Enzo Tortora: un uomo perbene – Storia dell’incredibile errore giudiziario che causò la morte del celebre giornalista. “Dunque, dove eravamo rimasti?” (Enzo Tortora, 1987).
Il “caso” Enzo Tortora rimane una tragica macchia nera nella storia della giustizia italiana.
Un’onta che getta pesanti ombre sull’efficienza di uno dei poteri fondamentali di una democrazia moderna.
La drammatica vicenda del celebre giornalista ricorda in parte quella del film di Nanni Loy “Detenuto in attesa di giudizio”, in cui Alberto Sordi per errore viene accusato di un grave reato. Verrà sbattuto in carcere e letteralmente distrutto nel fisico e nello spirito prima di essere dichiarato estraneo ai fatti.
Nel caso di Enzo Tortora, l’incredibile e inaccettabile errore giudiziario, ha portato alla sua prematura morte a 60 anni dopo che era stato assolto con formula piena. I giudici della procura di Napoli che lo avevano ingiustamente condannato in primo grado non hanno subito nessuna sanzione. L’odissea di Enzo Tortora ricorda anche l’incubo del protagonista del “Processo” di Franz Kafka.
Al momento del suo arresto, Enzo Tortora era uno dei giornalisti e conduttori televisivi più popolari in Italia. Faceva parte del ristretto gruppo dei “grandi” insieme a Pippo Baudo, Mike Bongiorno e Corrado. Era stimato e amato soprattutto per la sua gentilezza, per i suoi modi raffinati e rispettosi. Era insomma il classico e raro uomo perbene.
L’arresto:
La trionfale carriera di Tortora viene bruscamente interrotta il 17 giugno 1983, quando viene arrestato con l’accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico dalla Procura di Napoli. Il clamore è enorme in tutto il Paese.
Le accuse si basano sulle dichiarazioni dei pregiudicati Giovanni Pandico, Giovanni Melluso (soprannominato “Gianni il bello”) e Pasquale Barra, noto come assassino di galeotti quand’era detenuto e per aver tagliato la gola, squarciato il petto e addentato il cuore di Francis Turatello, uno dei vertici della malavita milanese; infine altri 8 imputati nel processo alla cosiddetta Nuova Camorra Organizzata, tra cui Michelangelo D’Agostino pluriomicida, detto “Killer dei cento giorni”, puntano l’indice su Tortora.
A queste accuse si aggiungeranno quelle – rivelatesi anch’esse in seguito false – del pittore Giuseppe Margutti, già pregiudicato per truffa e calunnia, e di sua moglie Rosalba Castellini, i quali dichiareranno di aver visto Tortora spacciare droga negli studi di Antenna 3. L’accusa si basa, di fatto, unicamente su di un’agendina trovata nell’abitazione di un camorrista, Giuseppe Puca detto “O’Giappone”, con su scritto a penna un nome che appare essere, all’inizio, quello di Tortora, con a fianco un numero di telefono; nome che, a una perizia calligrafica, risulterà non essere il suo, bensì quello di tale Tortona. Nemmeno il recapito telefonico risulterà appartenere al presentatore. Si stabilirà, per giunta, che l’unico contatto avuto da Tortora con Giovanni Pandico fu a motivo di alcuni centrini provenienti dal carcere in cui era detenuto lo stesso Pandico, centrini che erano stati indirizzati al presentatore perché venissero venduti all’asta del programma Portobello.
La redazione di Portobello, “invasa” di materiale inviatole da tutta Italia, smarrisce i centrini ed Enzo Tortora scrive una lettera di scuse a Pandico. La vicenda si conclude poi con un assegno di rimborso del valore di 800 mila lire. Nella figura di Pandico, schizofrenico e paranoico, crescono sentimenti di vendetta verso Tortora. Inizia a scrivergli delle lettere, che pian piano assumono carattere intimidatorio con scopo di estorsione. Il presentatore sconta sette mesi di carcere – ottenendo tre colloqui con i magistrati inquirenti Lucio Di Pietro e Felice Di Persia – e continua la sua detenzione agli arresti domiciliari per motivi di salute.
Nel giugno del 1984, a un anno esatto dal suo arresto, Enzo Tortora viene eletto deputato al Parlamento europeo nelle liste del Partito Radicale, che ne sosterrà le battaglie giudiziarie.
La condanna:
Il 17 settembre 1985 Tortora viene condannato a dieci anni di carcere, principalmente per le accuse di altri pentiti. Il 9 dicembre 1985 il Parlamento Europeo respinge all’unanimità la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’eurodeputato Enzo Tortora per oltraggio a magistrato in udienza.
Molti suoi colleghi “esultano” dopo la condanna in primo grado. Il sistema nervoso del presentatore televisivo vacilla, ma non si arrende. Tortora non molla perché è consapevole della sua innocenza ed è certo che saprà dimostrarlo nell’appello. L’assoluzione con formula piena. Il 15 settembre 1986 Enzo Tortora viene assolto con formula piena dalla Corte d’appello di Napoli e i giudici smontano in tre parti le accuse rivolte dai camorristi, per i quali inizia un processo per calunnia: secondo i giudici, infatti, gli accusatori del presentatore – quelli legati a clan camorristici – hanno dichiarato il falso allo scopo di ottenere una riduzione della loro pena. Altri, invece, non legati all’ambiente carcerario, avevano il fine di trarre pubblicità dalla vicenda: era, questo, il caso del pittore Giuseppe Margutti, il quale mirava ad acquisire notorietà per vendere i propri quadri.
Il ritorno in televisione:
Enzo Tortora torna in televisione il 20 febbraio del 1987, quando ricomincia con il suo Portobello. Il ritorno in video è toccante, il pubblico in studio lo accoglie con una lunga standing ovation.
Tortora, leggermente invecchiato e fisicamente molto provato dalla terribile vicenda passata, con evidente commozione pronuncia serenamente la famosa frase: “Dunque, dove eravamo rimasti?” La morte. Conclusa in anticipo, causa malattia, la conduzione del suo ultimo programma televisivo intitolato “Giallo” andato in onda nell’autunno 1987, Enzo Tortora muore la mattina del 18 maggio 1988 nella sua casa di Milano, stroncato da un tumore polmonare.
I funerali – a cui parteciparono amici e colleghi tra i quali Marco Pannella, Enzo Biagi, Piero Angela – si tennero presso la Basilica di Sant’Ambrogio a Milano.
Lo dico subito: non ho assistito in diretta alla prima parte dell’evento: ho preferito dirigere le mie attenzioni su un altro programma che, a mio parere, poteva darmi sicuramente molti più spunti interessanti. Ma ho seguito la seconda parte, aggiornandomi su quella che imperversa ovunque, con video e articoli vari.
I miei giudizi sono stati già espressi nelle relazioni precedenti a questa. Ma vorrei aggiungere qualcosa, sulla base della classifica “provvisoria” (mi raccomando: bisogna specificare, come ha detto Fazio ieri sera, almeno un miliardo di volte!”). Ed eccola qui, partendo dalla prima posizione:
1. Francesco Renga
2. Arisa
3. Renzo Rubino
4. Perturbazione
5. Raphael Gualazzi
6. De André
7. Giusy Ferreri
8. Antonella Ruggiero
9. Noemi
10. Riccardo Sinigallia
11. Francesco Sarcina
12. Giuliano Palma
13. Ron
14. Frankie Hi NRG
Che dire? Che peggio di Ron e Frankie Hi NRG ci sono certamente Sarcina, De Andrè, Gualazzi. Di questi ultimi due non si capisce davvero la posizione in classifica decretata dal pubblico. Ma – si sa – “a tutt’oggi non è possibile inibire l’intervento dei call center”… Siamo nel 2014, abbiamo una tecnologia così avanzata da raggiungere anche il luogo più dimenticato da Dio, eppure non siamo in grado di applicare dei controlli. Mah!
Francesco Renga primo. Renga è bravo, per carità. Una voce straordinaria. Ma il brano… che ci azzecca? Stile Elisa, come ho già avuto modo di dire, e non valorizza le doti canore e interpretative del cantante. Arisa: potrebbe meritare anche il primo posto, invece. Molto elegante, gradevole, stile ricercato ma non pesante… brava davvero! Renzo Rubino interessante, ma non comprendo il Podio. La canzone scartata era la migliore. Noemi… peccato, perché unisce grinta all’interpretazione di un brano che spaccherebbe ovunque. Antonella Ruggiero… sempre più nasale, incomprensibile nel testo, a tratti asettica.
Ma ricordiamoci: ci sarà anche il voto della Giuria Tecnica. Allora sì, vedremo i ribaltoni, anche se la prima posizione mi sembra abbastanza stabile. Come da pronostici.
Mano ai telefoni? E perché? Tanto, tutto è deciso a tavolino. Meglio acquistare i CD degli artisti meritevoli.
Visto che siamo a Sanremo: non fiori, ma opere di bene!
Intervista a Lorenzo Praticò – Vincitore del testo teatrale inedito: “Sant’Elena. Diario incompleto di un esilio mancato” di Lorenzo Praticò. presso il concorso Alexandria Scrittori Festival – edizione 2013.
Ringrazio subito l’autore per avermi concesso la possibilità fare qualche domanda.
1) Parliamo in breve di Lorenzo Praticò: chi è e come ha percepito il desiderio di diventare attore? Sono un attore e (da qualche tempo) autore calabrese di 37 anni, innamorato perdutamente del teatro sopra ogni cosa. Ho cominciato la mia formazione alla compianta Accademia d’Arte Drammatica della Calabria e poi ho proseguito nella ricerca e nello studio attraverso laboratori con Serena Sinigaglia, Sergio Rubini, Emma Dante, Peppino Mazzotta (anche lui ha studiato in Calabria) e per quanto riguarda la scrittura Nino Romeo. Molto importanti sono stati gli anni nella compagnia di prosa di Mariano Rigillo, che considero uno dei miei maestri, e gli incontri umani e artistici con Carlo Orlando e Gaetano Tramontana. Ho capito di voler diventare un attore quando a quattro o cinque anni vidi Gigi Proietti in A ME GLI OCCHI PLEASE. Quello strano uomo diventava mille persone diverse e raccontava storie a cui nessuno riusciva a restare indifferente. Sarei diventato quello, era deciso. Bè, non sono proprio Proietti ma attore sì.
