crisi e chissà quali contromisure si dovrebbero prendere rispetto a tale eventualità.
Con una vittoria del PD e un secondo posto del M5S cadrebbero i vecchi presupposti dell’Italicum decisi al Nazareno tra Renzi e Berlusconi e forse anche l’accordo per le riforme istituzionali.
Il “terremoto” dell’anno scorso alle elezioni politiche del 2013 che ha portato alla forte affermazione del M5S rischia di ripetersi con una nuova forte scossa capace di far crollare quasi del tutto questa volta il “castello di carte” della politica italiana. Infatti la politica italiana, la “vecchia politica”, ultimamente sembra sempre più ridotta ad un castello di carte destinato a crollare.
Con le elezioni politiche del 2013 i partiti della sinistra cosiddetta antagonista hanno ripetuto il crollo delle elezioni politiche del 2008 non riuscendo per la seconda volta ad entrare in parlamento.
L’Italia dei valori di Di Pietro crollò con gli altri di Rivoluzione Civile.
Scelta civica dopo l’insuccesso alle elezioni politiche del 2013 si è divisa abortendo l’ex-leader Monti e allo stesso tempo è crollata nei sondaggi.
Ora Forza Italia sembra indebolirisi sempre più dopo la scissione del PDL in Forza Italia e Nuovo Centrodestra: una scissione che all’inizio sembrava essere stata proficua ma che ora si sta rivelando fallimentare. Dimostrazione chiara di questa ultima riflessione è il Nuovo Centrodestra che si è “apparentato” ai “casiniani” per le europee per passare la soglia di sbarramento.
Insomma come è evidente Grillo e Renzi stanno già provocando un terremoto dalle proporzioni immani, un terremoto che porterà al crollo definitivo della “vecchia” politica e all’ingresso nella cosiddetta “Terza repubblica”.
Titolo: Recensione The Witcher Data di uscita: 26 ottobre 2007 Genere: Action RPG Piattaforme: PC Team di sviluppo: CD Projekt RED Modalità: Singleplayer Distribuito: Atari
The Witcher – Vi starete chiedendo: “perché giocare e recensire un gioco uscito nel lontano 2007, per di più nell’anno dell’uscita del terzo capitolo che concluderà l’amata serie dedicata allo strigo?”. Me lo sto chiedendo anch’io e l’unica risposta credibile che ho saputo darmi è: “semplice, perché mi mancava l’anello iniziale di una saga che amo e recuperandolo volevo darvi un parere, seppur ritardatario sull’opera in questione”.
Ma ora basta con il fatti una domanda e datti una risposta, che mi sa tanto di Marzullo, impugniamo la nostra spada d’argento e gettiamoci nella mischia ad affrontare le più orride creature mai apparse su tutto l’orbe terracqueo.
Dalla carta ai pixel
Penso che ormai quasi tutti lo sappiano, il nostro caro Geralt di Rivia è stato creato da uno scrittore, un tale Andrzej Sapkowski, che grazie alla sua creatività è riuscito a dare vita ad un mondo che piano piano sta diventando sempre più vasto. Ad un certo punto alcuni ragazzi polacchi, che si facevano conoscere come CD Projekt RED e che inoltre erano conterranei di Sapkowski, decisero di traslare le avventure dello Witcher sugli schermi dei nostri PC. Ecco che nel 2007 nasce l’epopea videoludica dedicata allo strigo. Grazie al loro talento e volontà ci troviamo per le mani una saga che, sbucata dal nulla, si accinge a riscrivere i dettami dei giochi di ruolo fantasy.
Mamma ho perso la memoria
La storia di The Witcher inizia con uno dei cliché più abusati: un’improvvisa amnesia. Il nostro eroe viene soccorso da alcuni Witcher e portato nella loro roccaforte, Kaher Moren, lì incontra personaggi del suo passato come l’incantevole maga Triss Merigold e il vecchio Vesemir e ricorda di essere anche lui uno Witcher, un mutante sterile destinato ad uccidere mostri a pagamento per tutta la vita. Ben presto le mura della rocca vengono attaccate da misteriosi banditi appartenenti ad una setta chiamata Salamandra e comandati da due criminali conosciuti come Il Professore e Azar Javed.
