Palazzo Reale accoglie dal 12 marzo al 13 luglio 2014 la mostra “Klimt. Alle origini di un mito”, evento che celebra il 150° anniversario della nascita del più grande rappresentante della Secessione Viennese.
Realizzata in collaborazione con il Museo Belvedere di Vienna e curata da Alfred Weidinger, studioso klimtiano e vice direttore del Belvedere, la mostra si prefigge di illustrare, attraverso grandi capolavori, le diverse fasi della vita e del percorso di Klimt: vengono esplorati i suoi rapporti familiari e affettivi, le sue prime esperienze presso la Scuola di Arti Applicate di Vienna, gli anni della Secessione arrivando persino alla proposta dell’opera “Adamo ed Eva” rimasta incompiuta a causa della sua morte.
Il percorso inizia con il disegno del contesto familiare klimtiano mediante l’esposizione di ritratti fatti da Gustav a membri della sua famiglia, come ad esempio il ritratto che dedica a sua sorella Hermine (1881). Le opere klimtiane sono accompagnate da altre create dai suoi fratelli Ernst e Georg e da Franz Matsch, un caro amico di famiglia e stretto collaboratore dei fratelli Klimt.
Subito dopo sarà possibile approfondire anni indispensabili per la sua formazione cioè quelli dell’apprendistato presso la Scuola d’Arte Viennese, nell’ambito della quale i fratelli Klimt insieme a Franz Matsch fondarono la “Compagnia delle Arti”.
Si passerà poi agli anni della Secessione, intorno al 1898, che propongono il rifiuto della precedente tradizione storicista a favore dell’avanguardia internazionale. Proprio in questa sezione si potrà ammirare la riproduzione originale del “Fregio di Beethoven”, esposto nel 1902 a Vienna all’interno del Palazzo della Secessione. Interpretazione su tre pareti della Nona Sinfonia del noto compositore Beethoven, il fregio racconta il percorso di un cavaliere, somigliante al musicista, che per congiungersi alla Poesia, ossia l’Arte, è costretto ad attraversare il mondo, pericoloso e malvagio. Il duro viaggio termina con l’arrivo nell’Eden fiorito e con il simbolico abbraccio con la donna tanto desiderata, ossia l’Arte.
Due sale sono invece dedicate ai ritratti e ai paesaggi, generi prediletti da Klimt dalla fondazione della Secessione. I paesaggi costituiscono un terzo della produzione klimtiana: l’artista soleva dipingere en plein air e dopo aver scelto un dettaglio lo dilatava in un primo piano ravvicinato dove la linea dell’orizzonte rimaneva sempre alta e la tessitura cromatica fitta, allontanandosi totalmente dal naturalismo impressionistico.
Fin da giovane amante del ritratto Klimt è in grado di esprimere nelle sue opere una fedeltà fisionomica quasi fotografica. I ritratti esposti sottolineano il percorso di Klimt che passa da una prima fase in cui l’artista amalgama figura e sfondo e rende i colori indistinti attraverso abili cancellature fino ad arrivare alla svolta secessionista, dove predilige i contorni incisivi della figura in uno spazio privo di profondità: in questo particolare momento solo il viso mantiene il suo naturalismo.
La parte conclusiva dell’esposizione è dedicata all’erotismo femminile come dimostra l’opera incompiuta “Adamo ed Eva” esposta come ultima, dove Klimt assegna centralità assoluta alla donna che, con un sorriso enigmatico e un forte erotismo, sovrasta l’uomo che resta ad occhi chiusi nell’ombra alle sue spalle.
Ovviamente, in posizione di assoluto rilievo, troneggia sola in una stanza la donna fatale per eccellenza: la Salomè. La rappresentazione di questa donna dalla femminilità e sensualità incontrastata nasconde ambivalenza e ansietà espresse soprattutto dalle sue mani che, contratte come in un crampo, stringono il vestito che nasconde tra le sue pieghe una testa maschile.
Elisa Giulia Chiesa