2) Nel suo curriculum, leggo molti titoli di opere appartenenti a Shakespeare. Siamo davvero “di natura uguali ai sogni”, secondo lei? O sono parole riconducibili solo all’artista, visto che ne La Tempesta, Prospero è lo stesso autore e le arti magiche non sono che una metafora della sua creatività? Shakespeare raccontava spesso di un uomo che lottava per la realizzazione di un sogno, a volte tragico e distruttivo come quello di Iago, a volte magico e creativo come quello di Prospero ma comunque sapeva con precisione di cosa stava parlando e infatti sono passati i secoli e continuiamo a usare le sue parole e , in qualche modo, a sognare i suoi sogni. Credo che la potenza di realizzazione del sogno sia il più grande potere dell’essere umano in generale. Pare che Walt Disney fosse convinto che “se puoi sognarlo, puoi farlo”. Forse l’artista lo applica solo in modo più palese.
3) Come si prepara, prima di affrontare un ruolo? Come riesce ad entrare nella psicologia di un personaggio? Di solito cerco di conoscere la storia di quel personaggio e se non ne ha una, la invento. Mi aiuta immaginare come e dove vive. Come ama, come odia. Quello che lo esalta e quello che lo spaventa. Poi cerco le cose che ci accomunano e quelle che ci dividono per coprire le lacune tra me e lui. Diciamo che cerco di coprire le differenze indossando “pezzi suoi”. Infine cerco di indossare il suo corpo, come cammina, come sta seduto, come ascolta.
4) Nell’opera che ha presentato all’Alexandria Scriptori Festival 2013 non ho potuto fare a meno di notare la presenza di molti personaggi esterni a chi svolge l’azione. Che cosa la incuriosisce, nella gente? Che cosa la colpisce, prevalentemente, di una persona, qualsiasi essa sia? Nella e della gente m’incuriosisce tutto. Davvero. Certe volte m’immagino di seguire una persona incrociata per strada per vedere cosa fa. Dove abita. Come passa il tempo. Quali sono le persone importanti della sua vita e perché. Oppure mi capita quando viaggio in treno, passando magari vicino a qualche casa, di sbirciare attraverso le finestre e vedere pezzetti di vita, pezzetti di storie, e non riesco a non domandarmi “come andrà avanti?”. Il personaggio di una cosa che sto scrivendo ha questo strano potere grazie al quale riesce a vedere tutti i possibili sviluppi della vita degli altri, della loro storia. Ogni bivio e ogni possibile finale. Credo dipenda dal fatto che mi piacciono le storie delle persone. Mi piacerebbe essere come il Mr. Gwin di Baricco che riesce a raccontare l’essenza delle persone dopo averle guardate per un mese e mi ritrovo spesso come il protagonista di E’ finito il nostro carnevale di Fabio Stassi che dice “ Mi nascondevo dagli amici, è vero, ma a volte mi prendeva una tenerezza insopportabile verso le donne. Un impulso a fermare la prima che passava per strada, solo perché ero sicuro di averla afferrata con uno sguardo, lei e la sua intera esistenza. Una follia che mi spingeva a chiedere un abbraccio e un bacio a un’infinità di sconosciute.” C’è questa cosa, dell’afferrare un’intera esistenza con un solo sguardo, che m’innamora del mondo senza curarmi del genere. Di una persona mi colpisce quello che si porta addosso e dentro. Quello che trapela dallo sguardo e da come si muove. Da quello che dice e da come lo fa. Al Pacino ne L’avvocato del diavolo si definisce un umanista in quanto totalmente interessato al genere umano ed è così anche per me.
5) Mi è piaciuto molto l’estratto “14 agosto 2006” (sempre parlando dell’opera presentata al concorso). E’ così che un artista vive la fusione di due anime o è così che ogni essere umano dovrebbe o potrebbe fare, secondo lei? Non credo sia un tipo di fusione ad appannaggio esclusivo degli artisti. Diciamo che immagino che è così che mi piacerebbe che fosse. Dico immagino perché, a rischio di risultare cinico o patetico, non sono mai stato con una donna della quale fossi perdutamente innamorato quindi non ho un’esperienza reale di cosa si provi. Anche se tra amici e parenti si mormora che anche quando incontrerò la donna perfetta, il mio istinto alla fuga e alla libertà continuerà a regnare sovrano. Io dico che è una storia ancora da vivere e da raccontare.
6) Che cosa l’ha spinta a scrivere questa sceneggiatura? Qual era l’intenzione di fondo che l’ha portata a voler comunicare questi stralci di vita? Vivevo, con tre amici e colleghi, in un bellissimo appartamento al centro di Roma, proprio attaccato a Largo di Torre Argentina. Non avevamo balconi ma solo tre grandi finestre e appollaiato su una di queste ho passato la maggior parte del mio tempo in quella casa. C’era tutta questa vita che si muoveva sotto e intorno, che premeva e gridava, e mi sembrava così vera e bella da aver sentito forte la necessità di raccontarla. Quasi tutti gli episodi che racconto in Sant’Elena sono veri, alcuni li ho dovuti solo raccontare e altri li ho, diciamo, leggermente rimodellati.
7) Il diario della sua vita ha trovato una sua conclusione? O pensa di non aver ancora raccontato ciò che – fondamentalmente – ogni attore racchiude nella sua anima? Fortunatamente nessuna conclusione. Un attore, forse più di altri uomini, ha necessità di trasformarsi e cambiare e imparare. Penso di essermi raccontato in un dato momento, alcune parti di quel racconto sono ancora vive, altre sono state sostituite o hanno preso strani percorsi.
8) Che cosa spinge un attore a scrivere e non solo ad interpretare un ruolo? Parliamo di lei, in questo caso. La necessità di raccontare da una parte e quella di un teatro più simile a me dall’altra. Recitare per me è un bisogno, come respirare, mangiare o fare l’amore. A volte si ha bisogno di fare queste cose in un certo modo. Quel certo modo non riuscivo a trovarlo pienamente in quello che vedevo o che leggevo. Con una buona dose di imprudenza e forse di presunzione sto muovendo i primi passi per provare a trovarlo in me. E vorrei precisare che non è un problema di bellezza o profondità, piuttosto di “giustezza”.
9) Chi o che cos’è, un artista, secondo lei? Un artista è qualcuno capace di farti vivere il mondo attraverso i suoi “occhi” anche solo per un momento. Che questo vivere passi attraverso uno qualunque dei cinque sensi, dal cuore o dal cervello e indifferente. Un artista dovrebbe essere portatore di principi creativi e non distruttivi , magari innovativi. Un artista produce “bellezza” e che sia allegra, tragica, inconsueta o conturbante non importa. Produce vastità direbbe Bergonzoni. E infine, secondo me, un artista ti dà pensieri, inteso come cose a cui pensare. Chi non pensa è condizionabile e non ha potere. Sempre Bergonzoni dice che è una grandissima bestemmia sentire dire “vado a teatro per non pensare”. Ecco, secondo me vale per ogni forma di arte.
10) Vuole ricordarci i suoi prossimi impegni? Sarò in scena con Spingi e Respira, un altro mio testo, per alcune repliche in Calabria a fine mese, il 12 aprile e poi al Teatro Ringhiera di Milano il 25 maggio. Sempre in Calabria porterò, con Mimmo Martino e Mario Lo Cascio, 1861-La brutale verità scritto da Michele Carilli, una sorta di lezione-concerto sull’unità d’Italia e il brigantaggio visto dal Regno delle Due Sicilie. E spero di riuscire a mettere in scena Sant’Elena ma non diciamo altro per scaramanzia.
La sfilata di Max Mara inizia la seconda giornata del Milan Fashion Week, con una collezione autunno-inverno 2014-2015 dalle tonalità grigie, insieme ad un oro inedito, in versione “fredda” e laminata. Vediamo i cappotti iconici, da sempre pezzo forte di Max Mara, poi le gonne sotto al ginocchio, e le giacche lineari e spesso senza maniche. Blugirl conferma lo stile del marchio di Anna Molinari: capi leggeri da giorno, ultra glam per quelli di sera. Una collezione fresca e delicata. I colori pastello (soprattutto il rosa) e le stampe floreali anni ’70, sono deliziosi sui tailleur con pantaloni, l’abito per l’ufficio in broccato, o sul longdress pailletato per la sera. Molto attesa la collezione di Andrea Incontri: elegante e ispirata agli anni ’50, con abiti lunghi alla caviglia, ed epoche più recenti per i tagli svasati, le gonne plissettate, i pantaloni alti in vita, i pon pon, per una donna un po’ ribelle, ma sicura di se stessa.
Per la maison romana Fendi, Karl Lagerfeld manda in passerella una collezione pret-à-porter di alta moda, e un modo proprio e azzardato del vestire: abiti di feltro, simili a coperte militari, intarsiati con le reti delle maglie da basket e con i ritagli di pellicce pregiate. Coccodrillo, castoro e visone si mischiano tra loro, spesso sullo stesso capo, come fossero seta, con grande leggerezza e versatilità. Just Cavalli, il brand dello stilista toscano, presenta capi leggeri e dalla vestibilità fluida, oversize e strutturati, realizzati in pelle martellata, soprabiti dorati o neri. La caratteristica principale sono le stampe floreali e in versione optical.
Il marchio Krizia e Mariuccia Mandelli, ci fanno vedere geometrie, contrapposizioni di colore e tessuti anche diversissimi, che si sposano tra loro senza soluzione di continuità. Costume National, il brand di Ennio Capasa, porta in passerella una donna ribelle e libera dai ruoli, Genderless, come la sua musa e amica di sempre, Patti Smith. Nero, rosso, viola e bianco, nappa e jersey, crepe e lana, mohair gessato ed eco pelliccia. Cristiano Burani ha presentato la sua elegante collezione di moda femminile: abbiamo capito che nel trend della prossima stagione fredda, la pelle e la pelliccia sono protagoniste. Vediamo maglie a collo alto nere abbinate a gonne corte a ruota o a gonne svasate, abiti e completi lunghi, ampi, dalle forme oversize, con tessuti leggeri, tanti colori scuri, ma anche rosso e bianco.