La compagnia degli Witcher, quindi, si trova a dover inseguire Salamandra per recuperare alcuni segreti di vitale importanza sottratti dai sotterranei di Kaher Moren e per vendicare l’uccisione di un loro giovane compagno. Queste vicissitudini aprono la pista ad una trama intensa, che intreccia le sorti dell’umanità con quelle di Geralt stesso, che si vede non solo costretto ad inseguire Azar Javed ma anche i fantasmi del suo passato nel tentativo di recuperare la memoria. La storia personale di Geralt sarà addirittura percepita dal giocatore come quella principale, lasciando in secondo piano la guerra tra l’Ordine della Rosa Fiammeggiante e i rivoltosi Scoia’tael; tuttavia in avanti con la storia dovremo scegliere se schierarci con l’una, con l’altra fazione o, al limite, con nessuna delle due, sbloccando diversi finali a seconda delle scelte fatte.
Un altro tema fondamentale del gioco è il sistema di scelte appena accennato, questo infatti permetterà che lo svolgersi della trama cambi a seconda di quello che decideremo di fare, l’influenza del giocatore sul mondo di gioco, tuttavia, non sarà repentina, le conseguenze si noteranno più avanti nella storia, risultando più incisive e sorprendenti. Il tema dell’amnesia non è soltanto un tocco di classe per il susseguirsi degli eventi, ma anche funzionale a livello dello sviluppo del personaggio: Geralt infatti non ricorderà tutte le informazioni sui mostri e sarà costretto a leggere dei libri se vorrà estrarre dai loro cadaveri degli ingredienti fondamentali. Inoltre Geralt dovrà ricordare tutte le sue abilità mano mano che si avanzerà di livello, nonostante prima dell’amnesia fosse un guerriero imbattibile.
Per fare questo il nostro personaggio dovrà meditare davanti a uno dei tanti focolari sparsi per il mondo di gioco e spendere i talenti acquisiti dopo esser salito di livello. I talenti si suddividono in gruppi dati dal crescente valore del metallo: bronzo per le abilità base, argento per quelle più avanzate e oro per le abilità degne di un Witcher esperto. Oltre a far salire di livello il nostro personaggio, davanti al calduccio del fuoco potremo creare composizioni alchemiche come pozioni ed unguenti. Questi potranno essere creati grazie ad alcuni ingredienti vegetali o scuoiati dai mostri che abbiamo appena ucciso e sono molto utili per la sopravvivenza nel nostro personaggio.
Acciaio o argento, questo è il dilemma
Il sistema di combattimento di The Witcher può apparire complesso e veramente insensato agli esordi, ma con il prosieguo dell’avventura riuscirete ad apprezzarlo o quantomeno ad usarlo senza denigrarlo ogni tre per due. Come Witcher, il nostro eroe dalla chioma canuta, possiede due spade la cui lama è forgiata con metallo differente: una d’acciaio per gli umani e una d’argento per i mostri (vi sarà consegnata più in là con l’avventura). Sempre in quanto Witcher, Geralt è maestro in tre diverse tecniche di combattimento: orso, per nemici più nerboruti e resistenti; gatto, per nemici agili e sfuggenti e grifone, che produce danno ad area, utile per i combattimenti in inferiorità numerica.
Il combattimento con la spada è molto semplice, vi basterà cliccare sul nemico quando l’icona diviene a forma di spada e cliccare di nuovo quando la spada è affiancata da una fiamma gialla, facendo così sarete in grado di inanellare combo e fare progressivamente danni sempre maggiori.
