Operai di Pomigliano in lotta, Regione Campania in fuga
In appena tre mesi hanno perso due compagni, Giuseppe e Maria, uccisi da quei ladri di speranza e futuro che siedono ai vertici della Fiat, dai manichini in giacca e cravatta che mangiano sulle spalle dei cittadini nelle Istituzioni.
Due urla nel vuoto di un sistema che ha reso il lavoro una schiavitù da mendicare, in quel vuoto di sensibilità e di partecipazione che rende il potere più forte, più arrogante, più assassino, nel nulla di una classe dirigente dedita solo a raccattare ulteriori aiuti dallo Stato, a elargire ulteriori aumenti di stipendio per i loro top manager, ad appropriarsi di vantaggiose commesse e lucrose collaborazioni, condite, spesso, da corruzioni e mazzette, fiori all’occhiello di un paese senza dignità e senza vergogna.
Slai cobas e Fiom sono davanti alla Regione Campania. Il pluri applaudito piano di Marchionne prevede già i primi abbandoni. Il polo logistico di Nola, creato ad hoc per contenere gli operai scomodi e quelli ammalati, va verso l’inevitabile chiusura, la cassa integrazione è sino a Luglio, poi c’è il licenziamento, quel baratro a cui Maria accennava nel suo articolo, quel baratro che sei costretto ad affrontare da solo…lo Stato c’è solo quando deve chiederti altre gabelle.
Una manifestazione preannunciata con una richiesta di chiarimenti, alla Regione Campania, sui continui esborsi di soldi pubblici verso un’azienda, la Fiat, che licenzia a giorni alterni e che non pagherà più le tasse in Italia, sulla totale assenza delle Istituzioni e dei sindacati confederali nel pretendere il rispetto delle promesse fatte, dei mille e più piani presentati, della destinazione dei soldi ricevuti, delle casse integrazioni richieste a valanga, dei turni massacranti decisi per chi ci lavora.
Il piazzale davanti agli ingressi della Regione Campania è pieno di rabbia, di quella dignità che i ladri di Stato non conoscono, di quella determinazione che Maria e Giuseppe rappresentano, di quei valori e di quei cuori di cui avrebbe bisogno il nostro paese per uscire dal marciume e dal fetore.
Era stato promesso un incontro, anzi si sarebbe dovuto svolgere un incontro ai “vertici”, politici e “sindacali”, proprio sulla questione Fiat di Pomigliano, presenti il Presidente Caldoro, l’assessore al lavoro Nappi e le tre organizzazioni sindacali assenti in piazza, Cgil, Cisl e Uil.
Non c’era nessuno, le stanze vuote…quando gli operai sono riusciti ad avere il “permesso” di salire per avere un incontro con un rappresentante delle Istituzioni campane regionali…ebbene tutti fuggiti davanti alle loro responsabilità, alle falsità raccontate, alle bugie denunciate dagli operai anni fa, a quegli accordi, che hanno deciso per la Fiat di Pomigliano un futuro di casse integrazioni, di cancellazione dei diritti, di ricatto perenne, di schiavitù legalizzata…prototipo, esempio, da esportare in tutte le aziende italiane, nel nome di quel “rilancio” che deve pesare solo sulla vita e sulle speranze di chi lavora onestamente e rimpinguare i portafogli e le prebende di chi vive sullo sfruttamento delle vite e sulla negazione dei diritti.
Truffa Marchionne, truffa di Stato, sulla pelle di intere famiglie, di intere comunità, legate a filo doppio con l’unica realtà produttiva presente sul territorio.
“Gli operai non mollano, nessun confinamento in reparti senza futuro…ritorno nella Fiat di Pomigliano, riconquista dei propri diritti e del proprio lavoro…sono gli operai, i lavoratori, la gente che produce gli unici veri pilastri di questo paese, la parte genuina, senza macchie e con la coscienza pulita”.
Per il 10 giugno la Regione ha promesso l’ennesimo incontro . Gli operai saranno anche lì, a difendere quel futuro di cui hanno diritto i nostri figli, quei figli sbandierati strumentalmente da chi gli ruba anche la speranza.
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