La collezione di Prada si compone di stampe geometriche, di dettagli metallici, ma anche di stivali e sandali decisamente alti proposti in un rosso intenso e bianco. Miuccia Prada presenta una moda calda, avvolgente, con un taglio maschile per le giacche e i cappotti molto oversize, ma eleganti. Daniela Gregis presenta una collezione molto originale, ispirata agli anni ’50. Volumi ampi, capi di abbigliamento stropicciati, sovrapposizioni di stili e colori. I motivi che decorano gli abiti sono i grossi pois e le righe. Grande attesa per il debutto dell’eccentrico designer Jeremy Scott alla guida della maison italiana Moschino, ma anche per la presenza di Katy Perry, che dopo 40 minuti, finalmente sale sulla passerella, saluta e si concede ai fotografi. Il brand punta sulla reinterpretazione dello sportivo in chiave elegante, con contrasti di colore (nero, bianco, blu, oro, rosso verde), il trend del prossimo anno, il lettering, ovvero gli slogan stampati su magliette e giacche, il cappottino con stampa mucca (animalier in visione scherzosa), e giacche trapuntate di ogni tipo, dal chiodo alla classica tre botton, insomma, una collezione molto scherzosa e originale. Vi aspetto domani.
Intanto, grazie davvero per avermi concesso quest’intervista. So che gli impegni sono davvero molti – fortunatamente! – quindi, grazie ancora di aver trovato il tempo per rispondere alle mie domande.
Cominciamo subito con le domande.
1) Non iniziamo col passato, ma con il presente: Povia – l’artista – potrebbe sembrare un personaggio provocatorio, ma la mia impressione è che dietro ad ogni commento ci sia un ragionamento, anche se momentaneo, su spaccati della realtà. E’ proprio così? C’è qualcosa che il mondo non vuole vedere e che qualcuno ha il dovere di far notare, per aprire gli occhi a chi decide di tenerli chiusi? Oggi parlare di argomenti che vanno oltre l’amore, è come se fosse diventato un tabù o una provocazione ma in sostanza per me significa stimolare le persone o meglio le menti aperte ad una democrazia partecipativa che purtroppo non esiste più. Oggi la maggior parte di noi vive nell’apatia e questa cosa spiana la strada al potere, dandogli modo di distruggere stati e nazioni soprattutto a livello culturale.
2) Parliamo di “Radio Povia”: com’è nata e che cosa vuole trasmettere, come messaggio principale? Il messaggio principale è la “calma” visto che tutto il giorno siamo agitati. Non è una radio vera, trasmetto un’oretta e quando ho tempo, concerti permettendo. E’ per ora l’unica vera radio libera, veramente.
3) Lei scrive un blog molto fitto e seguito sul suo sito. Ha mai pensato di riunire tutte le sue riflessioni in un libro? Me lo chiedono molte persone, bé sarebbe una buona idea, magari un giorno chissà, troverà un editore interessato a divulgare questi pensieri anche se il mio blog è già un libro. ;-D
4) Che cosa rappresenta, la musica, nella sua vita? E’ ciò che vuole continuare a fare o si muoverà verso altre forme d’arte, visto che i linguaggi che utilizza nelle sue performances e nei suoi video sono variegati? La musica è lo strumento per mostrare la mia rabbia, il mio disagio, la mia solitudine, la mia allegria, la mia ironia, le mie denunce ma sempre usando il buon senso. Mi piace usare un linguaggio semplice ma non semplicistico.
5) Perché il prezzo da pagare, quando si esprime la propria opinione, è sempre così alto, secondo lei? Non solo nel mondo artistico, ovviamente, ma nella società. Siamo sotto una dittatura culturale travestita da democrazia per polli allevati e fino a quando la maggioranza sarà silenziosa, le grandi elites riusciranno facilmente a chiudere la bocca a chiunque. La maggioranza sa bene che le cose non vanno come dovrebbero andare ma tutti purtroppo abbiamo qualcosa da perdere e quindi non ci esponiamo. Io lo faccio perchè è più forte di me.
6) Partendo dal successo passato che le ha dato la popolarità, com’è maturata la sua vena artistica? C’è un filo conduttore che lega ogni sua scelta musicale? Il mio stile è non avere uno stile e questo non mi vincola ad un genere particolare. Per questo posso parlare di tutto e nel modo in cui voglio. L’evoluzione fa parte della crescita di ognuno di noi e io cerco sempre di dare messaggi di speranza.
7) Le scrivo tre parole in una: “NuovoContrordineMondiale”. E lascio a lei la libertà di spiegare ciò che questa parola significhi davvero. Questo è un nuovo disco che sto preparando e che uscirà agli inizi del 2015. E’ un disco autoprodotto e autodistribuito tramite posta. Si può ordinare solo scrivendo a questa mail: disco@povia.net , ci saranno 15 tracce e ci saranno tematiche anche forti. E’ un disco per chi “cerca” perchè solo chi cerca è vivo.
8) Cos’è rimasto, in lei, del “bambino che fa: oohh”? Io per fortuna e purtroppo… sono ancora un bambino…
9) C’è qualcosa che vuole aggiungere e di cui non abbiamo parlato? No, abbiamo parlato di tutto e anzi, ringrazio io voi per domande mirate ma nello stesso tempo spontanee e non banali.
10) Quali sono i suoi programmi nell’immediato futuro… ma anche lontani? Sto facendo una cosa bellissima che si chiama “Scuole in tour con Povia”. Sono incontri con i ragazzi e le ragazze nelle scuole medie e superiori, che hanno lo scopo di sensibilizzare sulle varie tematiche sociali, attraverso le canzoni che scrivo e che ho scritto. L’obiettivo è uno solo: Partecipazione e cioè riuscire a portare i ragazzi ad esprimersi, anche con dibattito, discussione o dissenso. Questo accade già e questo è il paese che io sogno. Un paese che si esprime e che non sia apatico. Il tutto finisce sempre con delle grandi strette di mano, culturali, umane e morali. Tutto con grande rispetto. Nel mese di febbraio ho fatto 10 scuole nella zona di Pescara. Quest’estate invece da aprile partirà il Siamo Italiani Tour 2014, una grande festa rock, a favore dell’Italia e degli italiani in un momento in cui l’Italia non sta andando bene e sempre più italiani sono alla canna del gas. Poi c’è un progetto cantautorale nei teatri da ottobre in poi… ci sto lavorando…
Grazie mille e un grosso “in bocca al lupo” per tutto!
Per chi ancora fosse scettico sulla reale utilizzabilità delle fonti di energia rinnovabile su larga scala, è arrivato il momento di ricredersi. Ha infatti ufficialmente iniziato la produzione di energia elettrica la mega centrale solare di Ivanpah, in California.
Costruita su una superficie di 3500 acri, quasi 2000 campi da calcio per intenderci, fornirà energia elettrica a oltre 140.000 abitazioni. Alla sua realizzazione hanno contribuito 2100 lavoratori, contribuendo quindi a creare molti posti di lavoro in un periodo di crisi, che non ha risparmiato neppure gli Stati Uniti; fra i principali soci, figura non a caso Google, da sempre molto attenta a investimenti promettenti e alternativi: in questo caso, la cifra complessiva per realizzare questa meraviglia tecnologica è pari a circa 2 miliardi di euro.
I 350.000 specchi che compongono l’impianto sono continuamente orientati da un computer per ottenere la massima quantità possibile di raggi solari; questa enorme energia viene fatta confluire su una torre centrale, che tramite acqua portata a temperatura altissima, muove una turbina in grado di produrre quasi 400 megawatt di corrente elettrica. Archimede sarebbe molto fiero di questa evoluzione dei suoi specchi ustori!
Nonostante il costo per kilowatt di questa centrale sia ancora decisamente superiore a quello di centrali a carbone o nucleari, non si deve sottovalutare l’impatto ambientale immensamente inferiore, per non parlare dell’assenza di rischi dovuti ad incidenti che, per quanto rari, possono essere così catastrofici da restare nella memoria collettiva per decenni. Ricordiamo anche che, a titolo di esempio, il tempo medio di smaltimento di una centrale nucleare è di ALMENO 100 anni. E’ evidente che ancora i tempi non sono maturi per abbandonare i combustibili fossili, ma vedere grandi aziende investire in energie alternative fa ben sperare per il futuro: solo grazie a cospicui investimenti in ricerca, potremo sperare di affrancarci dalla dipendenza da fonti energetiche inquinanti e comunque destinate ad esaurirsi.
Vi chiederete quanti decenni di lavoro ha richiesto, un’opera così titanica: 3, dicasi tre anni. Ebbene si, in altri Paesi le cose funzionano davvero. Già immagino la stessa cosa fatta da noi: cinque anni di progettazione, altrettanti di appalti, una ventina di processi per corruzione e frodi varie, quatto diverse inaugurazioni, tutte rigorosamente PRIMA della fine dell’opera. Costo iniziale previsto che alla fine come minimo quadruplica, e così via… Qualcuno ancora si stupisce che nessuna azienda seria voglia investire in Italia?
Almeno rallegriamoci del continuo sviluppo che altrove hanno le energie alternative, e speriamo presto di poterne anche noi godere i frutti.
Per il secondo anno consecutivo è il direttore musicale del festival. Per molti giovani che guardano spesso annoiati il festival di Sanremo, il nome di Mauro Pagani dice poco o nulla. Al massimo sanno che ricopre il ruolo di direttore musicale. Per quelli che hanno i capelli grigi, quel nome porta immediatamente ad uno dei musicisti più influenti e originali europei.
Fu uno dei fondatori e leader della Premiata Forneria Marconi, gruppo rock progressivo innovatore della musica italiana degli anni ’70. Nel decennio successivo ha iniziato una lunga e proficua collaborazione con Fabrizio De Andrè, componendo le musiche di “Crêuza de mä”, considerato uno dei migliori dischi del poeta genovese.
