Non buttiamoci giù

Non buttiamoci giu




Uscito nelle sale lo scorso 20 marzo, Non Buttiamoci Giù è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Nick Hornby (lo stesso di About a Boy e Febbre a 90). Incuriosita dal simpatico trailer, che lascia intuire già la storia paradossale dei quattro protagonisti e lo humor caratteristico dell’Inghilterra, non ho saputo resistergli.




Caratteristiche del film:

  • Titolo: Non buttiamoci giù

  • Titolo originale: A Long Way Down

  • Lingua originale: Inglese

  • Paese di produzione: Regno Unito

  • Anno: 2014

  • Genere: tragicomico, humor, sentimentale

  • Regia: Pascal Chaumeil

  • Soggetto: Nick Hornby

  • Sceneggiatura: Jack Thorne

  • Musiche: Dario Marianelli

  • Durata: 96 minuti

Interpreti e personaggi:

  • Pierce Brosnan (Il mondo non basta, Love Is All You Need ) è Martin Sharp, ex presentatore tv di successo, scoperto in piacevole compagnia di una quindicenne e per questo lasciato dalla moglie e licenziato

  • Toni Collette (In Her Shoes) interpreta Maureen Thompson, madre sola di un ragazzo disabile e per nulla autosufficiente

  • Aaron Paul, noto per la serie tv Breaking Bad, è J.J. Maguire, musicista in cerca del senso della vita, ma depresso per non averlo ancora trovato

  • Imogen Poots (Jane Eyre, Need For Speed) interpreta Jess Crichton, giovane figlia di un politico, sorella di una ragazza scomparsa, dall’indole sfacciata e dipendente da sesso, droga e feste

Trama

La notte di Capodanno, quattro sconosciuti si ritrovano in cima al tetto di un grattacielo di Londra, tristemente noto per un altissimo tasso di suicidi. Ognuno ha i suoi buoni motivi per decidere di farla finita, ma la sera si conclude con un nulla di fatto, se non con la firma di un patto che li obbliga a “non buttarsi giù” almeno fino a San Valentino. Nasce tra loro, quindi, un legame. Più simile a una costrizione, almeno all’inizio, ma poi sempre più simile a una vera e propria amicizia, ritrovandosi inspiegabilmente a farsi da spalla l’un l’altro, imparando a conoscere sé stessi e gli altri e ad apprezzarne pregi e difetti.
Il film sembra strutturato a capitoli, ognuno con la voce narrante di uno dei quattro protagonisti, proprio come avviene nel romanzo di Hornby. Attraverso di loro e delle loro parole, cominciamo a conoscerli e a metterci nei loro panni. E’ facile trovarne uno in cui immedesimarsi, soprattutto perché ognuno di loro rappresenta una particolare età e una fase della vita, che tutti, prima o poi, attraversiamo. Ognuno ha il proprio carattere, ma ciascuno è facilmente universalizzabile.
I toni comici smorzano il dramma di fondo, rendendo la visione molto piacevole. A metà del film, arrivato l’intervallo, ero stupita che fosse già passata un’ora. Si ride, si piange, in alcuni momenti la tensione è perfino alta: una montagna russa di emozioni, proprio come deve essere accaduto ai personaggi.
Londra è rappresentata come un luogo grigio e piovoso. E’ la Londra dei vicoli e della periferia. Di notte si sentono dappertutto le sirene delle ambulanze e la musica assordante delle discoteche; di giorno, le urla dei proprietari dei negozi contro i loro dipendenti e gli schiamazzi del pubblico dei programmi televisivi. Solo quando Martin e gli altri decidono di partire per una vacanza la musica è davvero musica, il sole finalmente splende e l’unico rumore di sottofondo è quello del mare. Sebbene presto si debba tornare a casa.
Ciò che però prima era una Londra triste e fastidiosa, ora, a San Valentino, la neve scende e copre tutta la città, donando un silenzio tutt’intorno, simbolo della pace e della calma interiore raggiunta finalmente dai protagonisti.
Il capodanno successivo, quella calma si trasformerà infine in vera e propria gioia di vivere.
Sebbene a me sia apparso come un delizioso film che racconta quali possono essere le ragioni che si nascondono dietro il bisogno di interrompere la propria e vita e quali siano i modi per ritrovare la speranza, non è stato altrettanto apprezzato dai fan del romanzo. La critica, come sempre quando si tratta di adattamenti cinematografici, è che il tutto sia trattato con troppa superficialità. Io trovo, al contrario, che proprio per il fatto che in alcuni momenti i personaggi e i loro comportamenti sono solo abbozzati, le riflessioni da parte dello spettatore siano più libere e abbiano più spazio. Anche di immedesimarsi, come dicevo prima. Ad ogni modo, le caratterizzazioni fisiche di Martin, Maureen, J.J., e Jess e il loro modo di parlare aiutano molto già di per loro a farci comprendere il loro passato e la situazione che stanno vivendo, e il merito di questo va tutto agli ottimi attori che hanno dato loro vita.
Consigliato vivamente!

Marta Mauri

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