Sarà perché ho una bimba di 13 mesi che impazzisce per gli animali domestici, sarà forse che siamo tutti un po’ “british” ma oggi più che mai la Pet therapy, letteralmente terapia con gli animali domestici, è in voga più che mai. In realtà tale termine non sarebbe neanche troppo corretto la definizione più giusta sarebbe quella di “Interventi assistiti dagli animali” (I.A.A.). In Italia questa definizione non è ancora stata riconosciuta e si utilizza la terminologia “british”.
Le prime forme di cura adoperando gli animali risalgono al 1792 dove in Inghilterra W. Tuke incoraggia i pazienti con disturbi mentali a prendersi cura degli animali, individuando in questi ultimi ottime capacità di incentivarne l’autocontrollo. Inizialmente gli animali domestici erano coinvolti principalmente nella cura di pazienti affetti da epilessia, sarà poi lo psicoterapeuta Boris Levinson nel 1953 a valutare gli effetti positivi che gli animali domestici potevano avere su bambini autistici. E proprio a Levinson si deve il termine “Pet Therapy” che appare per la prima volta nel suo libro “The dog as Co-therapist”. Questo psicoterapeuta scoprì proprio i benefici positivi che questi animali avevano per la cura di alcuni disturbi.
È stato infatti rilevato da studi condotti già negli scorsi decenni e oggi comprovati da sempre più numerose esperienze che, il contatto con un animale, oltre a garantire la sostituzione di affetti mancanti o carenti, è particolarmente adatto a favorire i contatti interpersonali offrendo spunti di conversazione, di ilarità e di gioco, l’animale diventa l’intermediario nell’interazione con gli altri, può svolgere la funzione di ammortizzatore in particolari condizioni di stress e di conflittualità e può rappresentare un valido aiuto per pazienti con problemi di comportamento sociale e di comunicazione, specie se bambini o anziani, ma anche per chi soffre di alcune forme di disabilità e di ritardo mentale e per pazienti psichiatrici.
Ipertesi e cardiopatici possono trarre vantaggio dalla vicinanza di un animale: è stato, infatti, dimostrato che, accarezzare un animale, oltre ad aumentare la coscienza della propria corporalità, essenziale nello sviluppo della personalità, serve anche nella riduzione della pressione arteriosa e contribuisce a regolare la frequenza cardiaca.
Debora Leanza