Ha collaborato e prodotto album dei principali cantanti della scena italiana come Gianna Nannini, Ornella Vanoni, Roberto Vecchioni, Massimo Ranieri e Luciano Ligabue. Mauro Pagani è un musicista e arrangiatore che non ha mai smesso di sperimentare, di crescere artisticamente, di abbracciare le più disparate contaminazioni musicali e culturali.
Pagani nasce a Chiari (provincia di Brescia) il 5 febbraio 1946. All’età di dieci anni comincia a studiare violino e poco dopo il flauto traverso attraverso i consigli del padre (flautista). Negli anni ’60 comincia a militare in vari gruppi nell’area bresciana tra cui un gruppo con Giorgio Cordini la “Forneria Marconi” (da qui il nome che proporrà lui stesso per la Premiata Forneria Marconi).
Dopo aver militato per poco tempo nel gruppo dei “Dalton”, la sua attività di musicista lo porta ad avvicinarsi al gruppo de “I Quelli” nel 1970 durante la registrazione de “La buona novella” di Fabrizio De André. Il suo ingresso ufficiale nella band, ne farà mutare il nome in “I Krel”, nome utilizzato solo per tre tracce ufficiali (un 45 giri ed un brano incluso in una compilation della Dischi Ricordi) e, in seguito, in Premiata Forneria Marconi.
Negli anni in cui militerà nella PFM, Pagani si occuperà di scrivere tutti i testi dei brani che nelle versioni inglesi dei dischi scriverà insieme all’inglese Peter Sinfield (paroliere e co-fondatore con Robert Fripp dei King Crimson) e darà un notevole contributo alle sonorità del gruppo.
Nella Pfm milita per sette anni e dopo il tour in Giappone del 1975 con il gruppo viene inserito dalla critica nipponica tra i 10 musicisti migliori al mondo. Nel 1974 sposò la traduttrice Adalaura Quinque, ricevendo come regalo di nozze un violino da Greg Lake (che aveva portato la Pfm a Londra aiutandoli molto nel loro successo internazionale); nel 1991 diventa padre di Fernanda e nel 1997 di Leonardo.
Dopo aver lasciato la Pfm, inizia un percorso di ricerca musicale, in particolare una ricerca sulla musica etnica di matrice araba, pur rimanendo un bluesman orientato alla sperimentazione. Dopo aver lasciato la celeberrima band, inizia lo studio di moltissimi strumenti a corda come il bouzouki, la mandola, il mandolino, il mandoloncello, la lira e la balalaika.
Nel 1978 pubblica con la etichetta Ascolto il suo primo album da solista intitolato “Mauro Pagani”, che anticipa, nelle sonorità e nella ricerca di contaminazioni, quella che verrà poi definita world music. Nel 1979 ha preso parte al progetto “Carnascialia” con il cantante-organista greco Demetrio Stratos e altri affermati musicisti, molti dei quali provenienti dal Canzoniere del Lazio, con l’intento di rivitalizzare le sonorità popolari dell’Italia centrale e meridionale e più in generale dell’Europa mediterranea.
Il secondo album come solista è del 1981, “Sogno di una notte d’estate”, concepito come colonna sonora per uno spettacolo teatrale di Gabriele Salvatores. Da questo fu poi ricavato un film, e una nuova colonna sonora è uscita nel 1983, con lo stesso titolo.
La sua carriera vede un importante punto di snodo nella collaborazione con Fabrizio De André, iniziata nel 1981 e durata ben 14 anni, col quale compone tutte le musiche di “Crêuza de mä” nel 1984 (considerato dalla critica un capolavoro e inserito da David Byrne tra i dieci dischi più importanti del decennio in tutto il mondo) e “Le nuvole” nel 1990 in cui spicca la celeberrima “Don Raffaè”, lavori di cui si occupa anche della produzione. Nel 1988 partecipa al Festival di Sanremo con il gruppo rock demenziale “Figli di Bubba” che forma per l’occasione insieme a Franz Di Cioccio, Roberto Manfredi, Sergio Vastano, Enzo Braschi, Roberto Gatti e Alberto Tonti.
Nel 1991 esce “Passa la bellezza”, in cui è contenuto il brano “Davvero davvero” duettato con Fabrizio De André; l’album riceve la Targa Tenco come miglior opera prima dell’anno. Nel 1997 ottiene una nomination al David di Donatello per la colonna sonora del film di Gabriele Salvatores “Nirvana”. Nel 1998 fonda a Milano le “Officine Meccaniche”, degli studi di registrazione da cui passeranno artisti come Daniele Silvestri, Samuele Bersani, “Le Vibrazioni”, i “La Sintesi”, Bluvertigo, gli Afterhours, i Negramaro, Stefano Bollani, i Muse, i Franz Ferdinand, Elisa, Massimo Ranieri, Lacuna Coil.
Nello stesso anno è direttore artistico del Concerto del Primo Maggio a Roma. Nel 2000 è direttore artistico del Festival di Sanremo. Nel 2001 comincia la sua attività di organizzatore della manifestazione “Siena: la città aromatica”, rassegna estiva di musica nelle strade della città di Siena culminante ogni anno in un concerto in Piazza del Campo. Nel 2003 inizia la sua collaborazione con Ligabue: con l’artista emiliano, con il quale suonerà anche al concerto di Campovolo nel 2005, collabora in modo determinante alla realizzazione prima del tour teatrale e poi all’album live tratto da quell’esperienza: Giro d’Italia. Sempre nel 2003 pubblica il suo terzo album di inediti, Domani.
Nel 2004, incide “Creuza de mä”, riproposizione a vent’anni di distanza del disco originario con nuovi arrangiamenti ed alcuni brani inediti di ispirazione etnica, cioè fatta dal popolo per divertire se stesso (secondo quanto affermato dallo stesso De André circa l’ispirazione di “Crêuza de mä”). Sempre nel 2004 “Officine Meccaniche” diventa un’etichetta discografica. Nel 2007 è chiamato a sostituire Ambrogio Sparagna come maestro concertatore della Notte della Taranta, il grande evento di musica popolare salentina che si tiene ogni anno nel periodo di agosto a Melpignano. Nel 2009 pubblica per la casa editrice Rizzoli Editore un romanzo dai tratti autobiografici, “Foto di gruppo con chitarrista”. Nell’aprile 2009 è autore e produttore artistico del singolo “Domani 21.04.2009”, in collaborazione con Giuliano Sangiorgi e Jovanotti; il brano inciso ha visto la partecipazione di oltre 50 artisti italiani. La canzone è in memoria delle vittime del terremoto d’Abruzzo avvenuto circa un mese prima e dedicata ai sopravvissuti e a tutti coloro che lavorano alla ricostruzione. Il ricavato di questo progetto è stato destinato alla ricostruzione e al restauro del Conservatorio “Alfredo Casella” e della sede del Teatro Stabile d’Abruzzo dell’Aquila. Si registra inoltre una collaborazione con la cantante Arisa per il suo album “Amami” uscito nel 2012 Nel 2011 il Club Tenco di San Remo gli ha conferito il Premio Tenco come operatore culturale; la consegna è avvenuta sabato 12 novembre 2011, durante la 36ª Rassegna della Canzone d’autore.
E’ iniziata la Settimana della Moda Milanese, con un fuori programma degli attivisti di Greenpeace, che sono entrati nella Galleria Vittorio Emanuele per chiedere alle maison di moda di eliminare le sostanze tossiche dagli abiti. Sotto accusa, brand celebri come Versace, Vuitton e Dolce&Gabbana.
Ecco le sfilate della prima giornata: Chicca Lualdi per il marchio BeeQueen. La fashion designer milanese ha presentato una collezione autunno-inverno 2014/2015 moderna e raffinata, con un sapore retrò, ed accessori divertenti. Angeli Marani punta sull’art dèco, utilizzando il rosso, il nero e l’oro come nei quadri di Klimt, stampe maculate e ricami grafici. Simonetta Ravizza non rinuncia allo stile animalier, ai colori scuri (bordeaux, verde scuro, nero) e soprattutto, all’uso della pelliccia, per una donna determinata e aggressiva. Byblos ha presentato un mix di suggestioni del passato con stampe e motivi dallo stile futuristico, i bustier e gonne con la crinolina, abiti in seta con inserti di pelle. Frankie Morello, con lo stile collegiale, ci ha fatto vedere le camicie dai colletti bianchi, e gambaletti da indossare su scarpe stringate, in abbinamento a gonne corte fin sotto il ginocchio o pantaloni che arrivano sopra la caviglia.Gucci è stato uno dei protagonisti della giornata: la maison fiorentina ha presentato una collezione molto semplice, cappottini molto lineari, abbinati al jeans o al pantalone alla caviglia, camicie ed abiti in pelle, colori che andavano dal glicine, al grigio chiaro, verde militare, bordeaux, beige e nero illuminato da pietre. Alberta Ferretti sfila in passerella con una collezione ispirata alla natura ed ideata per la fata dei boschi: parka in lana e seta, top con piume, abiti i crinolina e pizzo, cappotti matelassè, giacche in alpaca e calzettoni in vista. No.21 di Alessandro Dell’Acqua, con i suoi capi studiati, eleganti e lineari, molto femminili. Il giovane fashion designer Fausto Puglisi ha presentato una collezione-omaggio agli Stati Uniti, stampe con la Statua della libertà, e mix di colori su abiti, pantaloni e completi, come patchwork di tessuti e capi dal taglio geometrico.
La prima giornata di sfilate ci ha regalato bellissime collezioni femminili, ma anche interessanti immagini dai backstage, per ammirare insieme i look dei vip avvistati alle diverse presentazioni. Abbiamo potuto ammirare una bellissima Olivia Palermo, con un look in grigio molto cool. Filippa Lagerback con un abito molto primaverile. Con lei anche Eleonora Carrisi, con un cappotto maxi bianco e Chiara Ferragni, che ha optato per le varie tonalità del giallo.
