Rubare è bello
Rubare è bello – La Costarica sarà anche il paese più allegro del mondo, ma, scusatemi, come si ruba allegramente da noi non ha paragone nell’intero universo conosciuto!
Sottrarre ai fessi, che qualcuno ancora si ostina a chiamare onesti, è quell’arte sublime che fa della penisola italica l’unica in grado di annoverare tra i ladri non solo quelli che, tristemente, lo fanno solo per mestiere, ma anche quelli che dovrebbero arrestarli: carabinieri, guardie della finanza, poliziotti, magistrati, giudici…tutti assieme appassionatamente…allegramente, a concorrere con le organizzazioni malavitose ben inserite nel nostro “sistema”, a papparsi fette enormi di spesa pubblica, assieme alla “creme” dell’imprenditoria nostrana, per appalti i cui costi lievitano come i loro conti in banca, rigidamente svizzera o dei vari paradisi fiscali, ad “aggiustare” processi o dichiarazioni dei redditi troppo “onerose”, in quel gioco delle parti che fa della guardia un estroso e fantasioso Arsenio Lupin e del ladro un semplice e grigio travet della malavita.
Rubare è talmente bello che ai nostri politici non par vero poter venire in televisione, con variegati mandati di cattura e/o avvisi di garanzia a seguito, a rappresentare la commedia della necessità di una stretta contro la corruzione, ne parlano da millenni, di una efficace lotta all’evasione, che gli stessi millenni si sono stancati di ascoltare, per una società più giusta, più equa…e mentre lo affermano, con malcelata ironia, prevedono un senato composto da quei presidenti di regione e sindaci, che hanno dato prova di disonestà in tutto il paese, coperto da immunità, scevro da ogni intercettazione, liberi di continuare a rubare…ce lo chiede l’Europa…anzi no… I nostri figli!
Non si lascia scappare l’occasione di dire la sua il responsabile primo dei governi che hanno finito di affossare il paese, di governi non eletti da nessuno, ma che piacciono tanto ai ladruncoli che li applaudono in massa. “La corruzione e la frode fiscale attentano allo sviluppo”, tuona il colle, senza dire una parola sulla prossima forma di Senato, sulla dichiarata incostituzionalità della nuova legge elettorale, sul pericolo, più che certo, di una dittatura di una maggioranza votata da una minoranza del paese (visto il livello di astensione raggiunto), su quell’immunità pensata da un’altra “grande figura” della democrazia italiana, tal Finocchiaro, che ha il marito accusato di abuso d’ufficio e truffa aggravata, su quelle leggi, ad rottamatorem, che il Renzi cerca di far passare in Parlamento per salvarsi dalle indagini della Corte dei Conti sulle sue allegre spese quando era presidente di Provincia.
Intento tra una “svolta giusta” ed uno “sblocca Italia” le tasse, per gli insopportabili onesti, aumentano a cadenza settimanale, coperte da quegli annunci di equità fiscale e di diminuzione della pressione impositiva che appaiono una vera e propria presa per i fondelli di machiavelliana memoria, nel solco coerente di quell’Italia, sempre uguale, che faceva dire, appunto, al Machiavelli: “Sono tanto semplici gli uomini e tanto obbediscono alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare”.
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