Ovviamente lo stile e la spada dovranno essere consoni al tipo di nemico affrontato, pena una quantità davvero risibile di danni. Geralt non è solo uno spadaccino d’eccezione, ma possiede anche una discreta padronanza della magia. I cinque segni che è in grado di utilizzare verranno acquisiti progressivamente nel gioco e sono: Aard, che provoca una potente onda d’urto in grado di stordire i nemici e distruggere pareti fragili; Igni, il segno produce una fiammata in grado di incenerire i nemici; Quen, che permette di creare uno scudo magico intorno al nostro Witcher preferito per limitare i danni e rifletterne alcuni; Axii, permette di ammaliare i nemici e farli combattere al proprio fianco e infine Yrden, che permette di creare una trappola sul terreno in grado di rallentare e danneggiare i nemici. Usare i segni negli scontri permette di renderli più interessanti e un pizzico più tattici, tuttavia resta il fatto che si sarebbe potuto implementare un sistema di combattimento corpo a corpo migliore.
Altro fattore fondamentale del combattimento è il binomio parata/schivata. Queste sono esclusivamente dipendenti dalle statistiche e il giocatore potrà usufruire solo della schivata manuale che permette di defilarsi da un nemico troppo prorompente. Il danno e le resistenze, invece, dipendono non solo dalle abilità acquisite, ma anche dall’equipaggiamento come ad esempio le spade (sia d’argento che d’acciaio) o dai potenziamenti applicabili su di esse (rune, unguenti, ecc.). La resistenza è parzialmente influenzata dall’armatura, che, però, può essere cambiata solo tre volte in tutto l’intero corso della partita. Lo scarso numero di armamentario e vestiario è un problema reale che ci costringe ad usare gli stessi set per tante, troppe ore di seguito, smorzando così la varietà.
Dalle campagne alle lande ghiacciate
Per quanto riguarda il comparto tecnico, The Witcher si spacca in due. Il gioco poggia le basi sull’Aurora Engine per gentile concessione di Bioware, che garantisce un impatto visivo di tutto rispetto. Tuttavia si vede l’inesperienza del team polacco a partire dalle animazioni: quelle dei combattimenti sono troppo simili tra loro ed eccessivamente goffe e pesanti, mentre una legnosità eccessiva fa sì che il feedback dei colpi sia quasi nullo, con la conseguente impressione di fendere l’aria. Per non parlare delle animazioni dei personaggi durante i dialoghi (4-5 al massimo) oppure della camminata dello stesso Geralt (le animazioni sono così poche che a volte ci sembrerà di fluttuare). Un difetto che ci farà ancor di più storcere il naso riguarda la scarsissima varietà di modelli dei personaggi: solo i comprimari e Geralt godono di modelli unici, mentre tutti gli altri sono un costante riciclo di modelli visti e rivisti che non possono che provocare spaesamento e qualche risata, oltre a dare vita a scenette (per assurdo, intendiamoci) come questa: ” a te ti ho già visto, ah ci sono! Sei il giardiniere, anzi no il lustrascarpe, ora ci sono, il poveraccio in mezzo alla strada! Ops, mi scusi re Foltest”.
Le ambientazioni di gioco sono invece più varie e carismatiche, nonostante non abbiano un’estensione così elevata e siano spesso e volentieri divise da caricamenti, creando i cosiddetti “compartimenti stagni”. Inoltre spesso ci presentano strade obbligate, limitando di molto la libertà esplorativa e costringendoci a tornare troppo spesso sui nostri passi.
Du iu spic inglisc?
Purtroppo in questo paragrafo mi devo scagliare, più o meno ardentemente, contro la versione italiana del gioco. Essa infatti e tormentata da un doppiaggio dei personaggi a dir poco scadente ed inadeguato, a partire da Geralt che è afflitto da una voce piatta e priva di emozioni, poi tutti gli altri, che sono caratterizzati da toni completamente sbagliati e quasi grotteschi.
Passando sopra a sporadici errori di traduzione (rospo invece di dente?) e sovrapposizioni innaturali di voci, si arriva alle soundtrack, che finalmente danno una sensazione piacevole ai nostri poveri timpani. Ogni tanto quindi avremo piacere ad incappare nei troppo invasivi caricamenti solo perchè qualche bella musica ci allieta il passare tedioso del tempo.
