USA: si rinnova l’interesse per l’ Africa

imagesUSA – A metà marzo 2014 il presidente Obama ha dato ordini per rinforzare l’espansione della presenza militare statunitense in Uganda. I 100 soldati di un’unità speciale sarebbero stati raggiunti da altri 150. Per la prima volta, verrà inviato anche un massiccio contingente di aerei militari. Le truppe sarebbero state utilizzate per aiutare il governo dell’Uganda a rintracciare il ribelle Joseph Kony, capo dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA), accusato di crimini di guerra, stupro, violazione dei diritti umani. I soldati indosseranno la divisa e l’armamentario necessario, ma potranno combattere solo in caso di autodifesa.
La rivista online “Mother Jones” vede un aumento generale delle operazioni militari americane in Africa. “Ci sono 546 esempi di attività militari registrate solo nel 2013″, queste le parole del generale David Rodriguez, comandante del Comando d’Africa degli Stati Uniti (AFRICOM), che ha sede nella città tedesca di Stoccarda.
Rudy deLeon, del Centro americano di Washington per il Progresso, conferma che l’attività degli Stati Uniti in Africa è stata intensificata. “Stiamo assistendo a uno sforzo maggiormente aggressivo per rafforzare le capacità di collaborazione.” Lo scopo di questo è quello di “aiutare le forze armate locali a costruire la loro capacità di autodifesa, il rispetto per le istituzioni democratiche e il rispetto dello stato di diritto.”
Secondo il Los Angeles Times, più di 5.000 soldati americani sono attualmente dispiegati in 38 stati africani, tra cui Somalia, Libia e la Repubblica Democratica del Congo. Non c’è dubbio che l’Africa stia attirando maggiore interesse per la politica degli Stati Uniti. Per lungo tempo il continente è stato visto solo come una fonte di conflitti armati, disastri e carestie.
La classe politica ricorda il genocidio del 1994 in Ruanda, ma l’ex presidente Bill Clinton ha descritto la sua incapacità di agire come il suo più grande errore. “Sia l’amministrazione che gli esperti hanno compreso, solo ora, il valore strategico del continente africano.” Queste le parole di Jennifer Cooke, del Centro di Studi Strategici e Internazionali (CSIS), un gruppo di analisti esperti con sede a Washington.
Tra i fattori che hanno portato al ripensamento ci sono, soprattutto, i problemi di sicurezza.500_11_CinaVsUsa_Africa Cooke afferma che l’Africa “è uno degli ambienti più promettenti per i gruppi estremisti e per le reti criminali transnazionali che sono sempre spinti da altre aree del mondo: l’Africa, per loro, diventa un ottimo rifugio.” Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Sudan, Libia e Nigeria: l’elenco dei paesi africani in crisi è lunga. In alcuni, come il Mali, i francesi sono attivi militarmente.
Vi è anche la NATO, che conduce le operazioni militari in Libia. L’ Unità dell’Unione Africana (UA) sta aiutando a mantenere almeno un minimo di legge e ordine nel paese. Un esempio, fra tutti, è la Somalia. L’uso di piccole unità americane, che operano dietro le quinte, è intenzionale, proprio per evitare qualsiasi manifestazione di un ennesimo sentimento anti-americano.
E’ anche una conseguenza di piccolo budget che ha a disposizione l’ AFRICOM, che Jennifer Cooke descrive come “noccioline”, rispetto all’importo destinato alle operazioni statunitensi in Afghanistan o nel Pacifico. Cooke mette in guardia, affermando che non si devono sopravvalutare i cambiamenti, della politica degli Stati Uniti, nei confronti dell’Africa. “E’ un cambiamento, ma non è propriamente una svolta. L’ Africa attualmente non sale al livello della maggior parte delle altre regioni del mondo, in termini di un nostro diretto interesse.” download (1)Si può, ovviamente, discutere il successo della strategia americana. “E’ ancora in una fase molto precoce. L’interesse della Cina nel petrolio nel Sud Sudan è stata una sorpresa per molti.
L’espansione dinamica, della presenza della Cina in Africa, rappresenta una sfida per gli Stati Uniti, principalmente nel settore economico. Come in altre parti del mondo, i cinesi hanno massicciamente ampliato la loro attività economica in Africa. Come gli americani e gli europei, hanno un grande interesse per le risorse naturali del continente. Negli ultimi cinque anni il volume degli scambi commerciali tra Cina e Africa è raddoppiato da 100 a 200 miliardi di dollari.
La costruzione di infrastrutture è una grande cosa che le aziende cinesi stanno portando avanti in Africa. I cinesi stanno in realtà ricostruendo l’Africa, con strade, ponti, ferrovie, aeroporti. Il modello cinese vuole portare, in Africa, i propri lavoratori dalla Cina.” Queste le parole di Rudy deLeon. Quando si tratta di garantire un ritorno sugli investimenti in Africa, la Cina ha la reputazione di non prestare troppa attenzione ai diritti umani, e anche di sostenere apertamente “regimi dittatoriali”, dice deLeon. Nel lungo periodo la strategia degli Stati Uniti però crollerà: “L’idea dietro AFRICOM, non si concentra tanto sull’ investimento di per sè americano o europeo, ma più sulla costruzione di un governo sano, in ogni singola nazione, per controllare, a conti fatti, le loro risorse e il loro destino.”

Anthea Favoriti

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