Con la missione EULEX l’Unione Europea intese aiutare le autorità del Kosovo a costruire uno stato di diritto. Negli anni si è posta particolare attenzione alle questioni legate all’ indipendenza della magistratura, alla multietnicità della polizia e del sistema delle dogane, al contrasto alla criminalità.
La EULEX ha piena autorizzazione ad indagare, perseguire ed arrestare coloro che si ritengono colpevoli dei sopracitati crimini.
Il Kosovo ha dichiarato la sua indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio 2008. E’ stato riconosciuto come Stato sovrano da 106 paesi di tutto il mondo, e non dalla Serbia, Russia, e Cina. Cinque Stati membri dell’UE, inoltre, non riconoscono tuttora la sua indipendenza: Spagna,Romania,Cipro,Slovacchia e Grecia.
La EULEX, attualmente, è più attiva che mai: nei mesi scorsi, diversi criminali di guerra sono stati arrestati e imprigionati.
Ma, allo stesso tempo,non mancano numerose critiche al suo operato.
La missione ha raggiunto la piena funzionalità operativa nell’ aprile del 2009 e ha un budget annuale di 111 milioni di euro (circa 153 milioni dollari), il che la rende la missione più importante e più costosa di tutta l’Unione Europea.
Un lungo arco di tempo e, come dire, poco sembra essere accaduto. La missione è stata spesso criticata per la sua presunta mancanza di efficacia e di spreco di denaro.
Dal febbraio 2013, Bernd Borchardt, cittadino tedesco, è stato al timone della missione che conta più di duemila dipendenti fra stranieri e kosovari.
Dimostrando un mix di prudenza e risolutezza Borchardt, all’inizio del suo mandato, ha affermato che intendeva intraprendere seri passi nella lotta contro la corruzione e i crimini di guerra.
Pochi mesi dopo, nel maggio 2013, cinque comandanti di alto rango del Kosovo Liberation Army (KLA) e gli stretti collaboratori del primo ministro Hashim Thaci sono stati arrestati, con l’accusa di aver commesso crimini di guerra contro serbi e albanesi nel periodo 1998 /1999.
Ci sono stati, nel frattempo, numerosi altri arresti e procedimenti giudiziari.
Due, in particolare, hanno creato grande scalpore. All’inizio di quest’anno, Uke Rugova, il figlio dell’ex presidente kosovaro Ibrahim Rugova, è stato arrestato con l’accusa di corruzione e frode, a scapito di, tra gli altri, l’ambasciata italiana. Poco dopo, il 27 gennaio, Oliver Ivanovic, uno dei più importanti leader serbo-kosovari, è stato messo dietro le sbarre. Ivanovic è accusato di crimini di guerra nei confronti degli albanesi, durante e dopo la guerra nel 1999. Il suo arresto è avvenuto poco prima delle elezioni nella città di Mitrovica Nord, dove la maggioranza della popolazione è di etnia serba, e dove Ivanovic aveva un’alta probabilità di essere eletto come sindaco.
Recentemente Borchardt ha affermato: “E’ stato un puro caso che, nelle ultime settimane, abbiamo raggiunto un picco di questi livelli. Il materiale su cui lavorare è tanto, come le persone da arrestare.” Molti altri pezzi grossi, da entrambe le parti, albanesi e serbi, sono stati arrestati, tra i quali l’ex ministro Fatmir Limaj, e l’ex capo serbo della polizia nel Kosovo settentrionale, Dragolyub Delibasic.
I critici accusano ora la EULEX di montare una fastidiosa campagna perché il governo di Pristina intende modificare e terminare la missione il 14 giugno.
Dall’inizio della missione dell’Unione Europea, più di 500 sospetti sono comparsi davanti a giudici internazionali. Più di 350 sono stati condannati in diversi casi, con diverse accuse: crimini di guerra, corruzione e criminalità organizzata. Ma molti casi giudiziari non sono ancora iniziati, e una serie di importanti indagini sono ancora in corso, per quanto riguarda, ad esempio, l’ accusa di un possibile commercio di organi durante il periodo della guerra.
Sempre secondo Borchardt: “In nessun caso la EULEX verrà ritirata dal Kosovo,nella sua interezza. La missione potrebbe subire alcune lievi modifiche per quanto riguarda le sue dimensioni e alcuni dipartimenti. Ma è ancora una missione necessaria per quanto riguarda i procedimenti giudiziari in materia di crimini di guerra,criminalità organizzata,corruzione e protezione dei testimoni. Ecco perché la EULEX dovrà rimanere in Kosovo ancora per qualche anno.”
Il governo del Kosovo, tuttavia, è convinto che quindici anni dopo la fine della guerra e più di sei anni dopo aver dichiarato la propria indipendenza, sia ora pronto ad assumersi la piena responsabilità per la magistratura e la polizia. Molti non sono d’accordo.
“E’ impensabile che il solo governo kosovaro sarebbe stato in grado di portare a termine un numero così elevato di arresti. Non sono sicuro, per citare un recentissimo esempio,che il Governo sarebbe stato in grado di arrestare il leader Ivanovic.”
Parallele indagini a quelle sopracitate sono in corso a seguito di un rapporto di Dick Marty, membro del Parlamento europeo, per quanto riguarda il possibile commercio di organi durante la guerra. Anche la protezione dei testimoni è un affare molto problematico: un’altra ragione per cui alcuni stanno contemplando l’idea dell’istituzione di un tribunale ad hoc per i crimini di guerra. Il governo di Pristina vuole tenere tutte le udienze del tribunale all’interno del Paese. Ma questa opzione rischia di non essere accettata,a seguito di accuse da parte di membri di alto rango del governo, i quali potrebbero essere loro stessi coinvolti in questi crimini.
La missione EULEX potrà terminare solo nel momento in cui vi sarà un accordo tra Bruxelles e Pristina. Ma i negoziati a Bruxelles sono ancora in corso. Molti analisti sono convinti che la missione non verrà eliminata.
Anthea Favoriti