Coltivare Cannabis non è reato penale
Coltivare Cannabis, marijuana, non è reato, a certe condizioni.
A dirlo è una sentenza della Corte d’Appello di Cagliari, che ha depositato le motivazioni d’assoluzione dall’accusa di coltivazione domestica, a carico di un giovane sardo.
Così, mentre l’oncologo Umberto Veronesi – già noto per le sue posizioni a favore della sigaretta elettronica, derivate da studi portati avanti all’Istituto Europeo di Oncologia – chiede a gran voce alle istituzioni di legalizzare la Cannabis e mentre l’intergruppo parlamentare per la legalizzazione della Cannabis organizza i primi incontri pubblici, la magistratura è già un passo avanti rispetto al dibattito antiprò.
La sentenza di Cagliari – Coltivare Cannabis non è reato
Certamente non è legale coltivare 110 piante di marijuana in una serra indoor, destinandole inevitabilmente allo spaccio, e non neanche è legale avere due etti e mezzo di fumo, nemmeno se sei un assessore leghista, ma la Corte d’Appello di Cagliari ha stabilito, con una sentenza destinata a fare giurisprudenza, che è legale coltivare fino a tre piante di Cannabis, quando è palese la destinazione d’uso personale.
La sentenza, (leggila interamente qui) recita, espressamente: “La richiesta di assoluzione è fondata, per un fatto di coltivazione non autorizzata di cannabis strutturato dalla legge come reato di pericolo. Infatti, ricorrendo al criterio dell’offensività specifica della singola condotta che il giudice di merito è tenuto ad accertare […] deve ritenersi rilevante sul piano penale solo una condotta di coltivazione non autorizzata idonea concretamente a ledere la salute di terzi”. Ergo: se ve la fumate voi, e non la cedete a terzi, e potete dimostrarlo (laddove il quantitativo sia chiaramente compatibile), non violate il codice penale.
Magistratura antiproibizionista – Dalle sentenze alle dichiarazioni pubbliche
Che in Italia, ormai, la magistratura sia antiprò, è un fatto conclamato. Recenti difatti sono le esternazioni del Procuratore Generale Antimafia, nero su bianco: “le ricadute che la depenalizzazione avrebbero in termini di deflazione del alleggerimento giudiziario, di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali” e, soprattutto, “di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite”.
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il precedente titolo recitava “la legge italiana” e non “una sentenza”. resta inteso che, al momento in cui si scrive, in Italia la legge italiana punisce la coltivazione di cannabis e laddove l’autorità giudiziaria lo constati, agirà di conseguenza. questa sentenza tuttavia può certamente essere ritenuta utile sia all’interno del dibattito parlamentare, che in sede processuale, quale valido precedente. inoltre, la persona citata in questo procedimento ha comunque subito le procedure amministrative, che in italia consistono nel sequestro dei documenti per un certo lasso di tempo, la sospensione della patente e, ove ci sia reiterazione, tre sedute in commissione patenti nell’arco di due anni, contestualmente a test antidroga ricorrenti i cui risultati dovranno essere sottoposti in commissione. coltivare e detenere cannabis è, ad oggi, ancora seriamente perseguito, ed è avviso di larga parte degli autori indipendenti che lavorano a questo sito web, che non dovrebbe esserlo, per un innumerevole quantitativo di ragioni.
Fonte
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