Da Gucci sono stati avvistati Salma Hayek e il marito Francois-Henri Pinault, lei con un cappellino di pelle nera, lui con un semplice cappotto che non brillava per stile. Invece da Byblos abbiamo visto Nadege Dubospertus, Antonio e Roberta Murr, mentre da Simonetta Ravizza c’era Daniela Santanché e Alessandro Sallusti, lui in total black, e lei con un gilet di pelliccia verde e un cappello maschile blu. C’erano anche Federica Fontana, Cristina Parodi ed Elena Santarelli, con dei look decisamente più glamour.
Vi aspetto domani.
Beppe Grillo sarà stato anche antidemocratico nelle consultazioni in streaming con il presidente incaricato Renzi ma sono tante le parole dette dal comico genovese oltremodo condivise da tanti italiani e soprattutto il concetto che Renzi è giovane e rappresenta un sistema “marcio”, un sistema da riformare a tutti i costi. Un sistema che è stato definito più volte un “gattopardo” da uccidere, da mandare a quel paese, un sistema colluso che affonda le sue radici in tutto il nostro paese, un sistema che fa finta di cambiare ma che poi si ripresenta sempre uguale a se stesso, con le stesse facce, le stesse pratiche ancestrali, gli stessi mali che vanno avanti da tempo.
Nepotismo, clientelismo, favoritismi vari, familismo, una “piovra” dai tantissimi tentacoli che stritola il nostro paese e lo condanna all’immobilismo, alla rassegnazione, all’elogio della mediocrità, al ricatto sociale, al voto di scambio, alla corruzione etc.
Ebbene bisogna riformare questo sistema tentacolare con il “virus del cambiamento”, bisogna riformare con numerose scosse tettoniche che devono mandare il vecchio sistema partitocratico in rovina, numerose scosse tettoniche che devono mandare all’aria la vecchia classe dirigente, mandare all’aria la società italiana “della grande bellezza della decadenza e dello sfacelo”.
Gli italiani si meritano di più, meritano di più i figli di questo paese protagonisti del fenomeno dei “cervelli in fuga”, meritano di più i tanti disoccupati, i tanti cassintegrati, i tanti esodati, meritano di più coloro che vivono nelle terre “martoriate” dall’abusivismo edilizio e dalla cementificazione selvaggia, meritano di più coloro che fino ad adesso invece che essere premiati per il loro merito sono stati maltrattati e bistrattati, meritano di più tanti pensionati ridotti alla fame.
Riformare un sistema gattopardesco che ha dimenticato parole come democrazia, beni comuni, sostenibilità, diritto all’abitare, welfare, servizi sociali, rispetto della legalità, moralità, dignità, orgoglio, coerenza.
Ritmo un pò meno lento rispetto alla prima serata. Spazio più dedicato alla musica, ma ospiti che, sommati insieme, rievocano un’atmosfera a tratti anche fin troppo nostalgica. Forse, sarebbe stato opportuno suddividere i vari personaggi nelle serate a venire. Ma partiamo subito con i cantanti in ordine di apparizione, con le relative (e personali) pagelle (sono stata molto generosa, in alcuni casi, ma mi sono basata anche sulle emozioni che ho percepito):
Francesco Renga Prima canzone: A UN ISOLATO DA TE. Bello il testo, carismatico il cantante, anche se il brano non ne risaltava appieno la voce. Voto: 6 e ½ Seconda canzone: VIVENDO ADESSO. Stile tipico di Elisa, ma un po’ deludente. Nessuna valorizzazione per le reali capacità di Renga. Voto: 5 e ½ , eppure passa come brano scelto. Mah!
Primo revival nostalgico: le gemelle Kessler. Brave, ma cos’altro hanno fatto? E la gara prosegue.
Giuliano Palma Prima canzone: COSI’ LONTANO. Qualcosa di retrò, brano gradevole. Voto: 7. E passa il turno. Seconda canzone: UN BACIO CRUDELE. Poco orecchiabile, anche se più nello stile di Giuliano Palma. Voto: 6.
Dopo una “Ode al bello” che mi ha annoiata, è arrivata la terza protagonista della gara.
Noemi Prima canzone: UN UOMO E’ UN ALBERO. Attacco sbagliato, reso evidente dall’occhiataccia rivolta al Maestro. Difficile comprendere l’insieme. Voto: 5/6. Seconda canzone: BAGNATI DAL SOLE. Smalto ritrovato, grinta, coinvolgimento, canzone orecchiabile. Potrebbe vincere il festival. Voto: 7/8.
Renzo Rubino Prima canzone: ORA. Ho annotato solo due cose: influenza stile anni ’80, bradi adatto per le radio. Voto: 6/7. Passa, ma non mi convince. Seconda canzone: PER SEMPRE E POI BASTA. Sofisticata, accurata, ricercata, arrangiamento molto interessante, emozione sentita. Voto: 7 e 1/2 . Peccato non sia passata, perché meritava.
Ospite:Franca Valeri. Sicuramente un colosso dello spettacolo. Quasi 94 anni e una grinta da leoni, nonostante la voce tremolante che ha emozionato e intenerito. Un omaggio meritato, ma quanto le sarà costato?
Riprende la gara col cantante successivo.
Ron Prima canzone: UN ABBRACCIO UNICO. Melodica, il suo stile tipico. Voto: 6 e ½ Seconda canzone: SING IN THE RAIN. Country/folk, ma meno interessante. Voto: 6. Eppure passa.
Segue un lungo medley di Claudio Baglioni. Voce splendida, grande polistrumentista, ma trenta minuti sono sempre trenta minuti. Intervento piacevolissimo, non noioso… ma nulla di nuovo. Peccato, perché il cantautore è più attuale che mai, eppure lo costringono a cantare sempre le stesse cose.
Riprende la gara.
Riccardo Sinigallia Prima canzone: PRIMA DI ANDARE VIA. Un folk con modo di cantare simile a Carmen Consoli al maschile. Voto: 6/7. Passa. Seconda canzone: UNA RIGENERAZIONE. Retrò, sanremese, ma un po’ ripetitiva. Voto: 5/6. Ma solo per la grinta.
Federico Sarcina Prima canzone: NEL TUO SORRISO. Troppo simile al genere “Vibrazioni”. Voto: 5 e ½ eppure passa. Mah! Seconda canzone: IN QUESTA CITTA’. Come sopra, ma un po’ meno noiosa. Voto: 6. Risicato.
Non faccio pagelle alle Nuove Proposte. Vedremo chi sarà scelto, anche perché non mi pare di aver sentito nulla di interessante, questa sera, a volte per la melodia, altre per le stonature. Magari è l’emozione, quindi preferisco non giudicare. Voto del Festival: 6/7. Un pronostico? Tra i Big, vedo Noemi in pole position. E un Rubino come Premio della Critica.
Ormai ci siamo, il Carnevale, è alle porte! La festa più allegra e divertente dell’anno, è da sempre una di quelle occasioni capaci di coinvolgere emotivamente i grandi e i piccoli. Il Carnevale è un appuntamento giocoso: gli scherzi, i coriandoli, gli addobbi, le trombette, ma soprattutto la possibilità di mascherarsi, sono questi gli elementi che creano una magia senza tempo!
Ma avete pensato di portare il Carnevale in casa e festeggiare come una volta con tutta la famiglia riunita tra le mura domestiche per una festa in maschera?
Organizzare la festa del Carnevale a casa, invitando gli amichetti di scuola del nostro figlio, può essere un impresa facile, se seguite i nostri consigli. I bambini gradiranno tantissimo festeggiare insieme il Carnevale travestiti con le maschere e costumi più amati, come Pulcinella, Arlecchino, Colombina, Pantalone, o principesse, principini, Superman e Spiderman.
E’ importante scegliere prima la stanza più grande della casa e liberarla il più possibile, per creare spazio al buffet e ai giochi. Per ricreare in casa un’atmosfera carnevalesca e gioiosa, potete abbellire e addobbare la stanza con tanti palloncini, tutti di colori differenti (meglio anche, se riuscite a trovare forme differenti), stelle filanti, cappellini di carta ecc.
Il segreto di un party in maschera in casa sono certamente i giochi e le attività con cui non ci si annoia mai, impegnando i bambini e gli adulti presenti alla festa. Possiamo pensare al coinvolgimento di una agenzia di animazione, oppure chiedere ad un nostro amico di indossare i panni da clown. Un’idea interessante sarebbe quella di utilizzare colori e cosmetici atossici e coinvolgere le mamme per truccare i bambini. Tutto è concesso nella festa più gioiosa dell’anno. E ricordatevi che la musica non deve mancare.
Anche la tavola deve essere a tema: una tovaglia colorata, posate e bicchieri di carta o plastica molto fantasiosi, e arricchita con delle stelle filanti, coriandolo, e piccoli palloncini legati ai piatti delle pietanze.
Per il buffet, preparate cibi semplici e scegliete le bevande adatte ai bambini. Il menu deve tenere conto dei gusti dei piccoli: cibi salati e dolci. Non c’è Carnevale senza pizzette, panini, focaccine, tramezzini e hot dog, tutto in formato mini. I dolci tradizionali non possono mancare: zeppole, castagnole, frittelle e chiacchiere, ma anche brioche e cupcakes coloratissime. Per le bibite, oltre a quelle gasate che bambini amano tanto, acqua e succhi di frutta naturali sempre a loro disposizione.
Un consiglio per la “linea” e la salute: i dolci di Carnevale non fritti. Ci sono tantissime ricette light e golose, ciò che conta è avere creatività, pazienza e amore. Fidatevi delle ricette della nostra Ezia! Coinvolgete anche i bambini nella preparazione dei dolci, loro amano impasticciarsi con acqua e farina e si divertono un sacco.
Parliamo nuovamente di Royal Family, e, in modo particolare, della Regina Elisabetta II.
La Sovrana che regna ormai da più di sessant’anni, mantenendo ancora intatto il suo aplomb britannico, sarà in Italia il prossimo 3 aprile 2014, sarà in visita ufficiale, accompagnata dal Principe Filippo d’Edimburgo. Sarà ricevuta al Colle dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. I Reali britannici, dopo una colazione privata al Quirinale, si recheranno in Vaticano per l’incontro con Papa Francesco.
