Wet computing: il futuro dello storage è…liquido!
Viviamo in un mondo di computer fisici. Storage di silicio, solidi, conservano tutti i nostri dati, i tweet, i testi, le foto. Ma se tutto questo cambiasse radicalmente?
I ricercatori delle Università del Michigan e di New York hanno dimostrato come nanoparticelle di plastica, depositate in un liquido, possano formare cluster a un bit: un blocco essenziale per lo storage.
Si chiama wet computing e la tecnica imita altri processi biologici trovati in natura, come il DNA nelle cellule vive.
- Configurazioni uniche di particelle creano stati differenti. Un cluster di memoria di quattro particelle connesse ad una sfera centrale può avere due stati, come un bit convenzionale.
- Ma un cluster da 12 particelle, per esempio, può avere 8 milioni di stati unici, arrivando a 2,86 byte di dati o a 22,9 bit convenzionali.
- Il gruppo di simulazione ha mostrato che un cucchiaio di soluzione che contenga un cluster da 12 nanoparticelle può arrivare a immagazzinare 1TB di dati.
Uno storage su una scala del genere sembra poco realistico, al momento, per non parlare dei costi. Ma Sharon Glotzer, un professore di ingegneria chimica dell’Università del Michigan, ha dichiarato che si assicureranno di usare materiali economici che possano leggere e scrivere informazioni.
Questo non significa che tutti noi possiamo sperare di avere decine di terabyte di storage in una bottiglia di acqua. I ricercatori sottolineano che è solo un primo passo. È probabile che vedremo per prima cosa l’integrazione di questo tipo di storage nella robotica.
Come sempre, è questione di tempo…
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