Xishuangbanna è una Prefettura autonoma nell’estremo sud della provincia cinese dello Yunnan; confina con Laos e Birmania ed è chiamata “Il regno delle piante”. E’ una vasta regione tropicale, interamente coperta da foreste pluviali e attraversata dal fiume Mekong; qui crescono fiori tropicali, alberi della gomma, palme da cocco, canna da zucchero e piante del caffè. Questo è anche il regno della frutta tropicale colorata e dolcissima: manghi, papaie, ananas, avocado, litchi, tamarindi, pompelmi giganti, cedri bitorzoluti, e anche un frutto giallo molto puzzolente, chiamato “liulian”. Xishuangbanna è la terra dei Dai, un’etnia che discende dal popolo tailandese, una delle poche ad avere una lingua scritta, molto simile, nei caratteri, alla scrittura Thai; ma sul territorio vivono anche molte altre minoranze etniche: i Bulang, i Jinuo, gli Hani, i Jingpo; perciò la regione è famosa meta turistica per tutti coloro che desiderano una vacanza alternativa alla scoperta della cultura e del folclore di etnie in pericolo di estinzione.
Il capoluogo è Jinghong: una strana fusione di modernità e tradizione; è bello fare colazione nei tipici ristorantini dalle pareti di bambù e con i tavoli coperti da tovaglie di tessuto dipinto con la tecnica del batik; ascoltando la melodia di un flauto laccato, si ordina una spremuta di frutto della passione, una gelatina al gusto di litchi o una crespella all’ananas; poi si gira tra le bancarelle dei mercati colorati e ci si ferma sulla piazza centrale ad osservare le donne del luogo che, con indosso sgargianti sarong e con i capelli raccolti e intrecciati con fiori di ibisco, mettono in scena la Danza del Pavone, imitando le movenze di questo animale considerato sacro dagli indigeni. Il pavone, insieme al cervo dorato e all’elefante bianco, è il vero protagonista degli spettacoli folcloristici, delle feste popolari e delle cerimonie religiose.
Per raggiungere La Valle degli Elefanti Selvatici si attraversa con la seggiovia una fitta giungla pluviale; è un’esperienza unica perché, durante il tragitto, si sentono i versi dei tucani e delle scimmie urlatrici. La valle è il rifugio di tutti gli elefanti selvatici della zona.
Ganlanba è un tipico villaggio tradizionale Dai; ci sono templi buddisti con i tetti laccati d’oro, stupa e pagode, statue di divinità e di animali a grandezza naturale.
Nel giardino botanico si possono ammirare fiori strani e rarissimi: piante timide che chiudono le foglie e le corolle quando le sfiori, piante che danzano a suon di musica, orchidee, ibischi, bocche di leone, ficus e baobab centenari.
Il nome “Xishuangbanna” ha origine dal dialetto Dai e significa “dodici distretti dai mille campi di riso”; infatti, fino alla prima metà del secolo scorso, questa zona era suddivisa in tanti piccoli distretti amministrati dal signore feudale.
Nei dintorni di Jinghong si possono visitare le case dei Dai: tante palafitte di bambù circondate da palme e ficus, con cortili sovrastati da alti banani. Il fiume è luogo di attività sociali e di aggregazione, l’acqua è considerata la “madre santissima” che genera, nutre, purifica e santifica. Le case sono tutte disposte su due piani; al piano superiore si pranza, si dorme, si ricevono gli ospiti e c’è un ampio balcone che può fungere da angolo per il relax o da laboratorio artigianale per la lavorazione dell’argilla o per la creazione di splendidi tessuti lavorati al telaio. Al piano inferiore ci sono la cucina, la dispensa, il pollaio e le stalle ( si allevano soprattutto maiali neri, oche e gallinelle).
La prima decade di aprile si celebra il Capodanno Dai o Festa degli Spruzzi d’Acqua, chiamata anche Festa del Lavaggio di Buddha. E’ usanza che le persone per strada si gettino addosso intere bacinelle d’acqua fredda in segno di amicizia. L’acqua è purificatrice e porta fortuna e benessere. E’ una festa molto sentita e la gente accorre dalle contee e dai villaggi vicini.
Xishuangbanna ha anche una ricca tradizione gastronomica: il riso glutinoso, che ha una certa consistenza ed è appiccicoso, è servito in un tubo di bambù: viene cotto al vapore ed è molto profumato. Ma Xishuangbanna è anche terra di stranezze, infatti la gente ama mangiare ogni tipo di pianta e di fiore. I Dai sono convinti che i fiori abbiano straordinari poteri cosmetici; per questo diventano ingredienti indispensabili per mantecare il riso o per saltare la carne nel wok. Il maiale ai fiori di banano e il prosciutto con corteccia d’albero sono squisiti. La cucina Dai è anche molto saporita e piccante: il pollo viene condito con diverse qualità di peperoncini sminuzzati, erbe aromatiche e succo asprigno di lime, aglio e coriandolo. La frutta tropicale secca è una specialità: tronchetti di banane e di mango, lingue di papaia e di ananas, quadrucci di cocco e di marmellata di tamarindo. Anche le caramelle di carne secca e sfilacciata sono considerate una prelibatezza.
I prodotti tipici sono il tè rosso Pu’Er, molto forte e pregiato, il caffè tostato, i gioielli di giada verde smeraldo, i batik, gli ombrelli di carta dipinta, le babbucce a punta con preziosi ricami e i sarong di seta lucente.
Girando per le strade di Jinghong si possono incontrare alcuni monaci buddisti con indosso il tipico drappo di stoffa arancione. Qualcuno di loro passeggia insieme alla fidanzata, e non è per niente strano! Un antico detto popolare dice “A Xishuangbanna anche i monaci si possono innamorare!” E’ tradizione che tutti i bambini di otto anni entrino nel monastero del villaggio e conducano vita monacale fino alla maggiore età. Per un ragazzino diventare monaco buddista è un modo per ricevere un’ottima educazione e per godere di una buona reputazione. Avere la fidanzatina durante il periodo di studi in monastero è una cosa normale, proprio perché tanti, compiuti i diciott’anni, decidono di lasciare i voti e di tornare a vita secolare.
Spostandosi più in là, nelle vicine campagne, si visitano i numerosi villaggi abitati dalle etnie: la gente è molto ospitale e ti offre subito una tazza di tè al riso glutinoso. C’è l’etnia Dai delle Cinture Fiorite, con le donne che si tingono i denti di nero per essere più belle e attraenti; ci sono gli Hani, con i buffi cappelli realizzati con piume di pappagallo e grosse monete; i Jingpo, con le giacche piene di bolle d’argento e in testa palline di lana colorata; e poi i Jinuo, l’etnia che suona il tamburo, danza intorno al fuoco, venera gli spiriti della natura e considera lo zio materno il personaggio più importante della famiglia…
Fiori Picco