Titolo: DreadOut
Data di uscita:
Genere: Survival horror
Piattaforme: PC
Team di sviluppo: Digital Happiness
Modalità di gioco:
Distribuito da:
Il Trailer
Fai un bel sorriso
DreaOut è un gioco horror di sopravvivenza, e già questo basta a farci brillare gli occhi di aspettativa (solitamente tradita). Ma c’è dell’altro. Anziché zombie, ragni giganti e macellai psicopatici, questa volta saremo alle prese con i fantasmi del folklore indonesiano, ritoccati per l’occasione così da renderli ancora più disturbanti.
Inoltre, invece di un pistolero più o meno improvvisato, come protagonista abbiamo un’adolescente di nome Linda, la quale per difendersi potrà contare solo su smartphone, fotocamere digitali e videocamere portatili. Se tutto questo vi fa venire in mente Fatal Frame, siete sulla strada giusta, perché è proprio una delle fonti di ispirazione principali degli sviluppatori del team Digital Happiness.
Come base di partenza non poteva esserci gioco migliore, purché si aggiunga qualcosa di nuovo, o se ne ritocchino gli elementi grezzi.
Al punto in cui siamo, con solo una demo di quindici minuti che circola liberamente sul sito ufficiale, fare previsioni è dura, ma ci sono elementi sufficienti per credere che Digital Happiness abbia tra le mani un signor gioco dell’orrore, il quale sembra fare bene due cose fondamentali: spaventare e tenere sulle spine il giocatore.
Riguardo alla demo possiamo dirvi che non è una di quelle versioni di prova raffazzonate pensate solo per mostrare qualche effetto del motore di gioco. Anzi, dal modo in cui si conclude sembra proprio che questo sia il prologo del gioco vero e proprio, il quale racconta l’avventura di un gruppo di ragazzi che si perde in un villaggio abbandonato. Lì cominciano a succedere strani fatti, mentre Linda scopre di avere capacità soprannaturali.
Sarà quindi lei a dovere risolvere il mistero del paesino infestato e a salvare i suoi amici.
Per il momento, comunque, Linda si presenta a noi seduta su una sedia a dondolo, dentro una sudicia capanna, costretta a svegliarsi dal trillo incessante di un telefono cellulare. E la demo comincia.
Smartphone alla mano, una ragazzina mette in fuga gli spettri del folclore indonesiano in DreadOut.
Finché dura la batteria
La prima cosa che si nota ai comandi di Linda è la telecamera posta a tre quarti sulla spalla della ragazza. Questa disposizione restringe il campo visivo quanto basta per creare tensione senza impedire un controllo fluido della protagonista.
Linda è reattiva e niente affatto goffa quando deve girare su se stessa o svoltare un angolo. Mentre prendiamo confidenza con i controlli ne approfittiamo per guardarci un pò intorno.
Ambienti squallidi, spogli e abbandonati da tempo. È notte fonda, ma si ha la sensazione di trovarsi in un ambiente afoso, forse anche perché Linda indossa abiti estivi senza tremare. Raccogliamo il telefono e guardiamo il volto di una nostra amica che chiede aiuto.
Prevedibilmente l’immagine lascia il posto a quella di uno spettro deforme, ma è la prima e unica volta in cui il gioco ricorre a un trucco facile da anticipare. Infatti subito fuori dalla porta vediamo la nostra amica immobile davanti a noi. Succederà ancora nel corso della demo e ogni volta ci sentiamo a disagio, perché non sappiamo cosa succederà se ci avviciniamo.
Presto scopriamo altre due cose, che i fantasmi si dissolvono se li fotografiamo con lo smartphone e che inquadrando l’ambiente con la fotocamera del telefono si possono rendere visibili passaggi che a occhio nudo non esistevano.
Passare dalla visuale del telefono a quella di Linda e viceversa è un attimo.
Mentre ci muoviamo guardando nello schermo del telefono vediamo anche una porzione del mondo intorno a noi, ma siamo molto più lenti nei movimenti, e su questo gli sviluppatori hanno fatto leva per farci fare mancare il fiato in alcuni passaggi particolarmente terrificanti.
I due ambienti principali della demo, le strade del paese e l’interno di una casa non lasciano tregua. Siamo sempre in tensione, soprattutto quando giriamo un angolo tenendo il telefono davanti a noi. Presto diventa chiaro che lo spettro sta giocando con noi e con la nostra amica.
In un’occasione possiamo anche dialogare con lei e scegliere la risposta da dare. Le sue reazioni sono quanto meno disturbanti e infatti la ritroviamo chiusa in una stanza con la faccia rivolta a un angolo tra due pareti. Uhm, le scattiamo una foto? A farci venire la pelle d’oca comunque non è solo lo spettro e il modo in cui si manifesta: ci sono anche voci, grida, pianti isterici.
Oltre a un misterioso gatto nero. Se però si riesce a mantenere in nervi saldi, si arriva all’ultima sezione della demo, che svela il mistero e ci dà la possibilità di rendere innocua la presenza spettrale risolvendo un semplice puzzle con il supporto del nostro fidato smartphone.
Poi tutto finisce, ma a noi rimane una galleria di foto che possiamo condividere su Facebook dal sito ufficiale. Sempre meglio che condividere gatti; a meno che non siano di quelli che ti fissano dal fondo di un corridoio di una casa abbandonata nella campagna indonesiana.
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