Dall’inferno all’inferno

immigratiLi chiamano “viaggi della speranza” quelle vere e proprie deportazioni di intere comunità, di famiglie squassate dal dolore, di bambini appena nati e già senza terra e senza futuro, di popoli a cui è stato rubato tutto, a cominciare dal presente, da quelle distese, che un tempo erano senza padroni, ed ora di proprietà di chi trivella, scava, distrugge, creando solo povertà, malattie, guerre.
Fuggono da quell’inferno che è divenuta la loro terra, dove l’unica alternativa alla morte è attenderla senza ribellarsi, senza cercare altrove una speranza, anche piccola. Dove vivevano non c’è più niente, se non bombe, mitragliatori, fucili, che gli occidentali hanno venduto a tutte le fazioni, tutte serve di quell’occidente che sfrutta ogni centimetro di quella terra sulla quale erano nati loro, i loro avi, senza alcuna voglia di fuggirne.
Radici strappate, identità cancellate, popoli umiliati, violentati ed uccisi in quel circo dell’horror che i “grandi” della terra hanno riservato per l’Africa, per potersene appropriare, per poterne sfruttare quelle risorse che loro, invece, rispettavano, centellinavano, dividevano…in quel tempo che sembra non esserci mai stato.
Raccolti in barconi della fortuna attraversano quel mare dove molti dei loro amici non sono sopravvissuti, l’occidente chiama…è qui la civiltà, qui c’è la ricchezza ed il futuro, quello stesso occidente che li sta uccidendo.
Dall’inferno della carestia, di guerre senza motivo, di stupri ed omicidi di massa, di depredazione di ogni loro risorsa, si imbarcano per raggiungere il nostro inferno, quello che gli abbiamo preparato con dovuta accortezza.
Centri di “accoglienza” veri e propri campi lager per i rinchiusi in attesa di conoscere il loro destino, business per chi ci specula, per chi ha interessi diretti a che questa migrazione non si fermi.
Con la solita “procedura d’emergenza”, che fa saltare gare di appalto e verifiche dello stato dei luoghi, un ginepraio di associazioni ed imprese più o meno “cattoliche”, Cooperative della Legacoop, imprese legate a Comunione e Liberazione, Consorzio Sol calatino, Senise Hospes (presidente Camillo Aceto imputato a Bari per falsi e frode in forniture pubbliche), la Cascina Global Service, Croce Rossa, Consorzio Casa della solidarietà e la Pizzarotti Spa, associate in un raggruppamenti temporanei di imprese (Rti), si spartiscono la lauta fetta delle centinaia di milioni che lo Stato elargisce per un’accoglienza che sa di beffa…e puzza di vergogna (il solo centro di Isola di Capo Rizzuto, Cara Sant’Anna, costa oltre i 28 milioni per 200 posti, per tre anni; quello della Cara Mineo 50 milioni l’anno) (Fonte Repubblica).
Queste cifre da capogiro sono, probabilmente, il motivo dei silenzi imbarazzati della UE, delle urla scomposte, mai seguite da nessuna iniziativa reale e materiale, dei governi del Belpaese, dove anche l’inferno e la disperazione è una mazzetta da doversi spartire.

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