Secondo Scalfari l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo diretto della troika
Nell’editoriale di domenica 3 agosto su “Repubblica“, Eugenio Scalfari ha affermato che l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo diretto da parte della troika, ovvero “quell’organismo di controllo informale costituito da rappresentanti della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale”.
Le sue testuali parole sono state: “Dirò un’amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale”.
Nell’articolo il noto giornalista ha giustificato questa sua posizione in quanto anche il “renzismo” ha fallito, e quindi l’unica alternativa per l’Italia sarebbe quella di diventare ancora più dipendente dall’UE.
Peccato che lo stesso Renzi, come i suoi predecessori Letta e Monti, è stato voluto dalla troika, e dell’attuale Presidente del Consiglio non si è mai fatto mistero del suo ultra-europeismo.
Tra l’altro lo stesso Scalfari sino a pochissimo tempo fa era un forte supporter dello stesso, tanto che alla vigilia delle elezioni europee scrisse un editoriale intitolato:
“Il 25 maggio bisogna votare per Renzi e per Schulz”.
Scalfari critica i risultati dell’operato renziano e come soluzione promuove gli stessi elementi che hanno ispirato quest’ultimo, difatti è noto che il premier è lì praticamente per volere della stessa troika, non certo per mandato popolare.
Nell’editoriale Scalfari ha anche scritto che: “un tempo (e lo dimostrò soprattutto in Grecia) quella troika era orientata ad un insopportabile restrizionismo. Ora è esattamente il contrario: la troika deve combattere la deflazione che ci minaccia e quindi punta su una politica al tempo stesso di aumento del Pil, di riforme sulla produttività e la competitività, di sostengo della liquidità e del credito delle banche alle imprese”.
Queste affermazioni sono state confutate dal giornalista di origini greche Teodoro Andreadis Synghellakis in un articolo sull’Huffington Post, così: “Stimato direttore, vorrei dirle – con il dovuto rispetto – che “quel tempo”, purtroppo, è ancora presente. Che “grazie” alla Troika, nel mio paese, la disoccupazione è ancora vicina al 30%, i contratti collettivi di lavoro stanno scomparendo e il potere di acquisto delle famiglie è precipitato. Vorrei ricordarle che i genii della Troika hanno proceduto a tagli lineari, per accorgersi, solo in seguito, che tagliando dal 25% al 30% stipendi e pensioni, un paese non può, per forza di cose, riuscire a riprendersi.”
E ancora: “È vero che il Pil greco potrebbe a breve tornare a crescere, ma nel frattempo – in cinque anni di crisi – abbiamo bruciato, per seguire le imposizioni di questi tecnocrati, quasi un terzo del nostro prodotto interno lordo ed il numero dei suicidi ha continuato a moltiplicarsi. Gli stipendi sono scesi a circa settecento euro e i part time a duecentocinquanta. Migliaia di persone non hanno avuto accesso alle cure, perché si è deciso che gli ospedali dovevano diventare degli enti con i bilanci al massimo in pareggio. La Troika ha fatto ammenda per tutto ciò? E, soprattutto, ha fatto qualcosa per riparare ai danni, alle ferite provocate sulla carne viva delle persone? Al momento, direi proprio di no”.
Forse per risolvere veramente i problemi che attanagliano l’Italia e altri paesi facenti parte dell’UE, la soluzione non è continuare a seguire le solite ricette imposte dalla troika, ma operare un cambio di paradigma, e quindi andare oltre le politiche obsolete e disfunzionali dell’UE, e se necessario uscire dall’euro e da tale organismo ormai fallimentare, e porre le basi per una diversa Europa.
Tanto per dire, per combattere gli effetti collaterali di uno stile di vita o di un’alimentazione sbagliata, ovviamente si consiglia di cambiare tale stile di vista e alimentazione, non di certo il continuare con esso perchè magari dà un’illusorio e passeggero benessere.
Così, gli effetti collaterali delle politiche dell’UE non si possono combattere con più dosi di queste, ma con un’altra prospettiva che non sia quella europeista causa di tali effetti.
Ma forse questo invaghimento di Scalfari per l’UE è magari motivato dalla nostalgia che lo stesso prova per l’altra Unione storica, quella sovietica e per l’altra troika storica, quella staliniana.
A tal proposito, è interessante ricordare alcune frasi di un suo memorabile articolo sull’URSS pubblicato sull’Espresso nel 1959, tre anni dopo la dura repressione sovietica della rivoluzione ungherese.
“Nel 1972 l’Urss sarà addirittura passata in testa non soltanto come potenza industriale ma anche come livello di vita medio della sua popolazione. Tutti i vecchi luoghi comuni della maggiore efficienza dell’iniziativa privata e dell’enorme sperpero di ricchezze che inevitabilmente si accompagna al collettivismo, cadono come castelli di carta di fronte ai risultati raggiunti in quarant’anni dall’economia sovietica”.
Tra l’altro secondo due ex dissidenti sovietici l’UE sarebbe una specie di “nuova URSS”, e forse anche Scalfari vede in essa i semi di un nuovo totalitarismo nel nome del quale diffondere, oggi come ieri, propaganda.
Ma c’è anche da dire che sembra proprio che lo stesso, in queste questioni, non ci azzecchi molto, difatti ogni cosa che elogia e dà per “vincente” implode di lì a breve o si dimostra un flop, prima l’URSS, poi il renzismo, e magari in futuro pure l’UE.
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