Il parlamento di Strasburgo vieta il blocco dei mangimi geneticamente modificati per animali da allevamento
La Commissione europea ha subito ieri a Strasburgo una sonora bocciatura (579 voti contro 106 e 5 astensioni) dalla plenaria del Parlamento europeo sulla proposta di direttiva che mirava, teoricamente, a concedere agli Stati membri il diritto di vietare, a livello nazionale, l’uso di alimenti e mangimi geneticamente modificati (OGM), già approvati a livello comunitario.
L’Assemblea, seguendo il parere del relatore Giovanni La Via (Ncd, Ppe), presidente della commissione Ambiente, ha giudicato pressoché impossibile da attuare la direttiva, che avrebbe scaricato sugli Stati membri la responsabilità di motivare gli eventuali “divieti o restrizioni d’uso” nazionali e di effettuare i controlli necessari a farli rispettare, senza violare i principi del mercato unico UE e gli accordi sul commercio internazionale, su cui vegliano rispettivamente la Corte di Giustizia europea e l’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto). Quindi, l’Italia non potrà vietare mangimi OGM.
La Commissione, tuttavia, rappresentata in Aula dal responsabile per l’Ambiente Carmenu Vella, ha rifiutato di ritirare la proposta, come gli chiedeva il Parlamento europeo, e annunciato di mantenerla in attesa del pronunciamento del Consiglio UE, nonostante il fatto che dai primi giri di tavola informali sia già emersa una fortissima opposizione anche da parte dei governi.
Si tratta di uno dei rarissimi casi in cui una proposta della Commissione viene respinta in blocco (senza nemmeno provare a emendarla) dal Parlamento europeo in prima lettura, e in cui la bocciatura da parte delle forze politiche, di destra, centro e sinistra, è quasi unanime, così com’è stato da parte di tutti i portatori d’interesse (settore biotech, industria alimentare, organizzazioni agricole, associazioni dei consumatori e ONG ambientaliste) e, con tutta probabilità, anche dai ministri dei Ventotto, che devono ancora esprimersi formalmente.
Il Parlamento europeo, dopo il rifiuto della Commissione di fare marcia indietro, ha approvato con 577 voti contro 75 e 38 astensioni una risoluzione legislativa in cui insiste formalmente per il ritiro della proposta e chiede all’Esecutivo UE (con un emendamento approvato con 377 voti contro 293 e 6 astensioni) di presentarne una nuova.
La proposta della Commissione, in sostanza, voleva riprodurre anche per l’uso di alimenti e mangimi la riforma del meccanismo decisionale comunitario (autorizzazione a livello UE ma possibilità di divieti nazionali nel territorio di un paese membro o di alcune sue regioni) che è stata recentemente approvata dal Consiglio UE e dall’Europarlamento per quanto riguarda la coltivazione di OGM, e che è entrata in vigore nell’aprile scorso.
La Commissione aveva individuato nel “divieto d’utilizzo” un escamotage al problema di dover comunque assicurare la libera circolazione dei prodotti fra le frontiere interne dell’UE. In pratica, secondo quanto proponeva l’Esecutivo comunitario, i prodotti OGM autorizzati a livello UE non avrebbero potuto subire restrizioni alla circolazione e alla commercializzazione, ma solo all’ “uso”, ovvero al consumo alimentare e nei mangimi per il bestiame: una sorta di quadratura del cerchio.
Durante i negoziati con l’Europarlamento, la Commissione non ha voluto intendere ragioni, argomentando che si può fare con alimenti e mangimi OGM quello che si sta già facendo con le coltivazioni e che esistono altri casi di prodotti per i quali gli Stati membri possono vietare l’uso a livello nazionale: ad esempio i farmaci.
Da parte degli oppositori alla direttiva si è fatto notare, invece, che è molto più facile controllare ed eventualmente vietare la messa in coltura di sementi OGM, o la vendita di medicine nelle farmacie, che non l’uso negli allevamenti e il consumo umano di ingredienti alimentari OGM che dovrebbero restare liberamente disponibili sul mercato.
In realtà, l’Esecutivo di Jean-Claude Juncker ha utilizzato la proposta di direttiva soprattutto per sbloccare le procedure di autorizzazione di alimenti e mangimi OGM, che si erano arenate nel limbo dell’attuale procedura decisionale comunitaria. Una procedura che lasciava interamente alla Commissione – restia a farsene carico – la responsabilità di approvare un nuovo prodotto quando non ci sia in Consiglio UE una maggioranza qualificata di Stati membri contraria (non basta la maggioranza semplice). E infatti, appena presentata la proposta di direttiva nell’aprile scorso, la Commissione ha proceduto immediatamente all’approvazione dei 13 prodotti OGM fino a quel momento bloccati, rispondendo ai paesi contrari che avrebbero potuto comunque vietarne l’uso sul loro territorio.
Un argomento, questo, che l’Esecutivo UE potrà usare anche dopo che il Consiglio avrà bocciato definitivamente la proposta di direttiva, aggiungendo semplicemente che ricade sui governi la responsabilità di non aver voluto usare l’arma dei divieti nazionali che avevano a disposizione.
Il voto di oggi mette anche fine al timore di una crisi nel settore dell’allevamento, se fossero state approvate le nuove norme. L’UE importa ogni anno, in particolare, 32 milioni di tonnellate di soia per i mangimi dei propri allevamenti, e il 90% di questa soia (proveniente soprattutto da Brasile, Argentina e Usa) è geneticamente modificata.
Buona fortuna, consumatori di carne di animali allevati facendo loro mangiare solo mangimi geneticamente modificati.
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