Commento finale
Forse vi sembrerà che io sia stato troppo severo nel giudicare The Witcher, in fondo è il primo lavoro dei CD Projekt RED, oppure vi potrà sembrare che il voto che vedete qua sotto e l’intero testo della recensione stridano. Tutte ottime osservazioni, ma mi permetto di rispondere, in fondo la recensione è la mia e posso farlo come e quando voglio: per capire appieno la mia valutazione dovete giocarlo e, se non sarete troppo severi, lo amerete davvero tanto per tutte le circa 60 ore che impiegherete per completarlo. La severità è comunque d’obbligo per ogni recensione che si rispetti e quindi questo in conclusione è il mio giudizio.
The Witcher non è un capolavoro, non riesce neanche a battersela con gli RPG più blasonati e uscire con le ossa intatte, tuttavia ha del fascino indiscutibile, non per i combattimenti, non per le ambientazioni, nè per la trama in sè, più che altro per un amalgama di tutto questo, che nella sua imperfezione alcune volte trae il suo potere, un potere ammaliante, quasi quanto il segno Axii.
Il probabile fallimento dell’Italicum – Un altro incontro tra il premier Renzi e Silvio Berlusconi per parlare delle riforme istituzionali e dell’Italicum.
Riguardo a questo ultimo si aspettano i risultati delle europee di maggio. Infatti con un probabile crollo di Forza Italia al di sotto del 20% non ci sarebbero più i presupposti per portare avanti una riforma elettorale come l’Italicum che porterebbe al ballottaggio il centrosinistra e il M5S invece che il centrosinistra e il centrodestra. Il risultato delle europee potrebbe eventualmente scompaginare i vecchi equilibri cambiando ancora una volta il panorama politico italiano.
Il problema principale per Renzi e Berlusconi che hanno intenzione di preservare un bipolarismo evidentemente collassato da tempo è quello di disegnare una legge elettorale che “escluda” il Movimento 5 Stelle, “spina nel fianco” per un progetto di restaurazione di un’Italia bipolare dal punto di vista politico.
É chiaro che non si può adattare una legge elettorale ad un certo panorama politico. Una legge elettorale dovrebbe garantire il regolare svolgimento del processo democratico di scelta della rappresentanza politica e non favorire nessuna delle parti in gioco.
Con un M5S al primo o al secondo posto nello scacchiere della politica italiana tutto cambierebbe e l’Italicum così come è adesso non avrebbe più ragione di esistere dal punto di vista sia di Berlusconi che di Renzi ma soprattutto dal punto di vista del primo.
L’eventuale modifica dell’Italicum rappresenterebbe anche una sconfitta per l’attuale premier che aveva orgogliosamente rivendicato l’approvazione della suddetta legge elettorale alla Camera dei deputati.
Un italia tripolare o forse quadripolare come è adesso dal punto di vista politico, un panorama politico così frantumato e spezzettato non si può “razionalizzare” con una legge elettorale e soprattutto non si può decidere a priori chi vincerà o chi saranno i partecipanti dell’eventuale futuro ballottaggio.
L’operazione di Renzi e Berlusconi conclusa al Nazareno di progettare una legge elettorale “a loro uso e consumo” sembra fallire o fallirà con il risultato delle europee: non si può decidere nelle stanze di un palazzo il futuro politico-elettorale di un paese!
Il deterioramento delle relazioni tra Mosca e il Consiglio d’Europa potrebbe avere un impatto negativo sulla cooperazione della Russia con altre strutture all’interno dell’organizzazione.
Gli avvocati russi per i diritti umani sembrano preoccupati, in particolare, perché ci potrebbero essere conseguenze negative per la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) a Strasburgo.
La competenza del giudice si estende a tutto il Consiglio degli Stati membri europei che hanno ratificato la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Il Consiglio d’Europa è un corpo separato rispetto all’Unione europea ed è costituita da 47 Stati membri.
Rispondendo all’annessione della Crimea, l’Assemblea parlamentare del Consiglio, ha appoggiato una risoluzione giovedì, riguardo il ritiro dei diritti di voto di delega dei 18 stati membri della Russia. Nel dibattito che ha portato alla decisione, l’assemblea ha condannato fermamente le azioni della Russia in Crimea, come una violazione del diritto internazionale. Il divieto provvisorio durerebbe fino alla fine dell’anno. Un ulteriore richiesta di rimuovere completamente la delegazione russa dal gruppo è stata, però, respinta.