Elisabetta II, nel giorno della sua Incoronazione – 2 giugno 1953 – indossò un abito confezionato da Normal Hartnell. Questi si occupò anche di molti dei suoi abiti da sera. Hardy Amies, invece, contribuì a definire il suo look da giorno, gli abiti colorati, i cappellini bizzarri, i guanti color pastello ed il giro di perle al collo: queste caratteristiche contribuirono a rendere lo stile della Regina unico e riconoscibile fra la folla, senza mai essere trasgressivo o sopra le righe.
I suoi abiti color pastello, apparentemente eccentrici, hanno contribuito a mantenere la sua immagine molto ben definita e immediatamente riconoscibile in tutto il mondo. Qualche aneddoto riportato da giornali di gossip, ma anche da fonti autorevoli, ci permette di conoscere le usanze di Sua Maestà, in fatto di look. Innanzitutto, la Regina non indossa mai due volte lo stesso abito al cospetto delle stesse persone: tutti i vestiti sono ben catalogati (anche in base a quando sono indossati) e dotati di un nome; tra questi, spicca il suo preferito, il Buttercup, un abito giallo che la Regina, contrariamente alla sua regola, pare indossare spesso. Per quanto riguarda le scarpe, la Regina Elisabetta II ha una persona che la “assiste”: il suo dovere consiste nell’indossare per lei le scarpe fino a che, al momento della prova, non siano già morbide e confortevoli.
La vita di questa Sovrana d’acciaio è scandita rigorosamente, ogni giorno, anche grazie al lavoro di molti dipendenti, più di milleduecento persone. Si comincia alle sette e trenta del mattino con una domestica che dà la sveglia alla regina, apre le tende, saluta e si allontana. Alle sue spalle appare una seconda domestica, che la aiuta a indossare il primo della mezza dozzina di abiti o più della giornata. Alle otto e trenta viene servito il breakfast (uova alla coque, toast e caffè).
Sul tavolo, è posata l’acqua minerale Malverne e, tramite una radiolina a transistor, la Regina ascolta le prime notizie della giornata. Un valletto porta la stampa, un altro valletto porta a passeggio i cagnolini.
Alle tredici, il pranzo è servito. I piatti includono: agnello arrosto, patate, pudding con gelato alla menta. Nelle cucine, dove lavorano centinaia di addetti, c’è anche l’assaggiatore di corte, col compito di provare tutti i cibi prima che siano serviti in tavola. Alle cinque di pomeriggio, arriva l’ora del tè, con i sandwich spalmati di burro con salsa di cetrioli. A cena, viene servito pesce alla griglia.
Ventisette dame di compagnia si occupano dell’abbigliamento della regina, che viene aggiornato con nuovi vestiti due volte l’anno.
Questo comprende trenta pellicce (per un valore di oltre tre milioni di euro), cinquecento cappelli, centocinquanta borsette. Si dice che queste ultime servano anche a trasmettere messaggi in codice alla servitù: se la persona che le sta accanto è noiosa, Sua Maestà posa la borsetta a terra. Se la regina si sente a disagio, infila la borsetta al braccio.
E’ necessario ricordare le dame che riempiono la vasca da bagno per la sua toilette mattutina, e quelle che premono il tubo del dentifricio, affinché sia sempre perfetto.
Insomma: uno stile… reale, sempre e comunque, sia nella vita pubblica, ma anche privata, che rende la Regina Elisabetta II una delle Sovrane più famose e amate nella storia delle Monarchia Inglese!
Il leader dei Pink Floyd ad Anzio in occasione dei 70 anni dello sbarco degli alleati in cui mori il papà Erich “In ogni momento puoi prendere in mano le tue briglie e dirigere la tua sorte.
Preparati ad alzarti in piedi e vivi la vita con autenticità”Tutta la sua carriera solista e parte di quella con i Pink Floyd l’ha dedicata alla grande assenza della sua vita: suo padre, Eric Fletcher, soldato inglese, morto nello sbarco di Anzio nel 1944.
Roger Waters, fondatore, leader dei Pink Floyd ha composto “The Wall” (1979) e “The Final Cut” (1983) cercando di esorcizzare il dolore e la sofferenza per essere cresciuto orfano, in una società piena d’ipocrisie e repressioni di ogni tipo come quella inglese del dopoguerra.
Oggi, dopo una lunga e splendida carriera, è un maturo uomo di 70 anni che ha fatto i conti con il suo passato, sia personale che professionale. Si è riconciliato con gli altre membri dei Pink Floyd, dopo che nel 1984-1985 li aveva trascinati in tribunale.
Infine è tornato sui luoghi in cui morì il padre. Cittadinanza onoraria di Anzio a Roger Waters, bassista e fondatore dei Pink Floyd, in memoria di suo padre, il sottotenente Eric Fletcher Waters che perse la vita nello sbarco di Anzio.
Waters è stato ricevuto nella Sala Consiliare di Villa Sarsina ad Anzio, nell’ambito degli eventi organizzati per celebrare il 70esimo anniversario dello sbarco. “In un concerto degli Stati Uniti ho incontrato un reduce che, stringendomi la mano, mi ha detto: Roger, tuo padre sarebbe fiero di te – ha sottolineato Waters – Oggi sono io ad essere fiero dei cittadini di Anzio che, profondamente commosso, ringrazio”.
Presente alla cerimonia, oltre al sindaco Luciano Bruschini, il veterano dello sbarco di Anzio, Harry Shindler che si è soffermato sul sacrificio dei migliaia di ragazzi che sono venuti a morire su questi territori per restituirci un mondo senza regimi dittatoriali ed in nome della libertà e della democrazia. Per primo ha preso la parola il sindaco di Anzio, Luciano Bruschini, che è intervenuto rispetto al conferimento della cittadinanza onoraria al grande poeta e compositore britannico: “Su questi territori Roger ci ha lasciato il padre che non ha mai conosciuto – ha spiegato il primo cittadino – Questa grande sofferenza interiore, che solo chi è cresciuto orfano sin da bambino negli anni difficili del dopoguerra può comprendere, si è trasformata in un inno alla pace, che con straordinaria coerenza ha contraddistinto la sua vita sino ad oggi”.
“Tutte le commemorazioni per il settantesimo anniversario dello sbarco, le abbiamo incentrate sul valore universale della pace e sull’importanza di tramandare alle nuove generazioni gli orrori della guerra – ha aggiunto – Soltanto mantenendo viva la memoria, sarà possibile abbattere definitivamente il muro della paura che divide i popoli, il muro di tutte le guerre, dei conflitti religiosi ancora tristemente attuali ed il muro di chi, incolpevolmente, le guerre le subisce sempre: il popolo dei bambini”.
“Oggi, settantesimo anniversario della scomparsa dell’ufficiale britannico, Eric Fletcher Waters, ci riempie d’orgoglio e di commozione conferire la cittadinanza onoraria della città di Anzio a suo figlio Roger, messaggero di pace nel mondo”, ha continuato.
Roger Waters ha ricevuto da Bruschini la pergamena della cittadinanza onoraria che riporta la motivazione della delibera approvata dal consiglio comunale: “In memoria di Eric Fletcher Waters, sbarcato ad Anzio e disperso nelle paludi della guerra, ritrovato nei nostri cuori e nel nostro desiderio di pace e libertà attraverso l’intensa poesia di suo figlio Roger, ambasciatore di pace, al quale la città di Anzio con profonda gratitudine conferisce la cittadinanza onoraria”.
Ieri Bruschini, insieme al sindaco di Aprilia, si era recato con Waters al Fosso della Moletta dove è stato individuato il punto esatto dove perse la vita il padre.
Si è conclusa la settimana della moda britannica (14-18 Febbraio). Sulle passerelle di Londra, hanno sfilato, con le loro nuove collezioni, prestigiose maison come Burberry, Tom Ford, Vivienne Westwood, Christopher Kane, Antonio Berardi e Daks. Cosa propone la prossima stagione invernale? Torneranno di moda i cappotti furry e colorati, gonne a ruota ma anche modelli a tubino, accessori caldi e tante sfumature chic.
Alle sfilate londinesi abbiamo visto colori intensi e forti, a cominciare dall’arancione, come gli abiti di Mark Fast e i suoi total look. Christopher Raeburn ha proposto vestiti longuette dalle nuance imponenti e taglio sportivo, con lunghe collane, calzettoni e scarpe in pelle lucida. Il brand Pringle of Scotland e Giles, ha utilizzato l’arancione per cappotti, top, felpe e pantaloni.
Abbiamo notato anche il rosa in variante forte: Fyodor Golan ha realizzato dei coordinati particolari e non-convenzionali, composti da giacche pelose e bermuda ampi. Molto più eleganti i tubini ortensia di Felder Felder, e gli abiti lunghi da gran sera e taglio sobrio, proposti da Emilia Wickstead. Tra i vari trend del colore per l’autunno 2014, c’è anche il blu royal. Questa sfumatura è stata proposta in abbinamento con il baby pink, dal brand Sister by Sibling, e con il nero notte, da David Koma.
Tra gli outfit invernali di tendenza, c’è la gonna a ruota, come ci hanno mostrato le creazioni di Emilio de la Morena, mentre la storica maison londinese Daks propone le pencil skirt tinta unita, in pizzo o variante bicolor. Ritorna di moda il metallizzato: Holly Fulton ha creato abiti d’ispirazioni futuristiche. La pelliccia sarà un must, per giacche e cappotti, ma anche come inserti per maglie e gonne, ed accessori, come i colbacchi.
La british house più celebre, Burberry ha proposto una collezione molto originale grazie al mix tra colori pastello, vivaci, ricami, stampe e variate decorazioni, dalla floreale all’etnica. Il brand ha saputo reinventare lo storico trench, proponendolo stavolta in abbinamento a stola da indossare lungo la spalla e il fianco.
