Di Giacomo, se ne va la voce del Banco

Digiacomo1Il celebre cantante è morto in un incidente stradale a Zagarolo. Il mondo della musica italiana piange la morte di Francesco Di Giacomo, la voce solista del gruppo Banco del Mutuo Soccorso. La sua era una voce molto raffinata e colta, ricca di sfumature e con un’ampia estensione che si fondeva perfettamente nelle complesse armonie musicali della band romana.
L’artista è deceduto in seguito a un incidente stradale avvenuto a Zagarolo, in provincia di Roma, nel tardo pomeriggio di venerdì. L’auto guidata dallo stesso Di Giacomo ha invaso l’altra corsia e si è schiantata contro una Rover che proveniva in senso contrario.
Alla guida dell’altra auto c’era un uomo che non ha riportato gravi ferite mentre per il cantante, trasportato d’urgenza all’ospedale di Palestrina, non c’è stato nulla da fare.
Prontamente soccorso, Di Giacomo è morto durante il trasferimento al più vicino ospedale, quello di Palestrina. La notizia si è diffusa in serata anche all’Ariston, e confermata in diretta tv da Fabio Fazio. C’è stato un lungo applauso in platea e in galleria, con gli spettatori tutti in piedi a tributare il loro omaggio commosso a Di Giacomo. Anche in sala stampa l’applauso dei giornalisti.
Francesco Di Giacomo è stato la voce solista e l’autore del gruppo di “rock progressive” Banco del Mutuo Soccorso. Uomo schivo, ha sempre rifiutato il ruolo di divo. Inconfondibile voce tenorile, ha compiuto studi da autodidatta ed è l’autore di gran parte dei testi del Banco. Nel 1989 ha prodotto il disco da solista “Non mettere le dita nel naso”, in collaborazione con gli altri musicisti del gruppo.
La sua grossa stazza e la barba nera ne facevano un personaggio molto cinematografico che colpì la fantasia di Federico Fellini che lo volle in tre suoi film: “Satyricon” (1969) in una breve sequenza dove, in un vicolo di Roma, accenna una melodia su uno strumento a corde; “Roma” (1972), nella parte di un compare del protagonista nella scena del bordello, e in “Amarcord” (1973) nella parte di un addetto alla sicurezza del califfo, in soggiorno al mitico Grand Hotel di Rimini.
Di Giacomo viveva nella campagna romana ed era un grande esperto di cucina regionale, tanto da aver tenuto anche dei corsi.
Ripercorriamo la lunga carriera di questo grande cantante e antidivo per eccellenza della musica italiana. Il suo nome è strettamente legato a quello del Banco del Mutuo Soccorso, uno straordinario gruppo che negli anni Settanta ha rappresentato il tentativo di fusione tra vari linguaggi musicali come la musica barocca, il rock ed alcuni elementi del jazz.
Francesco Di Giacomo nasce il 22 agosto del 1947 a Siniscola in provincia di Nuoro. Si avvicina presto alla musica e nel 1969 fonda il gruppo “Le Esperienze” con Renato D’Angelo e Marcello Todaro. Durante il Festival Pop di Caracalla del 1971, il cantante è avvicinato da Vittorio Nocenzi, leader del Banco del Mutuo Soccorso, un gruppo che aveva debuttato da pochi mesi e che stava cercando musicisti per migliorare il proprio organico. Di Giacomo, interessato al progetto musicale dei fratelli Nocenzi, entra nel gruppo insieme a Todaro e D’Angelo. La formazione del gruppo ora è al completo.
Nel 1972 esce il primo album del gruppo con la celebre copertina del salvadanaio. L’impatto musicale è incredibile, una vera novità nel panorama italiano anche se i concorrenti erano agguerriti come la Premiata Forneria Marconi, Le Orme, i Trip, i New Trolls e il Rovescio della Medaglia. Erano gli anni del cosiddetto rock progressivo nato in Inghilterra grazie ai King Crimson, Yes, Genesis, Emerson, Lake and Palmer, Jethro Tull, Gentle Giant e Van Der Graaf Generator.
Le composizioni del Banco sono molto estese, complesse, con improvvisi cambi di ritmo ed intrecci fra le tastiere dei fratelli Vittorio e Gianni Nocenzi, due giovani virtuosi e principali compositori del gruppo. La voce tenorile di Francesco Di Giacomo era protagonista, come fosse un ulteriore strumento a disposizione della band che era composta da sei elementi.
