Ebola: il siero sperimentale arriva dal tabacco
Ebola: il siero sperimentale arriva dal tabacco – Per anni gli scienziati hanno cercato un modo poco costoso e rapido per fabbricare vaccini, anche facendo esperimenti su quella che appariva come una fonte improbabile: le piante di tabacco.
Il siero sperimentale iniettato ai due pazienti americani colpiti dal virus dell’Ebola è stato prodotto con questa nuova tecnica.
L’idea di base è trasformare le piante di tabacco in fabbrica di proteine. Ovviamente queste piante, malgrado le loro molteplici qualità, non sono naturalmente inclini a produrre proteine umane e dunque è a questo punto che interviene la genetica.
Il siero sperimentale destinato a curare il virus Ebola, ZMapp, è stato sviluppato da una piccola società americana, la Mapp Biopharmaceutical, e prodotto in una fabbrica del Kentucky di proprietà della società Reynolds American. Reynolds American è specializzata nella coltivazione del tabacco perchè fabbrica e distribuisce diversi marchi di sigarette, fra i quali Camel, Lucky Strike, Pall Mall e Winston.
Il siero è una combinazione di tre anticorpi, proteine che permettono al sistema immunitario di neutralizzare gli agenti patogeni invadenti.
La sostanza attiva di un vaccino è destinata a stimolare le difese naturali dell’organismo. Per ottenere anticorpi contro il virus Ebola, gli scienziati hanno infettato dei topi da laboratorio e raccolto i loro anticorpi. Tuttavia gli anticorpi dei topi devono essere “umanizzati” sostituendo gli elementi dei topi con l’equivalente umano.
E’ un lavoro difficile. E’ a quaesto punto che arrivano le piante di tabacco. I geni capaci di generare gli anticorpi sono stati inseriti in un virus che infetta in maniera specifica le piante di tabacco. I virus sono un eccellente mezzo nello studio della biologia molecolare e cellulare. Permettono la manipolazione di funzioni cellulari e in questo caso obbligano la pianta a fabbricare anticorpi.
L’ultima tappa è la raccolta e l’estrazione delle proteine.
Il vaccino è sperimentale ma per i due pazienti americani si è rivelato efficace. Allora perchè non mandarne un carico in Africa per curare le centinaia di persone colpite dal virus? Perchè – spiegano gli scienziati – ottenere proteine a sufficienza per una dose di siero è una cosa, vaccinare un’intera popolazione è un’altra cosa.
Nel caso dei paesi africani, dove si conta poco meno di un migliaio di persone contagiate, ci vorrebbero mesi.
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