Il Palazzo Reale di Milano ha l’onore di ospitare fino 18 gennaio 2015 una mostra antologica dedicata a Giovanni Segantini, artista di straordinaria notorietà in vita, dimenticato e poi riscoperto dalla critica italiana e internazionale in varie fasi del Novecento. Prodotta da Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e Skira editore in collaborazione con Fondazione Antonio Mazzotta, la mostra partecipa a Milano Cuore d’Europa, il palinsesto culturale multidisciplinare dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano dedicato all’identità europea della nostra città anche attraverso le figure e i movimenti che, con la propria storia e la propria produzione artistica, hanno contribuito a costruirne la cittadinanza europea e la dimensione culturale.
Curata da Annie-Paule Quinsac e Diana Segantini, pronipote dell’artista, la mostra presenta per la prima volta a Milano oltre 120 opere pervenute da importanti musei e collezioni private europee e statunitensi, divise in otto sezioni, ciascuna delle quali dedicata a un aspetto dell’arte di Segantini.
Il percorso della mostra si apre con una sezione introduttiva che raccoglie documenti, fotografie, lettere, libri e opere di altri artisti che hanno rappresentato Segantini.
Segue una sezione preliminare con quasi tutti gli autoritratti di Segantini, che permettono di percepire l’evoluzione dall’immagine “realistica” che il pittore dà di se stesso nell’Autoritratto all’età di vent’anni (1879-1880), alla progressiva trasformazione simbolista in icona bizantina, nel carboncino su tela del 1895.
Alla città di Milano, centrale nella vita del maestro, Segantini dedica pochi lavori, tutti presenti in mostra nella I sezione Gli esordi come Il coro di Sant’Antonio (1879) o gli scorci cittadini quali Il Naviglio sotto la neve (1879-1880), Ritratto di donna in Via San Marco (1880), Nevicata sul Naviglio (1880 circa), Il Naviglio a Ponte San Marco (1880). In questa sezione introduttiva viene anche presentato il dittico I pittori di una volta, I pittori di oggi.
La II sezione della mostra Il ritratto. Dallo specchio al simbolo, presenta una selezione di magnifici dipinti, come ad esempio il Ritratto della Signora Torelli (1885-1886), nel quale è raffigurata la moglie del fondatore del “Corriere della Sera”, Eugenio Torelli Viollier, scrittrice femminista affermata, nota come marchesa Colombi. Sono inoltre esposte L’ebanista Mentasti (1880), il Ritratto di Carlo Rotta (1897) e Petalo di rosa (1890), dipinto sopra il precedente Tisi galoppante del 1883.
La III sezione Il vero ripensato: la natura morta presenta una serie di straordinarie nature morte come Funghi (1886), Pesci (1886) e Anatra appesa (1886).
La IV sezione Natura e vita dei campi raccoglie i capolavori sulla vita agreste caratterizzati dalla presenza femminile, come La raccolta dei bozzoli (1882-1883), Dopo il temporale (1883-1884), L’ultima fatica del giorno (1884), Vacca bagnata (1890), Ritorno all’ovile (1888), Allo sciogliersi delle nevi (1891), Riposo all’ombra (1892), La raccolta delle patate (1886), La raccolta delle zucche (1884 circa), e Alla stanga (1886). All’interno di questa sezione troviamo una sottosezione Il disegno dal dipinto, a testimonianza del continuo rifacimento di Segantini dei propri lavori, che venivano modificati per arrivare a soluzioni diverse: sono qui esposti mirabili disegni tratti dal dipinto già realizzato.
Nella V sezione Natura e simbolo raffigura la religiosità degli umili. Possiamo ammirare ad esempio Effetto di luna (1882), Ave Maria a trasbordo (II versione 1886), Ritorno dal bosco (1890). Anche in questa sezione sono presenti importanti disegni tratti da dipinti come La raccolta del fieno (1889-1890), All’arcolaio (1892) e Ave Maria sui monti (1890).
Con il trasferimento in Svizzera nel 1886, Segantini approda al suo personale divisionismo, spezzando la materia in lunghi filamenti di colore. Protagonisti saranno gli scorci delle Alpi. Oltre alle donne compaiono gli uomini, ma solo fino al 1890 dove la natura inizierà a dominare sempre di più la scena in composizioni dove la presenza umana sarà solo simbolica. Ai capolavori del periodo di Savognino, Mezzogiorno sulle alpi (1891), Ritorno dal bosco (1890), fanno seguito le monumentali opere in formato orizzontale in cui il paesaggio è maggiormente protagonista e diventa simbolo come L’ora mesta (1892), Donna alla fonte (1893) e Primavera sulle Alpi (1897).
La VI sezione Fonti letterarie e illustrazioni mostra l’evoluzione dell’arte di Segantini attraverso importanti disegni ispirati a opere letterarie e religiose, la Bibbia e Così parlò Zarathustra di Nietzsche.
Nella VII sezione, dedicata al Trittico dell’Engadina, viene ricostruita attraverso disegni, studi preparatori e filmati la genesi di questa monumentale opera concepita tra il 1896 e il 1899 e considerata punto di riferimento per l’artista.
Nella sezione conclusiva La maternità sono presenti altri capolavori come lo splendido olio Le due madri (1889) e le opere simboliste in cui l’uso dell’oro e argento in polvere si abbina a una tecnica mista di derivazione divisionista, come le due versioni de L’Angelo della Vita (1894) e L’amore alla fonte della Vita (1896).
Per approfondire ulteriormente il percorso artistico di Segantini, i visitatori saranno qui accompagnati anche da un breve filmato che li aiuterà a comprendere la riflessione segantiniana sul tema della maternità che, anche per via della sua vicenda familiare, si era trasformato per lui in una vera e propria ossessione e nel quale il suo simbolismo raggiunge gli esiti più alti.
Il catalogo della mostra sarà edito da Skira e conterrà numerosi e interessanti saggi.
Elisa Giulia Chiesa