Il primo disco è accolto molto bene dalla critica e dal pubblico e alla fine dello stesso anno il Banco pubblica “Darwin”, uno dei primi dischi concept della musica italiana. L’album ripercorre la storia delle teorie evoluzionistiche del celebre naturalista inglese. E’ il disco della maturità musicale e artistica e forse il vertice creativo del gruppo. Memorabile l’interpretazione di Francesco Di Giacomo nel brano “750mila anni fa…l’amore?”. Nel 1973 con “Io sono nato libero”, entra il nuovo chitarrista e fiatista Rodolfo Maltese.
Il golpe in Cile e la morte di Allende influenzano i testi di Francesco Di Giacomo nella lunga composizione “Canto nomade per un prigioniero politico”. Dal punto di vista musicale si percepisce un cambiamento con l’apporto di elementi psichedelici e di interventi prettamente jazzistici. Nel disco è presente “Non mi rompete”, brano che sarà sempre proposto nei concerti del gruppo. La qualità della musica del Banco arriva anche Inghilterra. Nel 1974 Greg Lake, bassista e produttore di E, L & P, invita il gruppo nella propria casa discografia, la Manticore. Nel 1975 esce “Banco”, raccolta dei brani migliori dei primi due album cantati in inglese per il mercato internazionale. Nel 1976 fu pubblicato “Come in un’ultima cena”, promosso con un tour europeo che vedeva il Banco suonare come supporter di un “gigante” del rock progressivo inglese, i Gentle Giant, di cui peraltro il gruppo romano costituiva una più che credibile versione “mediterranea” con la medesima tendenza, quanto meno nei primi anni di carriera, ad elaboratissimi e raffinati arrangiamenti e alla articolazione interna dei pezzi completamente slegata dal formato-canzone. Di questo album fu realizzata anche una versione in inglese (As in a Last Supper), con la traduzione di Angelo Branduardi. Nello stesso anno il gruppo incise anche “Garofano rosso”, colonna sonora del film omonimo (tratto da un romanzo di Elio Vittorini, con la regia di Luigi Faccini). Si tratta del primo album strumentale del Banco, che apriva una nuova epoca nell’evoluzione dello stile del gruppo. Ancora strumentale, e con sonorità ancora più complesse, fu il successivo “…di terra”, in cui venivano esplorate soluzioni che sconfinavano dal rock al jazz e alla musica classica.
Per questa complessa realizzazione, il Banco si avvalse del contributo dell’orchestra sinfonica dell’Unione Musicisti di Roma diretta da Antonio Scarlato docente di composizione presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma, oltre alla collaborazione del tastierista Alessandro Esseno. Nel 1978 parteciparono, insieme a Branduardi e molti altri artisti, a una tournée chiamata “La Carovana del Mediterraneo” in cui tutti i partecipanti si alternavano sul palco. Branduardi, da quella serie di concerti, pubblicherà un cofanetto con 3 album chiamato “Concerto”.
In molte canzoni gli strumentisti sono i componenti del Banco. A partire da “..di terra”, il nome Banco del Mutuo Soccorso venne formalmente sostituito con l’abbreviazione Banco. Gli anni settanta del Banco si chiusero con “Canto di primavera”, caratterizzato da suggestioni etniche e atmosfere pastorali anche se è evidente un drastico cambiamento delle musiche: brani più corti, meno complessi.
Le ambizioni compositive dei primi album sono sostituite da una voglia d’immediatezza e semplicità. In questo disco, Giovanni Colaiacomo dei “Kaleidon” subentra al basso, sostituendo D’Angelo. Negli anni ’80 il Banco abbandona completamente suoni e composizioni “progressive” per cimentarsi e soprattutto adeguarsi ai nuovi gusti dei giovani. Il risultato sono “Urgentissimo” e “Buone notizie” che spiazzano totalmente i fan dei primi tempi. Gianni Nocenzi, non più in linea con la direzione musicale del fratello maggiore, lascia il gruppo per dedicarsi alla carriera solista.
Francesco Di Giacomo nel 1989 pubblica “Non mettere le dita nel naso”, il suo primo album solista, in cui suonano tutti i componenti del gruppo. Negli ultimi due decenni il gruppo ha un’intensa attività concertistica con un line up completamente rinnovata. Del nucleo storico rimangono solo Vittorio Nocenzi alle tastiere e Francesco Di Giacomo alla voce. Rodolfo Maltese deve ridurre la sua presenza per gravi motivi di salute. L’improvvisa morte di Francesco Di Giacomo è probabilmente “il taglio finale” di una storica band che ha saputo rinnovare in 45 anni di carriera la musica del nostro Paese.

Alessandro Ceccarelli

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