Ecco la storia de “Gli Zeta”, il cartello che controlla la droga in Messico
Gli Zeta, il più potente cartello del narcotraffico messicano, hanno costruito il proprio potere grazie a una rete di telecomunicazioni clandestina e ultraramificata. Ecco la loro storia.
Soldati super addestrati, proprio come un vero esercito. Enormi depositi di armi, ville da “mille e una notte”, corruzione, vendette marchiate col sangue, boss senza pietà. E migliaia di tonnellate di droga. Ma, assieme a tutti i cliché in pieno stile Tony Montana, dietro l’enorme potenza degli Zeta, il più grande cartello di narcotrafficanti messicani, c’è anche tanto altro.
Qualcosa – e qualcuno – molto meno prevedibile. Jose Luis Del Toro Estrada, per esempio, un oscuro trentasettenne proprietario di un negozietto di radioline e walkie-talkie alla periferia di McAllen, Texas.
Del Toro Estrada è stato arrestato dalla Dea (Drug Enforcement Administration) nel settembre del 2008, nel corso dell’operazione speciale Project Reckoning, che ha fruttato alle forze dell’ordine statunitensi un bottino impressionante: 90 milioni di dollari in contanti, 61 tonnellate di droga e armi in quantità industriale.
Tutto di proprietà degli Zeta. All’inizio, Del Toro Estrada sembrava uno dei tanti pesci piccoli caduti nella rete degli oltre 900 arrestati, tanto da non meritare molto più di una menzione nel quotidiano locale. Ma presto la polizia si è resa conto che le cose stavano molto diversamente.
Come racconta una lunga inchiesta di Popular Science, infatti, Del Toro Estrada ricopriva un ruolo più che cruciale negli Zeta. Il negoziante, soprannominato Tecnico nell’ambiente, era il principale esperto di comunicazioni del cartello. Un nerd a capo dell’It di una delle organizzazioni criminali più potenti al mondo, che stava usando le sue competenze per agevolarne l’ascesa Del Toro Estrada non solo aveva configurato una rete segreta di telecamere per spiare i funzionari messicani e sorvegliare i depositi di droga, ma aveva addirittura costruito dal nulla un elaborato sistema di comunicazione segreto che copriva gran parte del Messico e consentiva al cartello di contrabbandare droga a tonnellate negli Stati Uniti e miliardi di dollari indietro in Messico.
Come racconta Carl Pike, vice capo della Divisione Operazioni Speciali della Dea, Del Toro Estrada aveva fornito alla Società (uno dei tanti nomi con cui sono chiamati gli Zeta) “una specie di onniscienza, la capacità di tracciare tutto quello che è legato alla distribuzione della droga. Movimenti di carichi, per esempio, ma anche posizioni di poliziotti, militari messicani e addirittura di funzionari di dogana statunitensi”.
Uno scenario del tutto inaspettato per la maggior parte delle forze dell’ordine: Del Toro Estrada era riuscito a portare a termine in segreto un programma di ingegnerizzazione di un’intera nazione. Qualcosa senza precedenti nella storia della criminalità. “Prima degli Zeta, c’erano solo gruppi poco addestrati e male organizzati”, commenta Robert Bunker, professore alla Us Army War College.“Il gruppo criminale si è dotato, grazie al sistema clandestino di comunicazioni, di una capacità operazionale che ha rivoluzionato completamente lo scenario”.
La rete creata da Del Toro Estrada si serviva di equipaggiamenti radio, più economici, facili da configurare e sicuri rispetto ai telefoni cellulari. Walkie-talkie, antenne e ripetitori di segnali si possono comprare facilmente in qualsiasi negozio specializzato. E, se si sospetta un’intercettazione, è abbastanza facile cambiare frequenza o usare un software per oscurare le trasmissioni.Armati di radioline palmari, i falchi Zeta aiutavano i comandanti a evitare gli arresti allertandoli quando la polizia istituisce posti di blocco. I boss erano in grado di monitorare i movimenti dei camion che entrano negli Stati Uniti. I killer usavano il sistema per tracciare attaccare e sequestrare membri di gang rivali. Gli Zeta potevano contare, tra l’altro, su infrastrutture estremamente flessibili: se un’antenna o un ripetitore andava fuori uso, il traffico era istantaneamente deviato su altri dispositivi.
“Con una rete del genere, si massimizza l’efficacia delle risorse a disposizione”, racconta ancora Bunker. “Si ha un effetto moltiplicatore per ogni veicolo o soldato a piedi. Da un punto di vista del command-and-control (in gergo militare, le attività per minare le operazioni nemiche, nda) è uno strumento formidabile”. Grazie alla rete, infatti, la Società è cresciuta rapidamente, dominando i gruppi rivali. Anche se, racconta ancora Popular Science, “nel mondo criminale non esistono relazioni durature”.
Nel 2010, dopo qualche anno di frizioni interne, gli Zeta si separarono dal Cartello del Golfo, l’altra grande organizzazione di narcotrafficanti, e iniziarono a occuparsi anche di rapimenti, traffico di esseri umani, pirateria digitale e addirittura contrabbando di petrolio. Si infiltrarono così tanto nelle istituzioni da eclissare il potere del governo centrale. Secondo gli analisti, il fattore essenziale del loro successo – e del contemporaneo declino del Cartello del Golfo – è dovuto proprio al fatto che, dopo la scissione, hanno mantenuto il controllo della rete radio.
Al momento, nessuno sa esattamente che fine ha fatto Del Toro Estrada. Dopo l’arresto del 2008, ha passato quattro anni al Revees County Detetion Complex di West Texas. La Dea e il Dipartimento di Giustizia hanno le bocche cucite sul suo caso.
È stato scarcerato nel 2012 e, da allora, è diventato un fantasma.Probabilmente ha beneficiato di una riduzione della pena in cambio di informazioni sugli Zeta ed è attualmente affiliato al programma di protezione testimoni.
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