Infine, Tom Ford ha puntato sui look sporty-chic, con una collezione minidress stile tuta, con numero e logo impresso, e rivestiti di paillettes, mentre Vivienne Westwood ha presentato dei cappottini dallo stile vintage.
E da oggi fino al 24 Febbraio, al via con la Milan Fashion Week, Autunno/Inverno 2014-2015. Siete curiose di scoprire tutte le tendenze della prossima stagione? Allora non perdetevi la nostra cronaca giornaliera fitta di notizie, curiosità sui VIP e gossip…
Segnalo un’iniziativa che potrebbe interessare chi ama dipingere, soprattutto quando si tratta di una giusta causa. Non è necessario essere delle pittrici affermate: basta avere un istinto di solidarietà verso un triste fenomeno che si sta estendendo a macchia d’olio.
Riporto l’annuncio così come mi è stato riportato su un notissimo social network:
“Avviso a tutte le donne che amano dipingere e non solo. Si sta organizzando una mostra che sensibilizzi sul tema della violenza alle donne. Per partecipare occorre un’opera 50×50 dedicata al tema realizzata con qualsiasi tecnica. Per iscrizioni contattate dvdbenedetto41@gmail.com. Per favore: passate parola!”
Ho risposto e ho ricevuto tutte le informazioni di cui avevo bisogno. Posso già scrivervi anche il nome e il recapito della persona da contattare: Valentina Benedetto Grassi – Cell.: 3476457850.
E’ importante rispettare i limiti delle dimensioni e ricordare che NON va aggiunta alcuna cornice!
La mostra sarà itinerante, e partirà il 18 maggio 2014.
Quando avrete realizzato il vostro quadro, non dimenticate di mandare una foto dell’opera, corredata dal titolo, all’indirizzo e-mail di cui sopra.
Non si tratta di un concorso, e non ci sono vincitori: tutto è svolto con l’intenzione di sensibilizzare la massa su un argomento molto delicato di cui, purtroppo, ancora non si vede una soluzione definitiva.
Non c’è alcuna quota da pagare: ci sono già troppe donne che pagano un prezzo troppo alto, solo perché esistono. In un mondo che dovrebbe aver raggiunto una consapevolezza maggiore, sembra che alcune tematiche non siano ancora riuscite a sfondare il muro dell’omertà.
Facciamo qualcosa. Facciamolo tutti!
Comunicato Ufficiale
Varese 28 Gennaio 2014
Alla cortese attenzione di tutte le Artiste
Oggetto: notifica e aggiornamenti su progetto mostra “Seguendo il filo di Arianna”
Con la presente l’Associazione Artisti Indipendenti di Varese, quale fanno capo Enzo Vignola in qualità di presidente, Lella Kundert e Valentina Benedetto Grassi, intende proporvi un progetto di supporto relativo a tutte le attività di sostegno che vengono svolte dalle associazioni Onlus che si occupano della tutela della donna sia nella nostra provincia sia in quelle limitrofe.
L’iniziativa è stata intrapresa dall’Associazione che vorrebbe collaborare con il maggior numero di artiste di Varese e provincia che, aderendo ufficialmente al progetto, intendono realizzare un’opera formato 50×50 figurativa, fotografica o bidimensionale sui temi relativi sia al femminicidio sia al maltrattamento della donna, tema che è attualmente fortemente proposto sia a livello mediatico, letterario, scientifico sia scolastico.
L’intenzione, proposta sia a tutte le Associazioni Onlus che si occupano della tutela territoriale contro la violenza, sia alle province e ai comuni, non è assolutamente a scopo di lucro o di lustro, bensì di sensibilizzazione attraverso la visione che solo l’arte può dare poiché risulta ancora oggi un incisivo elemento di comunicazione.
Il progetto verte nella produzione di opere che verranno proposte durante lo svolgimento di alcuni eventi che vedranno coinvolti anche volontari tra medici, psichiatri, psicologi, scrittori e giornalisti.
Tale evento diventerà itinerante collegandosi ad altri che si stanno svolgendo e si svolgeranno in tutta Italia, partendo dai Comuni di Malnate, Castiglione Olona e Azzate cui seguiranno gli altri Comuni contattati (Ternate, Luino, Voltorre, Varese) da cui aspettiamo risposta sia per il patrocinio sia per il luogo che deve avere, ovviamente, la massima visibilità; chiediamo pertanto il vostro sostegno e la vostra collaborazione.
Certi di trovare supporto e riscontro, forniremo al più presto l’elenco completo di tutte le donne, delle associazioni e degli enti pubblici e privati che aderiranno: per questo ci occorre la vostra adesione scritta, datata, attraverso una mail presso l’indirizzo di posta elettronica di Valentina B. Grassi, al più presto, al fine di poter quantificare le partecipazioni e disporre degli spazi.
I tempi previsti per la realizzazione del progetto sono da intendersi entro la fine del mese di marzo.
Rimaniamo in attesa di un vostro più che gradito riscontro.
Saluti e buon lavoro a tutte!
Già dall’incipit, sembra di rivivere qualcosa del passato: qualcuno che, introdottosi da chissà dove, minaccia di buttarsi sul palco, se non viene letta una lettera. Un copione simile a quello introdotto da Pippo Baudo, scontato e inutile.
Fabio Fazio molto ingessato e Luciana Littizzetto divertente a tratti, solo con battute fuori dal copione.
Si è lasciato molto spazio agli ospiti, decisamente troppo, mantenendo le canzoni in gara quasi al margine della serata. Carrà palesemente seccata per il trattamento a lei riservato, molto diverso a quello dedicato a Laetitia casta. Momenti infiniti, ritmo molto lento, spesso noioso.
Prima di passare al voto complessivo, procedo con il riassunto delle canzoni rimaste in gara, in ordine di uscita:
Arisa – Controvento Frankie Hi NRG – Pedala Antonella Ruggiero – Da lontano Raphael Gualazzi – Liberi o no Cristiano De Andrè – Il cielo è vuoto Perturbazione – L’unica Giusy Ferreri – Ti porto a cena da me
Secondo il mio modesto parere, spicca nettamente Arisa, con un’eleganza sorprendente e una voce modulata in modo ottimale, nonostante la tensione evidente.
Deludono: Antonella Ruggiero (voce eccessivamente “nasale”, interpretazione noiosa, canzone poco convincente), Raphael Gualazzi (stonatissimo, nella canzone scartata), Cristiano De Andrè (dov’era, ma melodia? Non faceva che recitare il testo, e pure male!). Più vivaci i Perturbazione e la canzone scelta di Frankie Hi NRG. Giusy Ferreri molto simile a Malika Ayane nel brano scartato, più autentica in quello scelto, ma decisamente poco valorizzata.
Una prima serata decisamente non all’altezza delle aspettative. Ospiti messi a caso, per decretare le canzoni scelte, personaggi quasi a disagio, smarriti e confusi. Voto complessivo? Per essere buona: 5, su un massimo di 10. Ma, più che altro, per l’impegno profuso dall’Orchestra e dai Coristi.
Confido nelle prossime serate. O sarà un flop, con la cronaca di una vittoria annunciata.
Turismo dentale – Dedicare un articolo a questo fenomeno in forte crescita è fondamentale. Credo che molti di noi abbiano almeno accarezzato l’idea di tentare questa strada, considerando i preventivi stellari di molti studi dentistici italiani, dopo averne consultato un numero considerevole.
Io sono una di quelle persone che ha potuto vivere l’esperienza diretta di un lavoro svolto in Croazia, dopo essermi rivolta a molti professionisti del mio Paese e ottenendo risposte nette, aut aut, richieste pagabili solo attraverso un mutuo… e mi sono trovata anche di fronte alla prospettiva di un’estrazione, forse due, solo per un gusto personale e come condicio sine qua non: se non avessi accettato, il lavoro non sarebbe stato svolto. Non scrivo chi mi ha apostrofata con queste parole, ma posso dire che si tratta di uno tra gli Studi italiani reclamizzati come “rassicuranti”, “amichevoli”, “economici”. Magari, se qualcuno me lo chiederà privatamente, risponderò.
Ma vediamo cos’è successo poi.
Sull’onda del “sentito dire”, ho cominciato a mandare via mail la mia panoramica presso molti studi dentistici situati in Croazia, Ungheria, Romania. Ho ricevuto moltissime risposte, molte delle quali si basavano sul preventivo italiano, quindi ho compreso che non avrei dovuto più farne menzione. Così, con la sola panoramica, le mail di risposta fioccavano nella mia casella di posta elettronica. Attenzione. Non tutti gli studi dentistici dell’Est sono davvero competenti. Bisogna fare una serie di domande, prima di affidarsi a mani inesperte. Prima di tutto, non credete a chi vi dice che i lavori si possono fare in due o tre giorni, perché non è così. Se bisogna devitalizzare il dente, contate almeno una settimana, prima di ricoprirlo, se non di più. Quindi, spesso bisogna tornare sul posto per terminare il lavoro. Stesso discorso vale per gli impianti, se non di più. Per mia fortuna, io ho ancora tutti i miei denti, ma ho conosciuto chi ha dovuto chiedere quest’operazione all’estero, perchè in Italia i prezzi erano decisamente improponibili.
Ad ogni modo, quando avevo ormai perso le speranze – avevo conosciuto diverse realtà, ma a ancora non ne ero convinta – sono stata contattata su un social network da un piccolo studio sito in Croazia. Sin da subito, la persona di riferimento ha risposto con dovizia a tutte le mie domande. La sua competenza e il suo modo di fare sincero mi hanno convinta. Così, sono partita per la Croazia, dove sono rimasta cinque giorni, lavorando quattro mezze giornate su tutti i denti che avrei dovuto sistemare. L’alloggio era piacevole, si vedeva la tv italiana, c’era la possibilità di connettersi ad Internet e il posto era molto bello, luogo turistico estivo. Il lavoro sui molti denti che mi sono stati salvati, nonostante i pareri dei medici italiani, alla fine, mi è costato circa seicento euro. Seicento euro per molti denti, tra cui quattro devitalizzazioni, pulizie canalari e ricostruzioni. Mi è stata consegnata anche una scheda telefonica croata per non spendere un patrimonio con lo studio. I dentisti hanno lavorato con professionalità, ma senza soffocarmi con ansie inutili.
