Neoliberismo e società dell’immagine
La società dell’immagine produce icone pop, mitologie, supereroi, totem da adorare, divi provenienti dal mondo del cinema, dello spettacolo, della televisione, della moda, dello sport etc.
Società dell’immagine come espressione e facciata di un mondo neoliberista e capitalista sempre più votato allo sfruttamento dell’individuo e dell’ambiente, un mondo neoliberista dove abbondano diseguaglianze e ingiustizie sociali, un mondo neoliberista globalizzato e in mano all’1%.
Il neoliberismo è portato avanti dalle multinazionali, dalle banche, dai mercati, dall’economia che primeggia sulla politica, sui governi, sugli stati, questi ultimi succubi del dio denaro che tutto muove.
Una società dell’immagine che si accompagna ad un’opinione pubblica forte e ad una manipolazione dell’informazione che si esplicita anche con la censura e con una distorsione della realtà non da poco.
Inoltre ci sono fenomeni come la desertificazione culturale, l’appiattimento sociale e la massificazione che fanno si che vi sia una sola dimensione ossia quella del consumatore che crede di aver la libertà “finta” di scegliere cosa consumare.
Vi sono le verità molteplici, il “pensiero unico”, vi è una “frammentazione” del pensiero abnorme e in questo ambiente dove tutto è saturo, in questo ambiente dove si è bombardati ogni giorno da suoni, immagini e video, ebbene in questo ambiente l’individuo è impotente, passivo, malleabile, controllabile.
L’affermazione del neoliberismo si accompagna ad una progressiva negazione di diritti un tempo conquistati con dure lotte, si accompagna alla riduzione di welfare, servizi sociali, alla riduzione della democrazia che è sempre più un miraggio in questa epoca di postdemocrazia.
Società dell’immagine e società dei consumi sono due facce complementari di un mondo capitalista e neoliberista che non lascia scampo, un mondo dove tutto è sacrificato in nome della collettività e a scapito delle libertà dell’individuo.
In una società dove vi è una smisurata fiducia nella tecnologia e nell’innovazione c’è poco spazio per l’interiorità, per il spirituale e tutto viene sacrificato alla logica dell’apparire.
Un mondo dove tutti cercano di vendere qualcosa, un mondo del marketing, del vendere la propria immagine e le proprie idee, un mondo di sottoculture dove tutto è mistificabile e mercificabile.
Neoliberismo come paradigma economico e sociale, neoliberismo come unico mondo possibile, neoliberismo come unica scelta da praticare.
In questo mondo neoliberista c’è anche tanto condizionamento e controllo sociale: fin da quando siamo bambini avviene su noi stessi una continua opera di ammaestramento.
Libertà oggettiva che quindi sovrasta la libertà soggettiva.
Libertà e democrazia sacrificate in nome di un sistema che ci rende ingranaggio sostituibile ed essenziale allo stesso tempo.
Un mondo neoliberista dove dominano la cyberfinanza e il cybercapitale, un mondo dove c’è un’eccessiva finanziarizzazione dell’economia.
Un mondo neoliberista dove si vendono modelli, dove si esportano modelli, un mondo neoliberista che fa propaganda dei suoi stili di vita, dei suoi modi di pensare, dei suoi modi di fare.
Un mondo dove vige la dittatura della videocrazia, un mondo in cui si è “assopiti e addormentati” da tante chimere, sogni e incantamenti che lo “schermo assoluto e onnipotente” propone.
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