T-shirt questa (s)conosciuta
Chi non sa cosa sia una t-shirt? Chi non la possiede, soprattutto ora, che è ritornato capo basilare ed estremamente cool del nostro guardaroba? La nostra cara amica maglietta a maniche corte, infatti, è non solo comoda, ma anche largamente sfruttabile in ogni occasione, data la sua duttilità.
Innanzitutto, le t-shirts non vanno mai in letargo: d’estate e d’inverno, sono sempre “giuste”. Con un bel maglione, una felpa, un micro cardigan, sotto una camicia o da sole, esse sono l’indumento perfetto, quando si ha fretta e non si sa cosa mettersi.
Per esempio, immaginiamoci in mutande, prendiamo la nostra t-shirt e ipotizziamo di avere un paio di shorts, le infradito, un cappellino e magari una bella maxi bag. Siamo pronte per andare al mare, per fare una passeggiata, un pranzetto con la nostra amica, insomma quello che volete in orari diurni.
Ora, ritorniamo in mutande con la nostra maglietta e mettiamo un carrots pant (infilando la maglietta dentro!), indossiamo una giacca taglio maschile e un bel tacco, oppure un bel paio di sleepers. Se volete aggiungete una bella collana dal sapore etnico tribale, con le frange, sul décolleté. Infine un pò di trucco, anche solo un rossetto e del mascara, per un effetto pulito, ma ricercato.
Bè, che dire… Molto diverso il risultato. Basta davvero poco per impreziosire un capo basic come la classica maglietta. In più, gli stilisti da decenni ormai, oltre a sperimentare stampe e fantasie, hanno giocato a realizzare vere e proprie campagne di comunicazione sulle loro magliette, con scritte sempre più ammiccanti, ironiche, politiche e comunque unconventional.
Con le t-shirts esprimiamo al meglio la nostra personalità e il nostro modo di pensare. Più forte è l’omologazione, più la stravanganza e l’eccentricità cercano di farsi sentire e noi con esse.
Si è soliti pensare che la “T-shirt story” sia iniziata intorno alla fine del ‘700, in Europa. A quel tempo era solo un confortevole indumento intimo. In seguito venne usata come capo da lavoro, data la sua praticità (non presentando maniche e colletto).
Furono gli alleati, durante la guerra mondiale a notare le magliette dei soldati Europei e a renderle note e popolari in tutta l’America. Da loro arrivò il nome T-Shirt. Le teorie sull’origine di questa parola sono svariate. Alcuni credono, che sia riconducibile alla sua forma a “T”, altri all’uso che ne facevano i soldati durante gli allenamenti, pertanto “Training shirt”. Una terza ipotesi, addirittura, ricondurrebbe il nome alla parola “amputee” (amputato), proprio perché caratterizzata dal non possedere le maniche.
Saranno gli anni ’50 a determinare l’uso della tee come capo d’abbigliamento moda, grazie all’influenza del cinema e di attori del calibro di James Dean in “Gioventù Bruciata” e Marlon Brando in “Un tram chiamato desiderio”.
Il cinema infatti a quel tempo era il medium che arrivava più al cuore della popolazione. (Proponeva mode innovative e lanciava nuovi miti capaci di condizionare il modo di vivere di tutti i giorni. […]) (C.Spuri, T-shirt, il tatuaggio di stoffa. Storia e attualità formato maglietta).
La t-shirt divenne quindi un oggetto di culto e con essa presero forma tutti quei fenomeni di protesta giovanile, legati all’esigenza di libertà di espressione e di rivolta verso l’ordine societario precostituito. Nuove identità si andavano generando, parallelamente al modificarsi della cultura e dei valori. Da questo momento in poi la t-shirt venne immessa sul mercato come capo di abbigliamento da esporre con orgoglio e un pizzico d’arroganza.
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