In breve: la mia esperienza è stata positiva.
Tra l’altro, la persona con cui ero in contatto – l’unica che parlasse in italiano, pur essendo croata – mi ha spiegato molti magheggi che i professionisti italiani combinano qui da noi. Cose inimmaginabili che non sto nemmeno ad elencare. Sono sempre disponibile per un confronto privato.
Tutto questo, per dire: sì al trasferimento verso l’Est per curare i denti, ma attenzione a chi promette miracoli. I professionisti seri sanno spiegare molto bene, e fanno un ottimo lavoro. C’è anche chi offre alloggio gratuito, oltre al trasferimento tramite navetta all’aeroporto o presso altri luoghi di grande affluenza. Molti di loro si appoggiano ad “agenti” italiani, e quello potrebbe essere un reale inconveniente, perché, si sa, gli italiani “fanno la cresta”. Come riconoscerlo? Facile: in genere, il referente è un conterraneo e i prezzi sono molto vicini a quelli del nostro Paese. Perciò, fidatevi sempre e solo di chi espone i prezzi sul sito originale che, solitamente, ha anche una traduzione italiana.
Se avete bisogno di sapere qualche nominativo affidabile, scrivetemi. Risparmiare si può, e magari ci scappa anche una piccola vacanza!
Tasse Canarie. Ecco come con una nuova legge Italiana si avranno problemi a viaggiare All’estero:
Scandaloso! Vogliono affondare l’Italia. Ecco che cosa hanno combinato: si tratta di una nuova tassa Italiana entrata in vigore dal 1 febbraio 2014 di cui non ne hanno parlato ai Tg / televisione.
Non si parla di tasse Canarie in genere ma una tassa che colpisce chiunque si rechi all’estero… ( esempio chi vuole vivere alle Canarie) e abbia bisogno di inviare denaro in Italia Tramite bonifico… o meglio verranno penalizzati i riceventi di tale bonifico, infatti secondo la nuova legge l’ente bancario tratterrá preventivamente il 20% di ogni bonifico che dovesse entrare in Italia. Il ricevente verá segnalato all’erario. Inoltre visto che il conguaglio avverrá al 16 luglio su quei soldi si tratterranno anche gli interessi che vanno da metá luglio al 1 febbraio.
Immaginate di dover inviare oggi soldi a un vostro familiare / parente / amico che si trovi in Italia mentre voi siete all’estero ( esempio 1000 eur). Di questo importo l’erario “espropria” 200 euro e chiederá anche interessi fino al 16 luglio. Ma che cavolo fanno! C’é gente in difficoltá, parenti che vista la crisi non riescono ad arrivare a fine mese, gli mandiamo qualcosa per tirare avanti e gli trattenete il 20%. pensate si tratti di dittatura o democrazia?
Comunque avete sempre la possibilitá di dimostrare che tale denaro non provenga da un beneficio creato all’estero ma veniva per esempio dall’Italia e quindi una volta attuata la procedura burocratica chiedere il rimborso…Ci credete.
Sono fermamente convinto che il sistema di tasse Canarie sia molto piú snello e permetta alle persone di trasferirsi e vivere serenamente una nuova vita all’estero e viaggiando.
Questa nuova trovata del governo che tenta di spremere oltremodo i contribuenti ha suscitato molto disappunto sul web guarda cosa ne pensano altre persone come te e come hanno reagito…
Dicci tu se ti sembra il caso di continuare in questa maniera. Noi abbiamo pensato di trasferirsi alle canarie anni fa.
Dagli Usa un premio per De Gregori – II cantautore romano riceverà a Los Angeles “L’Excellence Award”.
“La storia siamo noi, nessuno si senta offeso, siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo. La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso. La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare, questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da masticare. E poi ti dicono “Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera”. (“La storia siamo noi”)”.
Uno dei più importanti e amati cantautori italiani riceverà un premio negli Stati Uniti.
Stiamo parlando di Francesco De Gregori, raffinato protagonista della canzone impegnata italiana, da sempre amante e profondo conoscitore della cultura americana.
L’adolescente De Gregori iniziò a suonare la chitarra nel 1966 imparando gli accordi de “Il ragazzo della via Gluck” di Celentano, ma la sua più grande influenza artistica rimane il menestrello di Duluth.
Tra i suoi estimatori c’è infatti anche Bob Dylan che lo definì “la leggenda della musica leggera italiana”, inserendo una cover dell’artista italiano (“Non dirle che è così) nel suo film “Masked and anonymous”. De Gregori debuttò nel 1972 con “Theorius Campus” insieme con l’amico Antonello Venditti.
Raggiunse il grande successo nel 1975 con “Rimmel”, l’album più venduto dell’anno. Da allora la sua carriera è stata ricca di successi e di album di grande profondità poetica. Il riconoscimento che gli tributano gli Stati Uniti è il coronamento di un percorso artistico originale e creativo.
Francesco De Gregori il prossimo 27 febbraio sarà al TLC Chinese Theatre di Hollywood per ritirare il “L.A-Italia – Excellence Award” nell’ambito dell’undicesima edizione dekl “Los Angeles, Italia – Film, Fashion and Art Fest”.
Il primo evento artistico in assoluto sulla West Coast del cantautore romano, 63 anni, da 42 sulla scena discografica, spiega il produttore della manifestazione Pascal Vicedomini, prevede la proiezione del docu-film “Finestre rotte” di Stefano Pistolini, presentato da Rai Cinema a Venezia 2012 (il racconto di una estate di concerti in giro per l’Italia), e del web-movie “Dress Rehearsal Backstage” di Niccolo’ Bello che svela i segreti del ‘principe’ della musica italiana visti dal palco.
“Il profondo legame – dice Bello – tra il poeta De Gregori e la cultura americana, musicale ma non solo, basti pensare al recente ‘Sulla strada’ omaggio a Kerouac, è stata una costante della sua lunga e straordinaria carriera, partita da quel Folkstudio romano dove si esibì anche un giovanissimo Dylan”.
Il “Los Angeles-Italia” sin dal 2006, col sostegno del Mibac e dell’ICE, promuove la cultura italiana nel cuore di Hollywood nella settimana che precede l’assegnazione degli Academy Award. L’evento di quest’anno gode del patrocinio del ministero degli Esteri, del ministero dello Sviluppo Economico, della Niaf e dell’U.S.C. – University of Southern California.
Saliranno sul palco dell’Ariston i primi 7 big in gara (Arisa, Frankie Hi NRG, Antonella Ruggiero, Raphael Gualazzi, Cristiano De Andrè, Perturbazione, Giusy Ferreri). Gli artisti canteranno due brani e la giuria e il pubblico a casa ne sceglierà solo uno. Ospiti della prima serata: Raffaella Carrà, Yusuf Cat Steven e Leatitia Casta. Nel corso della prima puntata sarà presente a sorpresa, anche Luciano Ligabue (super ospite della serata finale) con un omaggio a Fabrizio De Andrè. E poi come «presenter» (coloro che presenteranno in diretta tv i nomi degli artisti in gara, i due brani che canteranno e il maestro che li accompagna): Tito Stagno, la coppia di tuffatrici Tania Cagnotto e Francesca Dallapé, gli attori Cristiana Capotondi e Marco Bocci, il pallanuotista Amaurys Perez e Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (TIGET).
Seconda serata – mercoledì 19 febbraio:
Sul palco gli altri 7 big in gara (Francesco Renga, Giuliano Palma, Noemi, Renzo Rubino, Ron, Riccardo Sinigallia e Francesco Sarcina). E al termine delle esibizioni si scoprirà quale dei due brani cantanti proseguirà la corsa verso la finalissima di sabato. Al via anche con le quattro nuove proposte: Diodato, Filippo Graziani, Bianca e Zibba. Gli ospiti saranno Claudio Baglioni, Rufus Wainwright (che è già finito nel mirino dei Papaboys) Franca Valeri e Claudio Santamaria. Prevista la presenza anche delleg emelle Kessler, del campione di slittino Armin Zoeggeler. E poi Kasia Smutniak, il giornalista Gian Antonio Stella e gli sportivi Veronica Angeloni e Clemente Russo.
Terza serata – giovedì 20 febbraio:
Si esibiranno gli altri 4 giovani: Rocco Hunt, De Simone, The Niro e Vadim. Ospiti della serata: Damien Rice, Luca Parmitano e Renzo Arbore. Ci sarà anche un omaggio a Claudio Abbado. Luciana Littizzetto si esibirà in un monologo sul tema della bellezza.
Quarta serata – venerdì 21 febbraio:
Sarà la serata del Sanremo Club, omaggio ai grandi cantautori italiani: il Premio Tenco e il Festival di Sanremo uniti grazie alle performance dei 14 cantanti che, fuori gara, interpreteranno le più grandi canzoni italiane. In gara, invece, si esibiranno i quattro finalisti delle nuove proposte. A decretare il vincitore un sistema di votazione misto, al 50%, con televoto e Giuria di Qualità (presieduta da Paolo Virzì, con Paolo Jannacci, Silvia Avallone, Maranghi, Aldo Nove, Lucia Ocone, Silvio Orlando, Giorgia Surina, Rocco Tanica e Anna Tifu). Ospiti:Gino Paoli, Paolo Nutini e Luca Zingaretti.
Quinta serata – sabato 22 febbraio:
La finalissima vede ospiti Luciano Ligabue, Maurizio Crozza e il cantante belga Stromae. Ci sarà l’esibizione dei 14 Big con le 14 canzoni in gara: votazione a sistema misto, con il 25% derivante dalla graduatoria di giovedì, il 25% derivante dal televoto di serata e il 50% dalla Giuria di Qualità per determinare il podio, con le tre canzoni dal punteggio più elevato. Le tre canzoni più votate si sfideranno di nuovo, la classifica finale sarà determinata al 50% dalla Giuria di Qualità e al 50% dal televoto. In caso di ex-aequo tra due cantanti, deciderà il presidente della Giuria di Qualità.