Per inciso, la maggior parte delle denunce ricevute dalla CEDU, proviene dalla Russia.
“I cittadini russi sporgono circa 40.000 reclami all’anno. Questa è una statistica triste.” ha detto Valentin Moiseev dal Centro Internazionale per l’Assistenza Legale. Gli avvocati che lavorano con l’ONG difendono sistematicamente le vittime dalle violazioni dei diritti umani, prima delle istituzioni internazionali, inclusa la CEDU.
Secondo Moiseev, la maggior parte dei casi hanno a che fare con l’articolo 3 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. L’ articolo vieta la tortura e mira a proteggere i cittadini dai trattamenti degradanti e dalla brutalità della polizia. Un numero significativo di russi decide di presentare denunce a Strasburgo a causa dei “processi iniqui” svolti nel loro paese d’origine. IrinaSergeeva, un avvocato per i diritti umani dell’ Helsinki Group di Mosca, ha affermato che esistono miriadi di denunce riguardanti casi in cui le autorità russe si sono sottratte ai loro obblighi, per esempio omettendo di fornire alloggi al personale militare, o di pagare la pensione ai cittadini più anziani.
“Hanno avuto un certo successo con le cause in questo settore. Un certo numero di pensionati in Russia ha presentato delle denunce perché le loro pensioni non sono state completamente pagate. In questi casi, i tribunali russi prendono spesso la parte del governo. Solo dopo che la CEDU viene coinvolta, i cittadini russi sono in grado di far valere i propri diritti.” Ma anche se i diritti dei cittadini fossero rispettati dalla CEDU, gli attivisti dei diritti umani lamentano che l’applicazione delle sentenze di Strasburgo in Russia possa rappresentare un grave problema. Moiseev ha affermato che le autorità russe sono generalmente disposta a pagare un risarcimento, ma che stanno, allo stesso tempo, facendo ben poco per fermare le violazioni dei diritti civili che portano ai reclami.
“Sembra che le autorità russe vogliano fare ammenda, semplicemente offrendo dei pagamenti ai propri cittadini.”
Ma gli attivisti hanno convenuto che, nonostante queste difficoltà, la Corte di Strasburgo è ancora estremamente importante per il popolo russo. Moiseev ha affermato che le organizzazioni ONG stanno gradualmente contribuendo a promuovere il principio dello stato di diritto in Russia. Questo significa anche sottolineare le carenze nello stato e le carenze del sistema giuridico.
I difensori dei diritti umani ritengono che i cittadini russi saranno quelli che soffriranno maggiormente nel caso in cui ci fosse una rottura nelle relazioni tra Mosca e il Consiglio d’Europa. Coloro che si rivolgono alla corte di Strasburgo lo fanno perché questa rappresenta l’ultima risorsa, l’ultima speranza di giustizia.
“Questa ultima speranza non deve essere tolta. I russi perderebbero la speranza nell’idea del loro paese come parte integrante dell’Europa, se la cooperazione tra la Russia e le istituzioni europee, come il Consiglio d’Europa, giungesse al termine.”
Giulia Sarti, la deputata del Movimento 5 Stelle, ospite a “L’arena” di Giletti, dopo la messa in onda di un servizio sul “Dudù Act” fa notare che il paese deve affrontare gravi problemi mentre la televisione scherza sui cani, problemi come il “voto di scambio” riguardo a cui tra breve si voterà la legge in parlamento.
Giulia Sarti evidenzia in questo intervento l’infotainment che caratterizza tanti programmi di informazione che ormai fanno anche varietà e intrattenimento.
Giletti aggiunge anche che “la tv è fatta di tante emozioni diverse”.
Questa frase di Giletti è una testimonianza emblematica di come tanti programmi di informazione come “L’arena” siano soliti spettacolarizzare la notizia oltre ai drammi sociali e ai problemi del paese.
Quindi programmi di informazione che assumono le caratteristiche del varietà e a volte succede anche il contrario ossia varietà che talvolta fanno anche informazione come succede nel programma “Crozza nel paese delle meraviglie”.
