“Shanghai non conosce la notte. Quando il sipario della notte non ha ancora fatto in tempo ad alzarsi, mille luci abbaglianti hanno già illuminato l’intera città…” così incomincia “La luna ha spazzato via le nuvole”, un romanzo della letteratura cinese di fine Anni Venti, tradotto in italiano e pubblicato un mese fa da Musa Editoria Group- Faligi Editore.
- Titolo: La luna ha spazzato via le nuvole
- Autore: Jiang Guangci
- Casa Editrice: Musa Editoria Group- Faligi Editore
- Anno: 2014
- Dimensione e-book: 0,37MB
- Prezzo di copertina: 9,99 Euro
Siamo in Cina, nel pieno di una guerra civile; un colpo di stato antirivoluzionario ha scosso il Paese e inasprito gli animi. Shanghai è descritta come una metropoli fiorente, una città enorme, elegante e mondana dove, in ogni angolo, si accendono le insegne luminose dei locali notturni, delle case di tolleranza e delle sale da gioco gremite di gente.
A frequentare questi luoghi di perdizione è il volto più allegro della città, sono i giovanotti spensierati e vestiti all’occidentale, i dongiovanni libertini, gli eleganti uomini d’affari dalle pance sazie e con indosso calde pellicce di volpe, i mercanti abbienti, i mandarini, i funzionari governativi.
Per strada, nei centri commerciali più sfarzosi e nelle autovetture lussuose, si vedono le nobildonne boriose ed arroganti, le signorine perbene, le ricche madame sontuosamente agghindate; ma più in là, nei vicoli tranquilli e isolati dei quartieri periferici, vive la classe dei perdenti, degli oppressi, dei poveri e dei derelitti; sono tutte le persone scartate e calpestate dalla società, umiliate da un sistema politico ingiusto, crudele, malato e corrotto.
Anche Wang Manying si sente sconfitta; ha perso la sua battaglia di giovane soldatessa che credeva nella liberazione del Paese e in un futuro migliore per tutti: dopo la sconfitta politica è approdata a Shanghai e all’improvviso si è trovata sola, depressa e senza denaro; così ha iniziato a condurre una vita dissoluta, ad usare la bellezza del suo corpo come sottile strumento di vendetta.
Lei non si giudica, non crede di essere una persona meschina e ignobile; lei non è come le altre prostitute, che hanno intrapreso un percorso maledetto perché ridotte in schiavitù e obbligate con la forza; non è nemmeno come quella gente vile e subdola che ha venduto l’anima rinnegando i propri valori, la morale e gli ideali del passato; ha semplicemente deciso di continuare a lottare contro i nemici, vuole distruggere e annientare la classe dominante e tutti gli uomini di potere. Ora agisce in modo diverso; non è più una soldatessa che combatte con un fucile in mano, ma una donna che sottomette sessualmente decine e decine di uomini.
Facendo leva sul suo fascino di studentessa raffinata e alla moda, maltratta i vecchi burocrati viziosi, soggioga i figli dei banchieri, umilia profondamente artisti e poeti distinti. Ogni giorno è buono per accalappiare nuovi “uccellini” , per sfogare su di loro l’ odio e il rancore provati.
Fino a quando un giorno, per caso, incontra Li Shangzhi, un amico dei tempi della scuola, che in passato l’aveva amata senza essere corrisposto. La ricomparsa del giovane dà un nuovo senso alla vita di Manying. Li Shangzhi non è per nulla cambiato, è ancora l’uomo di una volta: leale, coraggioso e fedele alla rivoluzione. Lei vorrebbe amarlo con tutta sé stessa, ma …
Jiang Guangci si dichiarò sempre uno scrittore di sinistra e dedicò la sua breve e intensa vita alla causa della rivoluzione; ma fu contestato dal Partito Comunista e deriso dai critici per il suo modo di scrivere “borghese” e per eccesso di romanticismo. In realtà Jiang conservò sempre un suo particolare stile letterario, molto passionale e sentimentale, che si staccava in modo netto da quello di altri colleghi a lui contemporanei.
Jiang voleva parlare delle donne, ma non di figure femminili piegate come giunchi, sottomesse, sfruttate e con i piedi fasciati; le protagoniste dei suoi romanzi sono giovani colte, liberalizzate, indipendenti e contro corrente, eroine determinate e coraggiose, tenaci soldatesse, semplici e leali operaie.
Voleva parlare dell’amore, un sentimento puro e da lui idealizzato, anche in un mondo “marcio” e infame in cui i princìpi morali, il decoro e la giustizia non esistevano più e il “demone delle tenebre” aveva ormai preso il sopravvento. Jiang visse per la scrittura e per diffondere la nuova letteratura rivoluzionaria.
Grazie a lui e ad altri scrittori anticonformisti, l’immagine della donna cambiò radicalmente e, pian piano, in Cina si arrivò a considerarla una creatura paritaria all’uomo, da amare, da rispettare e da chiamare “L’altra metà del Cielo”.
Le opere di Jiang però furono sottovalutate, e quando fu espulso dal Partito Comunista, la sua salute ne risentì a tal punto che si ammalò gravemente di polmonite e morì alla sola età di trent’anni. Di lui rimane questo romanzo drammatico e allo stesso modo piacevole, da leggere e da assaporare lentamente, per capire lo spirito inquieto di un giovane perseguitato dalla sua epoca.
Fiori Picco