Perciò spettacolarizzazione della notizia, infotainment, informazione e varietà che si uniscono in un mix “mistificante”.
Ebbene questa è la televisione della società postmoderna, una televisione in cui tutto fa spettacolo, in cui tutto può essere venduto e mercificato, una televisione che funziona da contenitore per il tutto e il contrario di tutto, una televisione che facendo informazione e intrattenimento allo stesso tempo svuota le notizie dei loro contenuti per renderli come oggetti patinati da vendere al pubblico in un’ottima operazione di marketing e comunicazione.
E come la televisione anche la politica vende e comunica il tutto e il contrario di tutto in un era postideologica in cui non c’è più destra, sinistra e centro ma solo un immenso discorso senza forma e punti fermi, un discorso postmoderno e postideologico basato sulla concretezza, sul predominio dell’immagine e dell’apparire, un discorso e un messaggio postideologico svuotato dei significati e adatto per essere venduto, commercializzato ed essere allo stesso tempo strumento per la “distrazione di massa”.
Inoltre la frase già citata di Giletti “la tv è fatta di tante emozioni diverse” ci rende anche conto del fatto che la televisione usa tecniche e strategie di comunicazione ben architettate per “emozionare” l’ascoltatore, per coinvolgerlo, per dare “sensazioni forti” etc.
Una televisione che quindi tende ad emozionare anche con il dare le notizie!?
Titolo: Beyond: Due Anime Data di uscita: 11 Ottobre 2013 Genere: Avventura Grafica Piattaforme: Singleplayer, multiplayer Team di sviluppo: Quantic Dream Modalità: PS3 Distribuito: Sony Computer Entertaiment
Ormai è arrivata la nuova generazione, ma come la vecchia si porta dietro diversi titoli simili tra loro, Beyond, uscito a fine generazione videoludica, cerca di dare una boccata di aria fresca al mondo del gaming, proponendo un genere ormai poco diffuso. Quantic Dream ha riscosso un grande successo con Heavy Rain, avventura grafica uscita nel 2010 esclusiva Ps3 che aveva lasciato a bocca aperta diverse persone compreso il sottoscritto, ma che peccava sotto un punto focale, la trama.
Non fraintendetemi, la trama di Heavy Rain era ben congeniata, ricca di colpi di scena e piena zeppa di finali alternativi, ma lasciava dei buchi nella narrazione abbastanza evidenti.
Beyond: DA invece riesce a riproporre tutte le meccaniche del predecessore, elevandole ad un livello qualitativo eccezionale creando un atmosfera ed una narrazione, grazie anche al ricco casting, sublime.
Entità
Jodie è una bambina che fin dalla nascita ha avuto un particolare: convivere con un entità.
Ebbene sì Jodie è sempre seguita nel bene o nel male da Aiden, un entità sovrannaturale invisibile che la aiuta e nello stesso tempo gli complica l’esistenza per tutta la durata dell’avventura che si attesta sulle 10 ore abbondanti. Aiden sarà controllabile tramite la pressione del tasto triangolo, e sarà grazie a essa possibile interagire con l’ambiente circostante, possedere le persone, ucciderle, rievocare le anime dei defunti ecc…
Jodie invece potremo controlare come da tradizione con la levetta sinistra mentre con quella destra potremmo interagire con l’ambiente.
Come ormai sapete Beyond: DA è un avventura grafica, questo determina un gameplay ridotto all’osso in favore di tantissimi QTE sparsi per l’avventura.
E’ assente il Game Over, infatti ogni piccola scelta influenzerà lo svolgimento dell’avventura.
Rispetto ad Heavy Rain, il gameplay è stato nettamente migliorato, sfruttando molto di più la tecnica dell’esplorazione per farci sembrare molto più liberi.
Nella maggior parte dei QTE è stato rimosso il pulsante da premere visibile sullo schermo, infatti tramite la pressione della levetta, o l’uso del Six-Axis dovremo indirizzare quest’ultimi nella parte nella direzione in cui Jodie si stà muovendo, rendendoli più complessi dato che avremo un tempo abbastanza limitato per compiere queste suddette azioni. Nel gioco come ho accennato in precedenza ci sono diversi finali, e l’avventura si plasmera mano a mano che le nostre scelte vengano compiuto, questo aiuta non poco l’immedesimazione con i personaggi.
Meglio di Hollywood!
Il cast di attori in carne ed ossa scelti per questa avventura è spettacolara Jodie è ninente popò di meno che la bellissima e bravissima Ellen Page, che riesce a trasmette grazie al motion capture delle emozioni forti al videogiocatore, Nathan è interpretato da Willia Dafoe, che grazie alla sua faccia misteriosa contribuisce in modo marcato alla struttura complessa della narrativa.
Infatti il gioco racconta ben 15 anni della vita di Jodie in modo non ordinato cronologicamente, anzi sparpagliato, questo all’inizio ci farà sentire spaesati, ma dopo mano a mano che la trama continua, tutto apparirà più chiaro. Il doppiaggio italiano è lodevole, alla pari con quello americano se non superiore in qualche sporadico caso.
Vorrei sottolineare il fatto che l’utilizzo delle bande nere contribuisce a far sembrare il titolo un film.
Il titolo riesce a trasmettere forti emozioni, grazie sopratutto al grande lavoro registico svolto da Cage e dagli attori molto bravi.
Ma siamo sicuri sia un gioco?!?
Graficamente il titolo è sublime, spreme al 110% la nostra Ps3, le espressioni sono paragonabili a quelle di un film, i volti sono identici alle controparti reali mentre le texture sono semplicemente ottime.
Le uniche sbavature possono essere il frame-rate ballerino in diverse occasioni, un aliasing abbastanza fastidioso in alcune sessioni e qualche volto secondario non proprio in linea con gli standard altissimi del titolo.
Le animazioni sono perfette.
Il titolo è molto vario e ci presenterà una variazione di ambientazioni veramente impressionante dalla neve dell’alaska al deserto in stile cowboy fino ad arrivare alla metropoli ed ad ambientazioni subacque tutto questo migliora l’ambientazione monotona dei precedenti capitoli di Cage.
Commento del recensore
Beyond è sicuramente uno dei migliori capitoli di questa generazione videoludica, se avete una Ps3 non potete farvelo scappare se non l’avete questo è il momento buono di mettere mano al portafogli, ora vi parlo da fan di Ellen, in questo capitolo Ellen Page è bravissima ed è riuscita a trasmettermi emozioni uniche grazie al suo modo di recitare, senza nulla togliere al resto del cast.
Il doppiaggio è degno di nota, molti titoli dovrebbero avere un doppaiggio di questi livelli.
Notevole anche la libertà di scelta ed il numero impressionante di finali.
I drammi – “Quinta colonna” è una trasmissione che va in onda ogni lunedì su Rete 4 ed è condotta da Paolo Del Debbio. É un talk-show politico e sociale che affronta vari temi attuali come la crisi economica e i danni da essa portata come la disoccupazione e la “miseria” di tanti italiani.
Questo programma si contraddistingue per una forte “carica” di populismo, accusa rivolta al programma già da molti. Oltre a populismo naturalmente anche demagogia e antipolitica che avvicinano questo programma a “Piazza Pulita” di Corrado Formigli, “Servizio Pubblico” di Michele Santoro e tanti altri.
“Quinta colonna” si contraddistingue per un populismo “diverso”, un populismo che spesso scade nel volgare, nel malcostume, nel banale, nel plebeo e a tratti anche nella cafoneria.
Con questo tipo “particolare” di populismo si avvicina a tanti programmi Mediaset che si sono contraddistinti negli anni per le suddette caratteristiche e per altro come “Grande Fratello”, “La pupa e il secchione”, “Mercante in fiera”, “Uomini e donne” e tanti altri.
Una certa quantità di programmi di Mediaset hanno le caratteristiche su citate, caratteristiche che hanno anche tra l’altro determinato il successo di tali programmi.
Tanti programmi che favoriscono fenomeni come l’appiattimento culturale, la massificazione, l’omologazione sociale, la desertificazione culturale e la “mercificazione” di idee, sentimenti, drammi umani, stili di vita, ideologie politiche, drammi sociali etc.
Infatti un’altra delle caratteristiche di “Quinta colonna” è “l’esaltare” e il “mercificare” i drammi umani e sociali, “spettacolarizzarli”, “renderli pubblici”: caratteristica che si può riscontrare anche in altre trasmissioni e talk show che si occupano non di politica.
Spettacolarizzazione dei drammi umani e sociali che riscontriamo in tante trasmissioni, spettacolarizzazione dei drammi umani e sociali che si unisce alla spettacolarizzazione delle notizie, alla spettacolarizzazione di “tragedie” e “catastrofi”come di tanto altro.
Sei mesi fa, durante una visita a Berlino del primo ministro greco Antonis Samaras, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha lodato Atene per i suoi sforzi di riforma, sottolineando in particolare il cosiddetto “avanzo primario” nel bilancio greco.
Per la prima volta in 11 anni, il governo greco ha guadagnato più reddito rispetto a quanto speso; ovviamente lasciando fuori gli interessi dei vecchi debiti.
La visita ad Atene della Merkel, tenutasi venerdì, è stata vista dal ministro degli Esteri greco Evangelos Venizelos come prova del fatto che la Grecia stia finalmente “aprendo un nuovo capitolo”, per riformare l’economia.
Alla luce del ritorno della Grecia sui mercati obbligazionari, la Merkel ha voluto mostrare un segno di sostegno.
Tuttavia, l’analista George Tzogopoulos, della Fondazione Ellenica per la Politica Estera Europea e (ELIAMEP), è stato meno entusiasta. “I mercati possono visualizzare il sostegno di Berlino come una sorta di garanzia del prestito, soprattutto perché molte delle riforme promesse in Grecia sono già state attuate, ma il simbolismo politico non è sufficiente.È particolarmente importante che la Grecia segua pedissequamente agli accordi, al fine di riconquistare la fiducia a lungo termine dei mercati.”
Per settimane, ad Atene, non si è fatto altro che parlare di quanto la Grecia avrebbe rischiato, nel momento in cui fosse ritornata nei mercati finanziari. Un argomento che va contro tale mossa è quello dell’agenzia di rating Moody, per l’ aumento del credito del paese.
La decisione è stata inizialmente prevista la scorsa settimana, ma ora è stata rinviata all’inizio di agosto. La visita della Merkel, d’altra parte, aveva dato gli ottimisti una nuova prospettiva di vita.
Secondo l’analista Thanassis Mavridis: “Gli investitori internazionali sono attualmente in procinto di trasferirsi al di fuori dei paesi emergenti e sono alla ricerca di opzioni su azioni sicure in Europa, che potrebbe rivelarsi utili per la Grecia. Molti investitori stanno perseguendo altri interessi a breve termine e non necessariamente credono che la crisi greca sia finita. Non bisogna dimenticare che, anche nel 2009, la domanda di titoli greci era forte, anche se la crisi era già alle porte. Con questa logica, il ritorno ai mercati finanziari non necessariamente segnala la fine della crisi del debito.”
Secondo l’analista esperto George Tzopoulos “Le visite della Germania, in Grecia, non sono per niente casuali. La posizione politica della Germania sembra particolarmente cordiale, e lo è stata ancora di più quando la decisione finale, presa a Berlino, è stata quella di mantenere la Grecia nella zona euro.”
Il punto di svolta, secondo Tzopoulos, è iniziato nell’agosto del 2012. Ora, il governo tedesco punta sulla continuità e desidera attivamente aiutare la Grecia a raggiungere gli obiettivi di austerità.
Anche così, alcune misure per rilanciare l’economia greca non sono decollate come previsto. Un accordo, per esempio, firmato nell’estate del 2013 dal ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, ad Atene, avrebbe dovuto istituire un fondo di investimento con un prestito pari a 500 milioni di euro. Ma poco è accaduto da allora a causa delle difficoltà finanziarie greche.